La Sicilia è la terra della mafia, è la terra dell’ignoranza, dell’analfabetismo, la terra che non ha futuro. Tutti vecchi, inutili e fastidiosi stereotipi, ma che, di fatto, rappresentano oggettività: la Sicilia è tutto questo. Si pensi alla sua lingua. Il dialetto siciliano non ha il futuro. Per indicare un’azione futura si fa uso in maniera estensiva del presente. Se si crede che alla lingua corrisponda la mentalità dei suoi parlanti, poiché quel che necessitano di comunicare, solo quello sarà esprimibile, allora il siciliano non avrebbe prospettiva futura. È, infatti, antropologicamente difficoltoso, per un siciliano, riflettersi nel futuro. Non per vittimismo, non per negativismo, ma per puro fatto antropologico. E dunque la Sicilia, quell’isola che, contrariamente alla sua essenza primaria, è tanto ancorata alla sua terra, al suo territorio, alle sue tradizioni, come fa a non risentire di un’essenza tanto forte? Di generazione in generazione si tramanda questa assenza di prospettiva, di futuro. Così che la volontà di andar via si espanda sempre più, come se fosse la Sicilia stessa, per la sua stessa essenza, a lasciar andar via ciò a cui più tiene: alla sua famiglia. Sempre più giovani emigrano. Vanno a studiare altrove, altrove a cercare lavoro. Qui non c’è prospettiva, qui non c’è futuro. Scappano quasi. Ma ritornano e restano sempre qui, col cuore.
I siciliani possono essere analfabeti, ignoranti, tanto ancorati al presente da non vedere futuro, ma è altro che li caratterizza più di ogni cosa: il loro cuore, le loro tradizioni, il loro attaccamento alla famiglia. Magari non più secondo quello che Verga chiamava ideale dell’ostrica, un siciliano può staccarsi dal suo scoglio senza incombere nella marea, senza essere travolto, ma stai certo che un siciliano ritornerà nella sua terra. Ritornerà dalla sua famiglia. Se potrà ritornerà qui a vivere in seduta permanente, magari non lo farà, ma non se ne andrà mai senza l’obiettivo di ritornare. Un siciliano non ha prospettive future, se ne va per trovarle e quando riesce a costruirle, uno dei primi obiettivi sarà proprio far ritorno. Far ritorno alla sua terra, alla sua campagna, al suo mare, alla sua cucina.. la Sicilia accoglie con i suoi alberi, con il suo profumo marino, ma ancor di più con il suo profumo di cibo. Profumi così accoglienti da avvolgere non solo chi vive qui, non solo chi vi è nato ed ha la Sicilia nel cuore, ma attrae anche tanti, tanti turisti. La Sicilia, terra senza futuro, terra da cui si scappa, è, infatti, una meta turistica altamente scelta. La Sicilia è una delle terre più belle al mondo, una di quelle che vivono più delle sue peculiari tradizioni, di tradizioni conosciute in tutto il mondo. Tradizioni e peculiarità che sono sempre più modernamente adottate. La Sicilia diviene, così, arredamento, abbigliamento.. divenendo una fortissima attrazione per i turisti, ma non solo. Turisti alla ricerca di qualcosa da portare alle loro case che rappresentino al meglio quello che hanno visto, le bellezze del luogo, le caratteristiche più peculiari. Fuse in modo perfetto a qualcosa di facile utilizzo, qualcosa di utile, qualcosa di bello. Ma anche per i tradizionalisti, per coloro che amano la propria patria, quelli che ci sono nati e non hanno mai avuto la voglia o forse il coraggio di andarsene via, per coloro che invece hanno dovuto allontanarsene, ma la Sicilia rimane sempre nei loro cuori. La Sicilia si riconosce. Il suo ambiente. Le sue caratteristiche. Un emigrato siciliano se ne andrà sempre via dalla sua terra con il cuore malinconico e con una frase che lo perseguiterà sempre “A mammuzza ma mangi?” Perché alla cucina la Sicilia fa particolarmente attenzione, è il suo chiodo fisso. Quante volte si scherza sulle valigie dei pendolari siciliani? Sui pacchi spediti dai genitori? Cibo, cibo su cibo. La frase tipica di un siciliano, la sua principale preoccupazione è “ma chi ti mangi?” Un’ossessione i cibi che si riflettono in qualunque ambito della vita quotidiana, e non solo…
La Sicilia diviene arredamento. Lo divengono le noci di nostra grande produzione e i peperoncini usati ogni dove, ma anche i fichidindia che ne caratterizzano il territorio e le sue architetture. Arredamento la sua ceramica. Sembra di vedere le piastrelle della scalinata di Caltagirone, le teste di moro, la maiolica blu su sfondo bianco che combina il mare, che bagna le coste della nostra isola e la calce, che costituisce le nostre architetture.
E tutto ciò non si riduce mica all’arredamento, ma si veste! La tradizione diviene moda. Tutto ciò in un mix perfetto di moda, utilità e gusto. Combinando la moda con la tradizione, la cultura con l’utilità. Fuse in modo perfetto a qualcosa di facile utilizzo, qualcosa di utile, qualcosa di bello. Nel segno di una creatività e sperimentazione sfrenata ma consapevole. Ed è quello che è la lavorazione artigianale. Qualcosa del tutto personale. Pensate la straordinarietà di vedere prender forma qualcosa da indossare, qualcosa da portare con noi della nostra Sicilia. Qualunque cosa ci abbia colpito, qualunque cosa significhi qualcosa per noi: eccolo!
L’artigiano è un artista, un artista che crea per te, per le tue esigenze, per le tue voglie, per la tua persona. E se sei passato per la Sicilia non vorrai che portartene un pezzo con te. La sua architettura, il suo paesaggio, la sua cucina… tutto fa della Sicilia un posto tanto peculiare quanto indimenticabile.