[AdnKronos]
L’hanno ucciso nel sonno, a coltellate. A chiamare il 118 per un’ambulanza è stata la moglie, una casalinga di 45 anni, che vive nel quartiere di Falsomiele a Palermo. I sanitari non hanno potuto che constatare la morte di Pietro Ferrera che è stato portato all’obitorio dell’ospedale Civico. Dopo l’interrogatorio della casalinga, che si è auIetoaccusata dell’omicidio, sono stati arrestati anche i due figli, uno di 20 anni e l’altro di 21, che hanno confessato anche loro. Insieme alla madre avrebbero pugnalato a morte l’uomo. Sarebbero stati usati tre coltelli diversi. Per tutti e tre l’accusa è di omicidio.
La donna, secondo quanto apprende l’AdnKronos, ha raccontato agli investigatori che la coppia litigava in continuazione e che negli ultimi tempi i litigi erano diventati “quotidiani” anche alla presenza dei figli. “Stiamo cercando di capire fino in fondo le motivazioni che hanno portato a questo gesto di assoluta follia” dice Rodolfo Ruperti, capo della Squadra mobile di Palermo. Madre e figli parlano di “maltrattamenti che andavano avanti da anni – aggiunge Ruperti -, ma di cui noi non abbiamo assolutamente traccia”. “Non c’è traccia di interventi da parte delle volanti né di sanitari dei pronto soccorso cittadini. Anche questo ci è apparso un po’ strano”. Ieri mattina, però, uno dei due figli maggiori della coppia aveva preso un contatto con ufficiali di polizia giudiziaria. “La madre oggi avrebbe dovuto formalizzare la denuncia per questi maltrattamenti contro il marito”.
I figli più piccoli della coppia al momento dell’omicidio non erano in casa, un particolare che potrebbe far pensare a un piano premeditato. “L’uomo è stato ucciso prima dai fendenti inferti dalla moglie con un grosso coltello da cucina – spiega Ruperti -. La donna è stata poi aiutata dai figli che hanno impugnato, invece, dei coltelli usati per squartare gli animali perché in passato lavoravano in una macelleria”. Per l’omicidio sono stati usati tre coltelli diversi, da macellaio, tutti sequestrati dalla polizia. “Quando siamo arrivati”, conclude, “ci siamo subito resi conto che a partecipare all’omicidio erano più persone che subito dopo hanno, comunque, confessato. Siamo davanti a un fatto molto cruento”.