Se incontrate Luca Raimondi cercate di scansarlo, è pericoloso, ha risvegliato l’interesse per i vampiri e chissà, forse, anche queste stesse temibili creature delle tenebre. Luca ha curato per Morellini editore l’antologia “I Signori della notte”, storie di vampiri italiani. Ha raccolto i migliori professionisti del genere, insieme a qualcuno meno noto, per dare un contributo a questo particolare libro di racconti: Stefano Amato, Angelo Orlando Meloni, Danilo Arona, Fabio Celoni, Maurizio Cometto, Silvana La Spina, Fabio Lastrucci, Nicola Lombardi, Giuseppe Maresca, Gianluca Morozzi, Fabio Mundadori,, Sacha Naspini, Stefano Pastor, Lea Valti, e un racconto dello stesso Luca Raimondi. Prefazione piuttosto estroversa del compianto Andrea Pinketts. Come dire: il piatto è servito. Il piatto di carne cruda è servito! Ho letto tutti i bellissimi racconti e sono diventato vegetariano. E se ha avuto effetto su di me, che dall’ horror sono a una distanza siderale, è segno che ha centrato l’obiettivo. Un libro dalla grafica accattivante, carta patinata di gran lusso. Non conoscevo Morellini editore ma mi pare che faccia le cose in grande stile. Queste sono vere storie horror, storie che fanno gelare… il sangue al lettore; storie che restituiscono una certa “dignità professionale” al vampiro. E ci volevano. Eccome se ci volevano! Ultimamente saghe e film sui vampiri ci avevano restituito una figura piuttosto pittoresca, se non ridicolizzata, di questa spaventosa creatura delle tenebre. I vampiri esistono? Come nascono, dove vivono e in quante tipologie si suddividono? Quali sono le loro origini e perché esercitano ancora tanto fascino? Quali sono le caratteristiche fisiche e comportamentali dei più famosi vampiri entrati nell’immaginario collettivo? Pensiamo al tenebroso conte Dracula, al deforme Nosferatu, al cinico Lestat de Lioncourt di “Intervista col vampiro” al “morale” Edward Cullen della recente saga di Twilight. Ecco, i personaggi di questa antologia sono veri esseri mostruosi, che non si vorrebbero mai incontrare in una notte buia (nemmeno in altre occasioni, per la verità). Il risultato che ne è venuto fuori è un libro dai contenuti eccellenti, per affiatamento e sincronismo; ogni autore con la propria sensibilità artistica, ognuno con la propria visione di scrittore. Non era una gara tra di loro e quindi preferisco evitare di estrapolare qualcuno dei racconti per analizzarlo in particolare, rischierei di fare un torto a quelli non citati Tutti sono da leggere e da gustare, nella loro diversità e nella loro peculiarità e nel complesso compongono una struttura omogenea fedele al filo conduttore a cui si ispirano.
Se incontrate Luca Raimondi evitatelo, circolano strane dicerie sul suo conto. Si vocifera che la notte non dorma dentro un lettuccio caldo ma se ne vada in giro nei cimiteri in cerca dell’ispirazione giusta per i suoi libri. Nella voliera non alleva fringuelli e canarini ma pipistrelli. In cantina, nelle botti di rovere, non vino buono ma sangue fresco di fanciulli sacrificati nell’ultimo rito sabbatico. Se vi invita a cena diffidate, potreste essere voi la cena. Non fatelo mai sorridere perché vi mostra subito i canini. Il macabro è l’essenza della sua vita, il nero il suo colore preferito. Tutto ciò che ai comuni mortali suscita orrore, per lui è manna caduta dal cielo.
Caro Luca, quando è nata la tua passione per l’horror?
Quando mi sono stancato di leggere “Topolino” e ho cominciato a cercare storie più complesse e dalle tematiche adulte, mi sono subito rivolto all’horror, forse anche per quell’aura proibita che all’epoca aveva agli occhi di un adolescente di provincia. Ho comprato in una bancarella “Carrie” di Stephen King e… un mondo si è disvelato. Di lì a poco ho letto “Le notti Salem”, un libro sui vampiri, appunto, e da allora, e sono passati quasi trent’anni, non ho perso un romanzo di King. Ovviamente ho ampliato presto lo sguardo, esplorando tanti altri autori, dai classici (Lovecraft su tutti, lo ritengo imprescindibile) ai contemporanei, non solo anglosassoni (il britannico Clive Barker è un altro nome fondamentale) ma anche italiani, che purtroppo non sono altrettanto numerosi e non godono della medesima considerazione editoriale, salvo rare eccezioni. “Gotico rurale” di Eraldo Baldini è il mio “cult book” horror italiano e non a caso ha scritto lui la prefazione all’unico romanzo horror che ho scritto, “Marenigma”, di cui sto preparando la seconda edizione.
Come mai la figura del vampiro continua ad esercitare sempre un certo fascino?
È uno dei grandi archetipi dell’horror, assieme ai fantasmi, alle streghe, ai lupi mannari, sicuramente il più duttile e versatile, si presta a tante chiavi di lettura, alle metafore più ardite, alle reinterpretazioni più bizzarre. Può essere volgare o raffinato, sensuale o splatter, ma credo che il fascino maggiore che ancora oggi trasmette sia legato al concetto di immortalità che il vampiro incarna e promette. Ne siamo turbati ma anche affascinati, chi di noi non ha mai accarezzato l’idea di poter essere immortali, o perlomeno di potersi aggirare per qualche secolo per il mondo, prima di incontrare il cacciatore di turno armato con un paletto di frassino? Dal canto mio sono legato alla metafora del “vampirismo” inteso come sfruttamento. La società umana è ampiamente basata da sempre sullo sfruttamento e lo stesso Marx utilizzò la metafora del vampirismo nel suo “Il Capitale”. Anche l’horror può avere valenze sociopolitiche, come Carpenter e Romero, nell’ambito cinematografico, hanno ampiamente dimostrato con diverse loro pellicole.
Gli autori stranieri che si occupano di vampiri spopolano, penso alla saga Twilight della Meyer e a Stephen King. In Italia come siamo messi?
Come ho detto prima, male, soprattutto a causa di editori un po’ miopi verso questo settore (e ne approfitto per sottolineare il coraggio dell’editore Morellini, che ha creduto ne “I signori della notte”). Gli autori non sono tanti, rispetto per esempio al giallo, un altro genere tipicamente anglosassone che in questi ultimi anni ha spopolato anche nelle declinazioni nostrane. Qualche venerato maestro c’è, voglio citare almeno Danilo Arona, che da anni pubblica opere ambiziose e di alto livello qualitativo, e il cui inedito “La forca dei lamenti” è una delle tante gemme della mia antologia.
Racconta qualcosa che faccia accapponare la pelle ai nostri lettori.
Difficile far spaventare qualcuno con poche frasi o in una sola battuta. Un maestro in questo era proprio Lovecraft. Il suo taccuino di appunti, il “Commonplace book”, era ricco di intuizioni fulminanti, in merito. Ne cito una: “Al mattino, si scopre che le sculture mostruose di un’antica cattedrale hanno cambiato posto”. Riuscite a pensare a qualcosa di più terrificante? Se ci riuscite, cominciate a scrivere racconti dell’orrore!
Chi sono i vampiri di oggi nella società in cui viviamo?
La risposta è tra le pagine dell’antologia, in questi racconti che raccontato l’Italia horror dei nostri anni (e non solo). Il mio racconto “Mostri e mostriciattoli”, incluso nell’antologia, fornisce la mia versione sull’identità dei moderni vampiri, che non sono – non sono mai stati – così distanti dalle nostre vite. È questo il bello dei vampiri, a differenza degli zombi o dei lupi mannari, vivono davvero tra noi. Anch’io insomma “credo nei vampiri”, come il giornalista Emilio de’ Rossignoli che nel 1961 pubblicò un ormai celebre saggio con questo titolo.
Immagine di copertina: da sinistra Fabio Celoni e Luca Raimondi