Nel castello dei Ventimiglia di Castelbuono la perfomance acustico-visiva di Helidon Gjergji

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La riflessione dell’artista sull’alienazione che i telefonini ed i mass media hanno creato nella nostra vita quotidiana

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di Anna Studiale

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Sabato, 12 gennaio, il Museo Civico di Castelbuono (Pa), all’interno della cornice medievale del trecentesco Castello dei Ventimiglia ha presentato la perfomance acustico-visiva di Helidon Gjergji (in collaborazione con Fatos Qerimi), un  artista albanese poliedrico che oggi vive e lavora a New York e molto famoso per la sua posizione molto critica nei confronti dei mass media e dei suoni digitali che oggi e in una maniera sempre di più invasiva hanno occupato la nostra quotidianità.

Il risultato è stato un sempre più massiccio annebbiamento della nostra percezione con il relativo senso di estraniamento ed alienazione che gli smarphone hanno creato costringendoci a stare attaccati quasi continuamente al telefono, smaterializzando i rapporti umani e riducendoci in un quasi completo stato isolamento.

Nei fatti la perfomance dell’artista albanese ha reso alla perfezione tale condizione nella quali ogni giorno viviamo: “Si tratta di suoni digitali di telefoni che noi tutti conosciamo nel nostro quotidiano  che Helidon ha inserito nella sua installazione immersiva in cui lo spettatore si ritrova immerso”, ha così illustrato Laura Barreca, direttrice del Museo, aggiungendo anche, “a questi suoni fastidiosi che sentiamo ogni giorno, sia da soli che quando siamo in compagnia, l’artista ha aggiunto la nebbia, un pulviscolo fastidioso che ci impedisce di vedere, di percepire, che ci fa sentire come se fossimo isolati gli uni dagli altri”.

Il risultato è stata una sensazione di smarrimento del concetto di spazio, di tempo e anche della materia. Lo spettatore era come se si muovesse in una dimensione irreale, forse onirica in cui il limite fra la lucidità e non lucidità era molto flebile, quasi invisibile.

Una bella presa di coscienza, pertanto, quella che Helidon Gjergji ha fatto scaturire agli spettatori presenti che quasi in un surreale silenzio si sono scoperti come in un limbo dantesco, e forse hanno avuto pure paura di ritrovare la porta di uscita.

Una denuncia di quanta nebbia oggi i mass media ed il potere che li comanda hanno causato nelle nostre vite, nella nostra libertà di agire (che, forse, non esiste più) e nelle nostre coscienze con la consapevolezza che dovremmo spegnere più spesso i telefoni e vivere liberamente le nostre giornate.


BIOGRAFIA DELL’ARTISTA

Helidon Gjergji è un artista multidisciplinare Albanese che vive e lavora a New York con differenti medium, come pittura, installazione, arte urbana, performance. Ha ricevuto un diploma di laurea all’Università delle Arti di Tirana, all’Accademia di Belle Arti di Napoli, e un Master all’Università di Northwestern a Chicago

Attualmente è Assistent Professor al Dipartimento di Arti Visive dell’Università dello Stato di New York a Old Westbury. Tra i molti eventi nazionali ed internazionali ha esposto alla Biennale di Venezia, Manifesta, Biennale di Tirana, il Festival delle Idee del New Museum a NY, il Museo Ludwig di Budapest, il Museo Pino Pascali a Polignano al Mare, Botkyrka Konsthall in Svezia, Chelsea Art Museum a New York, Lothringer 13 Kunsthall a Monaco di Baviera, American Academy in Rome, e inoltre in gallerie emusei in Albania, Macedonia, Kosovo, Montenegro, Romania e Malta. Il suo lavoro è stato recensito e pubblicato su riviste internazionali d’arte, come Artforum, Mousse Magazine, Sculpture, Contemporary, Flash Art, Reuters. E’ stato invitato di parlare del suo lavoro in diverse istituzioni, come l’Università di Harvard, l’Università di Columbia, l’Università di Northwestern, l’Accademia Americana di Roma.


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