Orlando sospende dl sicurezza. Salvini: “Ne risponderà”

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[AdnKronos]

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Il sindaco di Palermo e presidente di AnciSicilia, Leoluca Orlando, lancia il guanto di sfida al ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Con una direttiva impartita agli uffici comunali, infatti, ha disposto la sospensione dell’applicazione del decreto Sicurezza nella parte che riguarda i migranti. E anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, avverte che la parte della legge sicurezza “in contrasto con la Costituzione non verrà assolutamente applicata”. Netta la posizione del vicepremier: “Ne risponderanno”.

Il primo cittadino di Palermo sceglie lo scontro con il capo del Viminale e chiede al responsabile dell’Anagrafe di “approfondire tutti i profili giuridici anagrafici” che deriveranno dall’applicazione della norma. In attesa di questo approfondimento, però, scrive il sindaco, “impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica“. Il sindaco di Palermo fa propri alcuni dei dubbi espressi nelle ultime settimane circa la costituzionalità del provvedimento, in particolare lì dove la mancata iscrizione anagrafica dei cittadini con permesso di soggiorno determinerebbe l’impossibilità di accesso a servizi fondamentali e garantiti quali ad esempio “la libertà di movimento, il diritto alla salute e alle cure tramite il Servizio sanitario e l’inviolabilità del domicilio”.

SALVINI – “E’ gravissimo, evidentemente, alcuni hanno mangiato pesante a Capodanno… I sindaci ne risponderanno personalmente, penalmente e civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e regole” sottolinea ai microfoni del Gr1 il ministro dell’Interno che in giornata aveva già risposto su Facebook all’iniziativa di Orlando. “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo – si leggeva in un post – il sindaco sinistro pensa a fare ‘disobbedienza’ sugli immigrati…”. E poco dopo ha rincarato: “Sarò presto a Palermo per consegnare ai cittadini una villa vista mare confiscata a un mafioso. Spero che nel frattempo il sindaco trovi il tempo di occuparsi dei tanti problemi della sua città, invece di disobbedire alle leggi sull’immigrazione approvate dal Parlamento”. Il titolare del Viminale è tornato sulla questione anche nel corso di una diretta Facebook: “Incoerenza classica degli amici di sinistra: hanno applaudito il discorso di Sergio Mattarella per la fine dell’anno, che a me è peraltro molto piaciuto, e contestano un decreto firmato e promulgato dallo stesso Presidente della Repubblica”. “Il decreto sicurezza dà un taglio all’enorme business dell’immigrazione clandestina – ha scandito – magari qualcuno di questi sindaci rimpiange il business miliardario legato all’immigrazione clandestina. Fate quello che volete: rispettate la legge, non rispettate la legge. No problem, non fate un dispetto a Salvini, fate un dispetto ai palermitani, ai napoletani, ai milanesi, agli italiani che vogliono semplicemente un po’ più di tranquillità”. “Immagino – ha insistito Salvini – che rinunciate anche a tutti i soldi che il decreto e il governo aggiungono per le vostre città. Solo per Palermo: più di mezzo milione per la videosorveglianza: più di un milione e duecentomila euro per la sicurezza urbana; duecentomila euro per il progetto scuole sicure. Cosa fate, prendete i soldi e boicottate il decreto?”.

ORLANDO – Il sindaco di Palermo oggi ha convocato una conferenza stampa per illustrare la direttiva. “Siamo davanti a una palese violazione dei diritti umani e a un provvedimento disumano e criminogeno, che – ha spiegato – eliminando la protezione umanitaria trasforma i legali in illegali”. Il sindaco ha messo in chiaro che non si tratta di un “atto di disobbedienza civile né di obiezione di coscienza ma la semplice applicazione dei diritti costituzionali che sono garantiti a tutti coloro che vivono nel nostro Paese”. “Su alcuni temi, e tra questi il rispetto dei diritti umani, io ho una visione e una cultura diversa da quella del ministro dell’Interno – ha sottolineato – ma qui siamo di fronte a un problema non solo ideologico ma giuridico. Non si possono togliere diritti a cittadini che sono in regola con la legge, solo per spacciare per ‘sicurezza’ un intervento che puzza molto di ‘razziale’“.

I SINDACI – Netta la posizione anche del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. “Dall’inizio abbiamo sempre detto che non si tratta di una questione nominativa di sospendere una legge che, in quanto tale non si può sospendere. Noi a Napoli abbiamo sempre dato una direttiva: le leggi si applicano solo in maniera conforme alla Costituzione. Più che un atto di disobbedienza civile è un atto di obbedienza costituzionale” afferma all’Adnkronos, ricordando la posizione presa dalla sua amministrazione sulla parte del decreto sicurezza relativa ai migranti. “Una legge in contrasto alla Costituzione a Napoli non sarà applicata, la nostra amministrazione si è sempre orientata in questo modo. Non abbiamo bisogno di nessun atto – sottolinea de Magistris – Io sono orgoglioso di un’amministrazione dove non c’è bisogno di una direttiva autoritaria politica, ma dove la direzione è condivisa. La parte della legge sicurezza in contrasto con la Costituzione, con i diritti come l’uguaglianza, l’asilo, il fatto di avere tutti gli stessi diritti e doveri, non verrà assolutamente applicata”.

Da sempre in prima linea sul fronte dei migranti e dell’accoglienza, il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, commenta così all’Adnkronos la posizione del primo cittadino di Palermo: “Ho grande stima per Leoluca Orlando che è un ottimo sindaco oltre che un amico, ma credo che questo atteggiamento non aiuti a rasserenare gli animi. Lo scontro tra le istituzioni non serve. Viviamo un brutto clima, è necessario dialogare e abbassare i toni”.

“D’accordo” con Leoluca Orlando, riguardo alla direttiva impartita agli uffici comunali per la sospensiva dell’applicazione del decreto sicurezza nella parte sui migranti, è il sindaco sospeso di Riace, Domenico Lucano, secondo il quale “bisogna disobbedire perché è un decreto contro i diritti umani e la dignità degli esseri umani – dice all’Adnkronos – Non è una novità: io l’ho già fatto e mi trovo in queste condizioni” rileva riferendosi all’inchiesta che lo coinvolge.

A parlare all’Adnkronos è anche il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti. “Dal punto di vista prettamente politico – afferma – non posso che condividere la volontà di affrontare un problema che il decreto sicurezza crea, ossia non poter dare determinati certificati e riconoscimenti anagrafici a persone richiedenti asilo e straniere. Il modo in cui il problema si affronta è da capire”. “Dalle dichiarazioni di Orlando non è chiaro come l’Anagrafe applicherà o non applicherà il decreto: io dubito che con una semplice richiesta del sindaco l’Anagrafe non applichi un provvedimento di legge”, osserva Pizzarotti spiegando che in merito sono necessari approfondimenti tecnici. “Sicuramente il problema va affrontato perché il decreto provoca problemi alle città – continua il sindaco di Parma – Va capito il modo più corretto per affrontarlo”. Secondo Pizzarotti i sindaci insieme dovranno discuterne. “Come Anci bisogna fare una riflessione – conclude – I problemi esposti sono di tutti, dei sindaci di centrosinistra, di centrodestra, dei 5 Stelle” poi magari “ci sono sindaci della Lega che non vogliono parlare del problema, ma la ricaduta nei Comuni ce l’hanno tutti i sindaci”.

Parlando con i giornalisti il sindaco di Firenze, Dario Nardella, spiega che la città “non si piegherà al ricatto che è contenuto nel decreto sicurezza, che espelle i migranti richiedenti asilo e che senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade, e fa di loro dei clandestini potenzialmente pericolosi per la comunità e prima di tutto esposti anche a rischi seri di malattie e di sopravvivenza”. “Il governo non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare. Come Comune ci prenderemo l’impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada – assicura – anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Ma non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario: espellere persone dai centri di accoglienza, sulla base del nuovo decreto, lasciandoli in mezzo alla strada. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Allora ci rimboccheremo noi le maniche perché Firenze è città della legalità e dell’accoglienza; e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti fino a quando non sarà lo Stato a trovare una soluzione in via definitiva”.

Alla luce delle dichiarazioni di alcuni sindaci, per il presidente dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) Antonio Decaro “è evidente, a questo punto, l’esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire le modalità di attuazione e i necessari correttivi a una norma che così com’è non tutela i diritti delle persone”. “Noi sindaci – continua – l’avevamo detto prima che il decreto fosse convertito in legge attraverso la posizione della commissione immigrazione dell’Anci che all’unanimità, indipendentemente dall’appartenenza politica dei singoli componenti, si era espressa negativamente sul provvedimento, ritenendo che i diritti umani non siano negoziabili”.

Sul tavolo di confronto chiesto dall’Anci replica all’Adnkronos il sindaco leghista di Novara, Alessandro Canelli: “L’Anci è il ‘sindacato’ dei sindaci, mi sembra che su questi temi stia prendendo posizioni troppo ideologiche e di parte”. “Le leggi dello Stato sono leggi superiori e vanno rispettate – scandisce – anche io non ero d’accordo con le normative degli anni passati sui fenomeni migratori, ma le rispettavo”. “Noi daremo subito indicazione agli uffici dell’Anagrafe per ottemperare al decreto – sottolinea Canelli – ma nel suo complesso il decreto Salvini va nella direzione auspicata da tantissimi sindaci, a parte evidentemente quelli del Pd e di sinistra, che hanno subito sui propri territori e nelle città gli effetti negativi di una politica migratoria fuori controllo”.

Anche “il Comune di Udine garantirà piena applicazione al decreto sicurezza varato dal governo e approvato dal Parlamento” fa sapere in una nota il sindaco di Udine, Pietro Fontanini. Mentre Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, replica a Orlando e de Magistris che “il decreto sicurezza, in materia di immigrazione, contiene norme condivisibili e ampiamente attese da moltissimi sindaci italiani i quali, negli ultimi anni, hanno subìto gli effetti di una politica di accoglienza disordinata e irrazionale. Rispetto la posizione dei colleghi di Palermo e Napoli ma, per quanto mi riguarda, parlare del decreto 132/18 come di un provvedimento ‘criminogeno e disumano’ è assolutamente fuorviante”.

IL COSTITUZIONALISTA – Sulla mancata applicazione della legge sicurezza, nella parte che riguarda i migranti, annunciata dal sindaco di Palermo, interviene il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli, interpellato dall’Adnkronos. “E’ un atto politico. I Comuni sono tenuti a uniformarsi alle leggi – sottolinea – La pubblica amministrazione non può sollevare questioni di legittimità costituzionale e deve uniformarsi alla legge, a meno che non sia liberticida, che potrebbe essere un caso eccezionale, una rottura dell’ordinamento democratico. Bisogna vedere se si tratta di norme rispetto alle quali è prevista un’attività del Comune che ha carattere di discrezionalità, che la legge impone e che il sindaco ritiene di disapplicare. Non può essere una contestazione generale”. “Se ci sono atti che la legge prevede per i Comuni il sindaco non può disapplicarla. Se la disapplica, e in ipotesi interviene il prefetto o un’altra autorità, sorge un contenzioso e allora potrebbe essere sollevata una questione di legittimità costituzionale. Al momento – ribadisce Mirabelli – è un atto politico”.

MARTINA: RACCOGLIAMO FIRME – Intanto, sul fronte politico, il candidato alla segreteria del Partito democratico Maurizio Martina pensa a un referendum abrogativo. “E’ inutile che Salvini pontifichi via social – dice Martina – Con il suo decreto ci saranno 100mila nuovi irregolari in due anni. Questi sono i fatti. Quel decreto porta solo più insicurezza sulla pelle di tutti i cittadini ed è giusto contrastarlo per difendere le città dalla follia della propaganda leghista. Prima quelle norme verranno abrogate e meglio sarà e per me occorre anche lavorare alla raccolta firme per un referendum abrogativo”.

NUGNES: COMPRENSIBILE SOLLEVAZIONE SINDACI – “A quanto mi risulta, non solo Palermo, ma anche altri Comuni sono pronti a non applicare il decreto sicurezza – dice all’Adnkronos Paola Nugnes, la senatrice pentastellata sulla quale pende il procedimento disciplinare dei probiviri – Mi riferisco al comune di Napoli, quello di Quarto, ma ci sono state mozioni in altre città, come Roma e Torino… La sollevazione dei sindaci è assolutamente comprensibile, perché sono i primi che dovranno affrontare le conseguenze di questo provvedimento, che ho sempre considerato gravi, non solo per i migranti che sono in attesa di un rinnovo o avevano fatto domanda per il diritto di asilo, ma anche per i cittadini italiani”. “Sicuramente il decreto – avverte – aggraverà la situazione sul fronte della sicurezza nei territori, aumentando il numero degli irregolari. Ci sarà un notevole aggravio per i territori comunali. Il programma ‘Welcome’, formula nata nel 2014, aveva avuto dei risultati molto interessanti, perché consentiva un’affluenza migratoria ben gestita e una buona integrazione nel tessuto comunitario locale. Così si permetteva ai sindaci di avere una buona gestione di un fenomeno che esiste, piaccia o meno. Abbiamo, infatti, – spiega – oltre 500mila irregolari sul nostro territorio e se ne aggiungeranno – dal calco fatto in audizione in Commissione – almeno altri 120mila nel 2019”. “Non credo che un sindaco domani possa rispondere penalmente di questa” disapplicazione del decreto, “se non si mette mano al codice penale… Mi risulta strano – spiega Nugnes – che laddove si vuol portare avanti il federalismo e l’autonomia, adesso venga sbandierato un centralismo statalista di questo tipo. Vedo una forte contraddizione, non si può richiedere autonomia e federalismo solo quando ci conviene”.

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