Taormina: 44° tuffo a mare e corsa di Capodanno – Diario della Corsa

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di Remigio Di Benedetto

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Sono le 8 e 30 del 1° Gennaio 2019 e siamo a Villagonia, frazione a mare di Taormina. Con lo spumante bevuto in nottata ancora in circolazione nelle vene e con le poche ore di sonno del capodanno 2019, 162 podisti stanno per misurarsi nella quarantaquattresima edizione della più classica delle corse podistiche della Trinacria, il “Tuffo a mare e corsa”. Gara nata dall’idea rivelatasi geniale del mai dimenticato “Chico Scimone”. La gara inaugura annualmente il “panorama” podistico dell’isola, ma forse del mondo… prima di noi solo le isole Samoa che hanno il “vantaggio” del fuso orario. Qualche podista è già andato a rinfrescarsi le idee con il classico e programmato tuffo nelle acque dello Jonio, difficilmente tiepide ma piuttosto tendenti al “freddino”. Alla partenza intanto la “ditta” Mobilia Carmelo & C. distribuisce i pettorali, i cui numeri, come già avvenuto in passato, qualche podista ancora insonnolito confonde con i numeri della Tombola.

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Alle 9 e 55 non sembra che ci siano ancora segnali per il via della gara, ma quando con potenti colpi di fischietto l’organizzazione chiama all’appello i concorrenti, c’è la sveglia generale. Nel giro di due minuti siamo tutti radunati sulla linea di partenza. I protagonisti del tuffo a mare, che hanno sostituito lo stretching con le bracciate, sono asciutti e pronti alla partenza. Io come la maggioranzai ho “corricchiato” lungo la statale avanti e indietro e mi sento più “professionale”, ma forse mi sono perso qualcosa…

Sono le dieci col fuso orario di Greenwich e puntualmente viene dato il via alla gara. Giudici, organizzatori e forse qualche raccomandato salgono su alcune auto, li rivedremo all’arrivo. I nostri zainetti affidati allo Scuolabus del comune di Taormina sono partiti da alcuni minuti e li ritroveremo puntualmente all’arrivo nella centrale piazza IX Aprile. “Solo” noi podisti faticheremo masochisticamente, prima sulla statale 114 e poi sulla cosiddetta “strada nuova” che sale fino a raggiungere la “Perla dello Jonio”.

La partenza della competizione è caratterizzata dal solito scatto “fulminante” delle gare amatoriali. Ne sono mio malgrado protagonista anch’io, ma col pensiero a “cadute” del mio recente passato che mi inducono fortemente alla prudenza..

Il tracciato di gara che conosco a memoria, ha il suo primo “scollinamento” all’altezza del lussuoso albergo a “molte” stelle “Capo Taormina”. Un gradevole e lungo tratto in discesa ci fa recuperare le energie consumate nello sforzo iniziale della partenza e della prima salita. Entriamo in una galleria che non ci nega il piacere del panorama sul mare per le ampie “finestre” che la caratterizzano. Non ho punti di riferimento da seguire se non quello cronometrico del mio “Garmin”, ne avversari di categoria nelle vicinanze da marcare. Michele Ranno dell’Atletica Sicilia mi ha già superato e salutato, il suo ritmo da “cinquantenne” non è alla mia portata. C’è anche un podista molto “rumoroso” che produce con i suoi passi un fragore incredibile, è molto più veloce di me e non me ne dispiace.. La mia fortuna arriva con Giuseppe Maria Cavallaro (Virtus Acireale) che mi affianca e con il quale iniziamo una collaborazione inconsapevole forse per lui, del tipo “ora tiro io, ora tiri tu”. Il tracciato di gara lungo la statale è decisamente “mosso” e irregolare con continui saliscendi,  ma con Giuseppe azzecchiamo tutti i cambi di ritmo ogni qualvolta il percorso ce lo chiede. Ed è così che passiamo di fronte ai vari alberghi e locali dove molte persone “normali” dormono dopo i bagordi notturni del capodanno. Ci lasciamo sulla sinistra la stazione di partenza della cabinovia dove, come ogni anno, viene voglia di mollare e salire al centro molto più comodamente e rapidamente di quanto non stiamo facendo. A questo punto, incredibilmente vedo di fronte a me un podista che corre indossando una sorta di “sandaletto” leggerissimo che sembra esattamente il contrario di uno scarpa idonea alla corsa, non ha neppure calze. Non so se lo faccia per “penitenza” o per abitudine ma mi sembra una cosa “impossibile”; indossa una maglietta che riporta la scritta Road Runners club Milano, ma non penso che nel capoluogo lombardo abbiano questa abitudine. Siamo all’ultima “salitella” della “114” superata la quale c’è lo svincolo autostradale e dove “rimpiangiamo” la cabinovia, perché inizia la lunga, dura e faticosa salita. Siamo all’incirca a metà gara, il mio Garmin dice che siamo in corsa da poco più di 15 minuti, e ce ne vorranno molti di più per salire fino al centro cittadino. Giuseppe mi fa ancora compagnia; la salita inizialmente abbastanza ripida ci fa imboccare una prima e una seconda galleria. Cerco di “tagliare” il percorso a ogni curva con il risparmio di qualche metro che mi dà un piccolo vantaggio nei confronti di Cavallaro che non fa altrettanto. Qualche auto sul percorso che “presuntuosamente” chiede perfino strada anziché accostarsi per attendere il passaggio della corsa, mi infastidisce non poco. Siamo al parcheggio Lumbi e qui Giuseppe “decide” di proseguire “in solitaria”. Il suo passo si fa lungo quanto il suo nome e cognome e la sua velocità, forte dei due “decenni” in meno dei miei, aumenta notevolmente. Rapidamente Giuseppe si allontana, mentre io non “mi scompongo” e proseguo col mio ritmo; siamo all’ultimo chilometro e per me sarebbe imprudente forzare proprio ora che inizia il tratto più ripido e difficile del percorso. Imbocchiamo il viale San Pancrazio, una salita di “quarto grado”. Giungiamo nell’omonima piazza, la pendenza aumenta, ma la “visione” di “Porta Messina” ci aiuta a resistere. Oltrepassiamo la porta, la strada spiana, siamo in corso Umberto, zigzaghiamo fra distratti turisti a passeggio. Sento dei passi alle mie spalle, c’è chi ne ha più di me e si esprime con un finale più potente del mio, non me ne preoccupo, sono “giovani” quarantenni. Mi supera anche “l’amico” con i sandaletti, beato lui! Il tratto finale in discesa e l’immagine del gonfiabile mi forniscono le energie per concludere la gara in accelerazione e precedere l’amico Francesco Salonia (Atl. Fortitudo Catania). Inauguro la mia nuova categoria  nel migliore dei modi precedendo tutti gli atleti della SM65.

Nella affollatissima piazza è in corso la distribuzione di un gradevolissimo thè caldo con panettone e crostate a cura della Mobilia & C. Mentre mi rifocillo lo speaker segnala l’arrivo della bravissima Valentina Castorina della Podistica Messina, vincitrice “al femminile” della gara che fa il bis con il 2018. Da fonti “ben informate” (foglio TDS appeso al muro) apprendo inoltre che da quasi otto minuti Francesco Nastasi dell’Ortigia Marcia si è aggiudicata la gara in “soli” 27 minuti e 42 secondi.

Per definire la bellezza e la particolarità di questa gara al “mattino” di ogni anno non ci sono più parole. Non resta quindi che ringraziare chi si sacrifica , Carmelo in testa, perché essa si svolga nel migliore dei modi con puntualità e successo. Dagli organizzatori, ai giudici, ai semplici ma essenziali e indispensabili distributori della colazione post gara.

BUON 2019 A TUTTI.

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