USA a Moavero: il Muos non si tocca!

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Il ministro Moavero
Il ministro Moavero

di Salvo Barbagallo

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L’attenzione degli italiani (forse non tutti) indirizzata a quella che viene definita la “schizofrenia” di chi governa il Paese, passa quasi nel silenzio la visita di due giorni negli Stati Uniti d’America degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi, con un carnet di appuntamenti di rilievo: incontri con il segretario di Stato, Mike Pompeo, con i due presidenti della delegazione italo-americana alla Camera dei rappresentanti, Bill Pascrell e Mark Amodei, con il Consigliere presidenziale, nonché genero di Trump, Jared Kushner, e la neo rieletta Speaker della Camera dei rappresentanti Nancy Pelosi. Fra i colloqui più importanti, quello che Moavero ha avuto con i rappresentanti  del Center for Strategic and International Studies, con i quali ha discusso in merito alle problematiche riguardanti sicurezza, difesa, commercio e investimenti.

Prima della partenza per ghli USA, il ministro italiano aveva dichiarato: “Avrò riunioni con il segretario di Stato Pompeo, con il consigliere alla sicurezza Bolton e alti esponenti del Congresso. Gli Stati Uniti sono nostri amici, l’alleato principale. C’è un fortissimo legame economico e culturale, grazie anche alla dinamica presenza della comunità di origine italiana. Le conversazioni saranno ad ampio raggio, con un particolare focus agli scenari mediterranei, a noi vicini, nei quali abbiamo bisogno del sostegno americano”.

Forse un po’ troppi gli argomenti da discutere, come “la sicurezza globale; la situazione nell’area del Mediterraneo; l’impegno per la stabilizzazione della Libia; il percorso di pace nel Medio Oriente; la crescita economica e sociale in Africa; i rapporti politici, economici e commerciali transatlantici. L’azione di Onu e Osce; dei rapporti in seno alla Nato; delle relazioni fra Usa e Ue; la comune motivazione a preservare la piena efficacia del collaudato sistema di regole del diritto internazionale, e il rispetto degli accordi volti a garantire la non-proliferazione nucleare e bio-chimica”.

Un visione, probabilmente, fin troppo ottimista quella di Moavero, tenuto conto che proprio nei giorni scorsi in una  intervista, Steve Bannon, già “chief strategist” del presidente Trump, ha affermato che se l’Italia non assolve alle responsabilità che si è assunta sul piano militare, allora le cose cambiano e i rapporti vanno rivisitati. Come dire: su tutto ciò che riguarda la Nato, gli impianti satellitari di Niscemi del Muos, e i velivoli F-35 non c’è niente da negoziare, ma solo impegni da rispettare.

Come dire: la presenza militare statunitense in Italia, e in Sicilia in particolare, deve restare “sovrana”.

Come dire: “A buon intenditore…”.

 

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