di Luigi Asero
Non si finirà forse mai di parlarne, è sempre stato così ma l’avvento del digitale e di internet ha peggiorato notevolmente la situazione. Non ultimo diffondendo a volte anche materiale che nemmeno autentico è, ma creando ugualmente uno stato di tensione emotiva non indifferente in persone che avrebbero (qualsiasi sia il loro ruolo nella società) ben altro da fare.
Il titolo è forte e l’abbinamento non è -chiaramente- casuale. Della povera Tiziana sappiamo tutti e tutti sappiamo come sia andata a finire la storia. Nessun colpevole se non la stessa Tiziana che non sopportando più il peso del male subìto ha preferito togliersi la vita. Di “Tiziana” (e di “Tiziani”) ce ne sono tanti nella vita. Molti altri hanno scelto di vivere, ma cambiando radicalmente le loro vite certi che il mondo non cambierà per il disagio loro procurato. Sì, so cosa pensa il lettore medio leggendo queste parole: “eh ma è stata lei a tradire, a far il video mentre…”. No. Non è assolutamente così. Tiziana (e le altre in genere) non sono pornostar, non sono persone “fuori di testa”. Sono semplicemente persone che hanno deciso di provare un’esperienza nuova, diversa, forse per loro eccitante. Ma privata. Do you know? Capite cosa stiamo scrivendo? “Esperienza privata”. Che avevano il sacrosanto diritto di viversi privatamente senza che qualcuno pensasse opportuno condividerla con altri, per giunta del tutto sconosciuti. Senza che da quel momento maledetto tutta la loro vita fosse stravolta. Ma sapete che la povera Tiziana dopo un’inutile battaglia giudiziaria per un anno e più si barricò letteralmente in casa, provò a trasferirsi, provò a presentarsi con un nome diverso? E sapete che tutti la riconoscevano e additavano come quella del video porno?
Tiziana non ha retto. Tiziana ha deciso di farla finita con un mondo che se avesse la sua prostrazione avrebbe dovuto solo dirle “sì, so chi sei, ma non mi importa di quello, mi importa del tuo essere donna e prima essere umano. Quindi sai che c’è? Ti serve un lavoro, ecco, vediamo cosa possiamo fare. Vuoi bere una birra? Beviamola e parla piuttosto di ciò che ami nella vita”. No. Trovò spesso e volentieri solo guardoni che non vedevano i suoi occhi o il suo sorriso, ma ben altro. Felici nella loro piccola, infima, meschinità di ammiccarle pensando che lo rifacesse. Magari con loro. Person… tipini (o “tapini”, fate voi) a modo che magari parlano dei diritti delle donne e l’otto marzo addobbano casa di mimose.
Ora Giulia Sarti. Personaggio pubblico, con qualche difficoltà economica (e giudiziaria) rispetto agli impegni con il Movimento 5 Stelle di cui fa parte (per ora). E qui forse video e foto di cui si parla non sono neanche veri. Ma con i moderni software di foto e video editing ci si mette poco a creare qualcosa che possa riguardare anche la Santa Teresa di Calcutta. Il bello della modernità. Distruggere senza alcun fine pratico che non sia il voyeurismo dilagante. Quella voglia di entrare (dalla porta sbagliata) nei personaggi. Che sia la top model, l’attrice o piuttosto la vicina di casa bella e impossibile.
Nei decenni addietro in fondo c’era sempre il maschietto che vaneggiava di imprese amorose con chissà chi e chissà come. Ma erano parole, dubbi insinuati. Bastava poco per capire quanto il vanesio amatore al massimo rischiasse di rimanere ben presto ipovedente. Oggi si creano le “prove”. Basta un pc, un software (spesso crackato).
Nel tempo la stessa “gogna” mediatica è toccata a tante donne, spesso giovanissime, altrettanto spesso famose. Dal caso di un video girato in parecchi smartphone recentemente a Catania (si spera almeno solo a Catania) a quello di Diletta Leotta o a Belen.
La verità è che non c’importa se Giulia Sarti sia coinvolta in filmini privati osè, che non c’importa se la bella vicina di casa ha nel suo cellulare foto che possono ritrarla in pose particolari. Quel che ci importa in questa nostra personale opinione che stiamo provando a scrivere qui è che queste notizie sono diffuse grazie al web, che troppo spesso (ed è il caso recente) ciò che si verifica è uno sciacallaggio mediatico che nemmeno ha a che fare col citato voyeurismo, ma che ne sfrutta gli effetti per creare clic a siti di notizie (quindi risultati pubblicitari), che usa lo scandalo per far battaglia politica, che innalza l’asticella dei poveri sfigati per ottenere ben altri risultati. Che lo fa dalle stesse pagine che l’otto marzo o il 25 novembre si stracciano le vesti con litri e litri d’inchiostro sul rispetto delle donne.
Poi invece, nei fatti, distruggendo donne, uomini, trans. Distruggendo persone. E questo, per quanto ci riguarda, ci fa più schifo degli improbabili video proposti o millantati.
Nota a margine: pare che ancora giri nel web il video della povera Tiziana Cantone. Ma non vi fate schifo da soli inutili seg…? Inutili amoebe, pardon!