Vero è che la riapertura delle case chiuse (i bordelli per intenderci) “non è prevista dal contratto di governo ma noi non abbiamo preclusioni“. Lo ha dichiarato all’Adnkronos il sottosegretario alla Giustizia, il pentastellato Vittorio Ferraresi precisando che “ci deve essere una discussione approfondita sulla questione, in quanto si tratta di un tema delicato, così come sulla regolamentazione della cannabis. Sono due argomenti importanti su cui ci deve essere un approfondimento non ideologico ma sul merito. Va bene se la discussione viene approfondita sul Blog ma prima va affrontato il tema a livello parlamentare. Da parte nostra c’è apertura. Sono tanti gli argomenti che si possono discutere, non si può escludere a prescindere un voto“.
Gli fa eco il sottosegretario agli Interni, il pentastellato Carlo Sibilia che dice “aprire la discussione non farebbe assolutamente male“.
Appena pochi giorni fa il consigliere regionale del Veneto, Antonio Guadagnini, che ha proposto la creazione di un albo per le prostitute e già ricevuto il primo parere favorevole dalla competente commissione regionale, ha affermato che chi esercita la professione tenuto conto anche “della giurisprudenza ormai consolidata della Corte di Cassazione” sarebbe “un libero professionista, il quale ha diritto a ricevere un giusto compenso, e dovrebbe avere sempre diritto ad emettere fattura con partita Iva. Essa inoltre afferma che affittare o cedere un appartamento per uso di prostituzione, entro certi limiti, non dovrebbe considerarsi favoreggiamento della prostituzione“.
Il giro d’affari stimato sarebbe di circa cinque miliardi di euro l’anno, così sfuggiti al fisco.