Un dialogo con Davide Rondoni

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parole che arrivano dritte al cuore attraverso uno sguardo stracolmo di passione

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di Monica Romano

 

Un dialogo“. Così è stato chiamato l’evento del 12 marzo al Monastero dei Benedettini. Un dialogo tra i professori Rosario Castelli e Sergio Cristaldi con Davide Rondoni. Sull’infinito. Sulla sua ultima pubblicazione ‘E come il vento’. Un dialogo la cui definizione, la cui etimologia ben si appresta a indicare quel che effettivamente è stato: διά λòγος, attraverso la parola, un viaggio attraverso la parola, sulla parola per il significato che la parola ha.

La parola intesa nella più nobile delle sue forme: la poesia!

Che ruolo può ancora avere la poesia oggi? In un oggi di crisi dei valori, in un oggi di crisi d’identità, in un oggi che non sa cosa sarà. È un oggi, quello di oggi, che ha per Musa la Moda, che corre con questa, e cambia esattamente come lei. È un oggi troppo veloce che pare non sia in grado di fermarsi perché niente sembra bastare. Le piccole cose, quelle che fanno davvero emozionare, quelle che fanno davvero stringere il cuore, di quelle sembra si abbia paura. Si fanno quelle grandi, di cose, si cercano le emozioni estreme. Si ha paura di rimanere soli, con i propri pensieri, con le proprie piccole cose, di emozionarsi. Emozione? Ormai fuori moda! L’emozione viene cancellata per scomodità. È scomodo emozionarsi, è scomodo mostrarsi, è scomodo vivere. Vivere davvero. Perché vivere non basta a vivere, alla vita è richiesto il rischio. Il rischio di chiedere alla propria esistenza qualcosa, qualcosa che sia importante, qualcosa che sia utile, perché il fatto che tutto sia utile non vuol dire sia utile a tutto. Utile è la poesia, perché, contrariamente da quanto si può credere, da quel che è opinione pubblica ritenere: la poesia non aborre la realtà. La poesia non è per i sognatori, per chi cerca un luogo di evasione: la poesia è realtà. La più bella realtà che ci sia. Quella più rischiosa, perché va a fondo, va in profondità, raggiunge l’anima. La poesia è umana, perché l’uomo non è fatto che di parole, e la poesia non è altro che parole. Ergo parlare di poesia non è altro che parlare dell’uomo. È dell’uomo che parla il poeta e all’uomo che si rivolge. La poesia è dialogo. È un dialogo tra la mente e il cuore, una continua dialettica, un continuo confronto. È un dialogo che parte dal cuore e raggiunge la mente, la mente condivide e allora raggiunge un nuovo cuore: la poesia non dice tanto del suo autore, come ha asserito il professor Castelli, ma tanto al suo interlocutore, che ne viene colpito, forte. Perché forte è il bisogno essenziale della parola che la poesia rappresenta, aggiunge. Forte è l’impatto alla domanda chi sono? Forte è il senso di perdersi e ritrovarsi, proponendo le parole del professor Cristaldi, cui giunge ogni poesia. È un gran rischio.

C’è chi col rischio si scontra ogni giorno, ergo che di poesia vive ogni momento, chi ne percepisce ancora la magia! Davide Rondoni. Uomo dalle parole che arrivano dritte al cuore attraverso uno sguardo stracolmo di passione, che non può che trasformarsi in linguaggio poetico. Un linguaggio che non vuole essere chiuso, ermetico, né elitario: è il linguaggio del cuore, che non vuole, è. È un linguaggio che non si prepara, che non si predispone, che non si abbiglia a festa. È lui la festa. È quello che rappresenta che richiede a gran voce di lui: vi sono cose che a parole non si possono spiegare, che solo la poesia può esprimere,sono le sue parole. E la professoressa Amaduri continua: la poesia tenta un paradosso: dire quello che non si può dire, ciò che le parole non possono contenere. Le parole sono umane, troppo umane, è dunque fine della poesia esprimere l’infinito attraverso le parole, parole poetiche.

Ma la poesia non è in versi, la poesia non è in rima, la poesia non è difficile: la poesia è quotidianità, è quotidiana emozione, è quotidiano amore, vive ogni giorno in noi, vive ogni giorno nei nostri cuori. Quando amiamo qualcuno le parole non bastano, i nomi anagrafici ancor meno, e allora attribuiamo un soprannome, il più frequente, il più insolito.. ma un soprannome. E cosa è un soprannome se non una parola del linguaggio poetico? Cosa facciamo ogni volta che lo pronunciamo se non proferire poesia? La poesia non è astrazione: la poesia è amore, un grande gesto d’amore. È anche l’unico possibile. L’amore chiama a gran voce la poesia, ne sente la necessità.

Il linguaggio poetico è il linguaggio del cuore. Un po’ incomprensibile?! Forse. Quante volte abbiamo detto “non ti capisco” “sento le tue parole, ma non comprendo le tue intenzioni”? Era il cuore a parlare. È lui che ha un difficile enunciare, ma le più nobili intenzioni. E il cuore non dialoga solo attraverso le parole, dialoga anche con lo sguardo: e Davide Rondoni ha dialogato con lo sguardo! Perché d’altronde leggere poesia non cambia nulla, ma è meraviglioso. Scrivere è un inferno, ma leggere è meraviglioso. Leggere poesia non cambia nulla nella vita se non il fatto che ti cambia lo sguardo, cioè ti cambia tutto.

E cambia tutto davvero.

Ringrazio di vero cuore Davide Rondoni, un poeta della quotidianità che dialoga con lo sguardo e anche per email! Rendendo quel che può sembrare una ignobile e superficiale comunicazione un profondo scambio di orizzonti.

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