Attentati Sri Lanka: cosa aspettarci adesso?

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di Luigi Asero

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Terribili i numeri, freddi ma ugualmente atroci, che arrivano dalla regione asiatica dopo le stragi di Pasqua. Sette (7) i kamikaze utilizzati. Trecentosette (307) morti, cinquecento (500) feriti di cui diversi in gravi condizioni. Un’altra esplosione questa mattina, sempre nella capitale Colombo che non ha mietuto altre vittime, un italiano però, il giornalista di Repubblica Raimondo Bultrini, è rimasto lievemente ferito. Quest’ultima esplosione durante la ricerca di altri inneschi inesplosi. Ne hanno trovati 87 (ottantasette) vicino a una fermata dei mezzi pubblici sempre a Colombo.

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Tra le vittime degli attentati figurano anche tre dei quattro figli del miliardario danese Anders Holch Povlsen, proprietario della catena Bestseller e principale azionista della britannica Asos.

Confermata l’informativa di un servizio di intelligence straniero che però non sarebbe stata presa in seria considerazione dall’ufficiale di polizia che l’aveva ricevuta lo scorso 11 aprile e quindi non comunicata al Presidente o a ministri del Governo. Per questo si chiedono adesso le  dimissioni di questo alto ufficiale.

Gli inquirenti dello Sri Lanka hanno orientato sin dal primo momento le indagini verso un gruppo islamista, Thowheeth Jamath Nazionale, gruppo citato nella stessa informativa citata. L’attacco avrebbe goduto di “appoggio internazionale”. Almeno 24 persone, considerate vicine al gruppo islamista, sarebbero state arrestate nelle ultime ore.

Riporta l’agenzia Adnkronos: “Secondo Alan Keenan, direttore per lo Sri Lanka dell’International crisis Group, potrebbe trattarsi dello stesso movimento protagonista lo scorso anno di un “piccolo ma importante incidente”. A dicembre nella città di Marwanella, ha ricordato parlando con la Bbc, alcune statue di Buddha vennero fatte a pezzi e la polizia arrestò un gruppo di giovani che erano stati studenti e seguaci di un predicatore. Il nome di quest’ultimo era contenuto nel documento dell’intelligence circolato ieri. […] Il gruppo – esplicitamente citato nel recente rapporto di polizia che avvisava del rischio di attacchi contro chiese e contro l’Alta Commissione dell’India – sarebbe nato dalla scissione da un’altra formazione islamica estremista, Sri Lanka Thowheed Jamath (SLTJ), il cui leader Abdul Razik era stato arrestato nel 2016 per incitamento all’odio contro i buddhisti.

Secondo il Dipartimento di Stato USA che fino a 48 ore fa considerava lo Sri Lanka una meta sicura per i turisti adesso “Gruppi terroristici continuano a pianificare possibili attentati nello Sri Lanka.  I terroristi potrebbero attaccare senza o con poco preavviso, colpendo località turistiche, aeroporti e altre aree pubbliche”

Riportata la cronaca però restano non pochi aspetti oscuri, come è normale che sia, nella sequenza del tragico attacco.

Il gruppo terroristico inizialmente, stando a quanto dichiarato dalle autorità sarebbe nato e si sarebbe sviluppato incitando all’odio contro i buddhisti. E ciò fino all’arresto del suo leader nel 2016. Cosa è cambiato in questi tre anni? Perché si è passato da “piccoli episodi relativi a danneggiamenti di statue” alla strage da centinaia di vittime? E poi, come mai l’obbiettivo è cambiato radicalmente da buddhisti a cristiani? (Naturalmente, e lo precisiamo per evitare qualsiasi equivoco, non sarebbe stato meglio se si fosse trattato di una strage di buddhisti).

Poi, non meno importante… Perché un alto ufficiale riceve un’informativa di un servizio di intelligence straniero, la sottovaluta provocando indirettamente la strage e se ne chiede non l’incarcerazione immediata ma le semplici dimissioni?

Ancora… le stragi hanno avuto tragico esito per i sette kamikaze, ma 87 su 88 inneschi posizionati appositamente (forse) per aggravare il bilancio all’arrivo dei soccorritori non sono esplosi. Possibile pensare a una perfetta pianificazione dell’attacco e all’utilizzo di inneschi difettosi in così grande proporzione (87 su 88)?

La definizione che i leader Dem americani (Barack Obama e Hillary Clinton) hanno usato per identificare le vittime “Adoratori della Pasqua” e non invece un più logico “Cristiani” o “Fedeli cattolici”? C’era forse un “messaggio” oscuro nelle parole da loro utilizzate in due differenti e personali comunicazioni al mondo via Twitter?

Inoltre questa spaventosa strage arriva mentre in Libia si combatte una battaglia fratricida inedita fra le milizie di Haftar e il governo riconosciuto di Al-Serraj, all’indomani della presunta sconfitta dello Stato Islamico (ISIS) in Siria, a cinque giorni dallo spaventoso e simbolico incendio della cattedrale di Notre Dame a Parigi, sulle cui cause -siamo certi- aleggerà per sempre il mistero.

Tutto ciò mentre una strage del genere richiede, come dichiarato dalle stesse autorità dello Sri Lanka, evidenti e grandi appoggi internazionali. Di chi? Per cosa? Cui prodest?

Qualcosa non torna e di certo ci sono soltanto le vittime innocenti, tantissime; di incerto c’è tutto il resto. Compreso ciò che ci aspetta.

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