Andrea Inzerillo, direttore del festival:
“Noi vogliamo dire che il cinema è plurale, che molti film molto interessanti non li vediamo perché
non vengono distribuiti ed il ruolo del festival è quello di dare spazio a questo”
Un festival di cinema a Palermo, città simbolo al centro del Mediterraneo, che dialoghi con le diversità in una dimensione di inclusione sociale, di idee, di modi di vivere la vita e sperimentare l’amore ed i sentimenti secondo logiche che vadano oltre gli stereotipi di genere. Il “Sicilia Queer Film Fest” il cui cuore pulsante si trova ai Cantieri Culturali della Zisa, a Palermo, oggi è questo e anche molto altro ancora grazie ad un percorso di crescita e continui scambi artistici, umani e culturali che nel corso delle otto edizioni già portate a termine lo hanno direttamente inserito tra le più importanti realtà di festival LGBT a sud di città come Torino, Milano e Bologna. Diretto sin dalla sua terza edizione da Andrea Inzerillo, (subentrato alle prime due edizioni dirette da Alessandro Rais), oggi il “Sicilia Queer Film Fest” si prepara a vivere quella che sarà la sua nona edizione, quest’anno in programma dal 30 maggio a 5 giugno.
Si tratta di una realtà che trae ninfa vitale dal concetto di “queer”, la parola “chiave” di tutto l’evento che porta dentro di sé sia il concetto di trasversalità che quello di diversità. Non si tratta, pertanto, di un festival creato “ad hoc” solo per appartenenti al mondo LGBT (lesbiche, gay, bisex e transgender) ma per includere tutto ciò che è considerato divergente, non comune, ricercato, “queer” per l’appunto.
Ad illustrare la realtà del “queer” palermitano il suo direttore, Andrea Inzerillo: “Ci troviamo in un contesto mediterraneo come la Sicilia che ha avuto Rosario Crocetta, un suo presidente dichiaratamente gay, un sindaco cattolico come Leoluca Orlando che non ha nessun problema a sfilare in prima fila al Palermo Pride, all’interno di una città in cui il Pride è tra i più forti d’Italia”, esordisce Andrea sottolineando, “noi ci muoviamo in un contesto in cui tutelare i diritti delle persone LGBT significa rafforzare l’idea che i diritti servano a tutti e non sono soltanto prerogativa di qualcuno”.
Lo sforzo del festival è, pertanto, quello di dialogare con un pubblico molto ampio cercando di educare la persone, soprattutto le giovani generazioni alla conoscenza del cinema ed in special modo quello d’autore che non risponda necessariamente a dei “dogmi” che l’industria impone per venderlo come prodotto per le masse, ma un universo diverso in cui al mercato prevale la libertà della ricerca, della sperimentazione, della scoperta di nuove chiavi di comunicazione nella consapevolezza del ruolo importante della “settima arte” come veicolo di educazione e trasmissione di valori.
«Noi proviamo a capire quali sono gli elementi all’interno della nostra contemporaneità che scardinano una idea formattata di cinema e, da questo punto di vista, l’idea di “queer” può essere un grimaldello utile per mettere in questione un unico modo di pensare al cinema; noi vogliamo dire che il cinema è plurale, che molti film molto interessanti non li vediamo perché non vengono distribuiti ed il ruolo del festival è quello di dare spazio a questo», sottolinea ancora Inzerillo.
Ed è un lavoro, quello da lui portato avanti assieme ad un gruppo di persone tutte accomunate dalla stessa passione ed in una forma di assoluto volontariato, che dura tutto l’anno animato da una ricerca e visione di centinaia di film, di una fitta rete di scambi con altre realtà simili sparse in Italia ma, soprattutto, anche all’estero, dai quali vengono selezionate una sessantina di opere da proporre al pubblico che nella settimana del festival giungerà ai “Cantieri Culturali della Zisa”.
«Spesso ci rimproverano di non dare molto spazio al cinema italiano, proviamo a scegliere le cose che ci piacciono o che ci sembrano molto interessanti ed in Italia non crediamo che ve ne siano tante in quanto molti film che escono devono rispondere alle esigenze di mercato molto lontane rispetto a ciò che il “queer” ha creato nel corso della sua storia e negli altri Paesi; si tratta di una forza e di una carica dirompente nel cinema da un punto artistico ma anche linguistico», sottolinea ancora Inzerillo non senza sottrarsi ad anticipare qualche dettaglio sulla prossima edizione del festival.
E le sezioni su cui si sofferma nello specifico sono due: “Retrovie Italiane” ed “Eterotopie”.
«Il 2019 sarà il cinquantesimo anno dallo sbarco dell’uomo sulla luna ed abbiamo pensato, per l’occasione, di farle un omaggio muovendoci tra Bernardo Bertolucci con il suo film “La Luna”, e Guido Ceronetti, uno scrittore, entrambi scomparsi alla fine del 2018. La nostra idea è quella di ragionare su dei rapporti tra letteratura e cinema che abbiano la luna come nucleo centrale», illustra ancora Andrea mentre, accennando su “Eterotopie”, la sezione che ogni anno viene dedicata ad un Paese diverso per questa nona edizione anticipa che sarà il turno della Siria. Seppur teatro di una guerra lunga e molto sanguinosa, in questo Paese esistono dei cineasti molto interessanti e meritevoli di spazio all’interno del “Sicilia Queer Film Fest” malgrado i loro non siano film a tematiche LGBT anche nella consapevolezza che in quei posti l’omosessualità è punita con la pena di morte.
“Anche in Italia è necessario salvaguardare degli spazi che danno voce alle idee diverse, divergenti contestando, ad esempio, chi vorrebbe diffondere l’idea che esiste un unico concetto di famiglia formata da uomo, donna e figli; viviamo un momento storico in cui bisogna stare molto attenti e penso che spazi come questo festival vadano difesi”, tiene a mettere in luce ancora Inzerillo.
Oggi la realtà del festival da lui diretto è quella di un grande laboratorio in cui ci si incontra, ci si confronta, si fa ricerca, si elaborano idee e si mettono su cataloghi con saggi di grande spessore critico che circolano in riviste nazionali ed internazionali. Oggi il “Sicilia Queer Film Fest” è una realtà capace di dialogare con altri festival molto importanti quali quello di Locarno e Berlino, “per noi è fondamentale pensare al festival non come un fine ma come un mezzo, è uno strumento che mettiamo a disposizione della città, di noi stessi e grazie al quale potenziamo per primi la nostra passione per il cinema; tutto ciò per noi è fonte di ricchezza, si creano legami, amicizie”, conclude Andrea Inzerillo.
Noi pensiamo che il “Sicilia Queer Film Fest” sia una ventata di sana ed intensa energia della quale la città di Palermo e la Sicilia intera debbono andare fiere nella consapevolezza di quanto importante sia credere nelle vaste potenzialità del cinema per la nostra società e la nostra Isola.