Malta: sì a sbarco da noi. Ong: no, Lampedusa

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di Luigi Asero

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Ennesimo scontro fra Governo italiano e Ong. O meglio tra il ministro dell’Interno Matteo Salvini e le Ong. Non si  è spenta l’eco del caso Sea Watch 3 che, come prevedibile dopo la decisione in favore della sua “Capitana” Carola Rackete, altre due navi chiedono di sbarcare a Lampedusa (quindi sempre in provincia di Agrigento) e non accettano soluzioni alternative, o quantomeno pongono grandi difficoltà nella loro concreta attuazione. Si tratta della Alan Kurdi (bandiera tedesca, della Ong Sea Eye) con 65 migranti e della Alex (bandiera italiana, della Ong Mediterranea Saving Humans), un veliero da massimo 18 persone (come dichiarato dal suo comandante Casarini) che però ha fatto salire a bordo 54 migranti (una parte già fatti sbarcare tramite motovedette per ragioni di salute) che si aggiungono all’equipaggio. Entrambe stazionano in acque internazionali al largo di Lampedusa.

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Alla Alan Kurdi è stato notificato in mattinata divieto di ‘ingresso, transito e sosta’ da parte di una motovedetta della Guardia di Finanza.

La Ong Sea Eye risponde a Matteo Salvini, che aveva ribadito che può andare in Germania visto che è battente bandiera tedesca, affermando che almeno 70 città tedesche vorrebbero accogliere i migranti a bordo, ma che la necessità immediata è quella di un porto sicuro. Naturalmente non menziona alcuna delle città tedesche che vorrebbero subito i migranti a bordo.

La Mediterranea Saving Humans invece reitera, malgrado la disponibilità maltese, la richiesta di Lampedusa come porto sicuro perché il veliero non sarebbe in condizione di fare il viaggio verso Lampedusa, alla proposta di spostare su motovedette i migranti e trasferirsi a Malta per l’approdo risponde invece che sarebbe insicuro il trasbordo perché al largo delle coste maltesi le motovedette dovrebbero far risalire a bordo i migranti affinché siano formalmente presi in carico dalle autorità di La Valletta. Secondo i governi italiano e maltese il rifiuto sarebbe invece dovuto al fatto che Malta esige i controlli a bordo da parte delle sue forze di Polizia quando il veliero arriverebbe in porto.

A questo punto i due ministeri, italiano e maltese sarebbero “allibiti per quella che appare come una richiesta di impunità preventiva e che tiene bloccate delle persone in mezzo al Mediterraneo“, hanno fatto sapere all’agenzia di stampa Adnkronos, fonti riservate del Viminale. Mediterranea Saving Humans smentisce ovviamente di cercare impunità e parla solo di problemi logistici.

A questo punto arriva l’ulteriore precisazione del Ministero degli Interni: “Da Italia cibo, acqua e coperte per la nave Alex ma la Ong Mediterranea vuole lo scontro pur di andare a Lampedusa. 34 casse di acqua (confezioni da sei bottiglie da due litri l’una), 54 pasti (primo, secondo, merenda e succo di frutta), quasi 200 coperte termiche, 4 flaconi di materiale disinfettante. È quanto consegnato alla barca di Mediterranea ieri, da parte delle autorità italiane. Ieri sera erano pronte altre 34 casse di acqua che però sono state rifiutate. In più sono stati evacuati 13 immigrati: sei donne (di cui quattro incinta) con due mariti, 4 minori sotto l’anno di età, un minore di circa 12 anni”

“La situazione a bordo di Alex è molto, molto difficile. Tutto questo è una follia. Queste persone sono stanche e provate, così come tutto l’equipaggio”, ha detto all’Adnkronos Luca Casarini della Ong Mediterranea Saving Humans.

In questo continuo scambio di accuse, di proposte rifiutate, di politica di basso bordo, resta il dubbio: qualcuno ha chiesto ai migranti cosa vogliono fare? Dove vogliono realmente andare? L’impressione -da qualsiasi prospettiva si guardi la cosa- è che siano merce di scambio. E che qualcuno stia giocando un risiko rischioso sulle teste di ognuno di loro e sulle teste di ogni italiano, maltese, europeo. Un risiko che potrebbe finire molto male.

Il tempo dei giochi è finito e anche l’alleato di governo pentastellato sarebbe ora prendesse, per una volta, una decisione. Da che parte stare, senza dubbi e con determinazione. Qualunque sia la parte e qualsiasi sia la “posta in gioco” ma i “dico/non dico” iniziano a produrre danni. Forse incalcolabili.

 

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