Oscuriamo i fenomeni #Samara

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di Luigi Asero

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C’è un qualcosa di preoccupante nel fenomeno “#Samara & C.” che si diffonde in varie città d’Italia, a Catania come a Casoria, nel salernitano come nel napoletano.
C’è alla base l’idiozia di alcuni ragazzini (poi non tanto piccoli) e c’è alla base la curiosità morbosa per tutti i video più stupidi che esistono sulla faccia della terra.
L’iniziativa, che a questo punto non è certo di un singolo deficiente, pare organizzata -o almeno ben orchestrata- perché i vari video e le varie foto girino facendo aumentare i like alle pagine che inizialmente li propongono.
 
Questa non è certamente la prima volta che un’idiozia diventa fenomeno del web, lo fu il “knock out game”, ragazzini che improvvisamente davano violentissimi pugni in faccia a persone sconosciute, soprattutto donne e disabili; poi ci fu il periodo del clown horror (che si ripropone col fenomeno Samara in versione simile).
In molte persone, nella comunità, c’è preoccupazione perché è chiaro che se da un lato si può pensare a uno scherzo, dall’altro la maschera indossata dai protagonisti di questi stupidi scherzi induce non poche preoccupazioni, come accaduto pochi giorni fa nel popoloso quartiere di Librino a Catania dove dei ragazzi in scooter, all’avvistamento della presunta Samara (poi sembra fosse un 19 enne non del luogo) si sono subito, preoccupati, avventati contro al vedere che si avvicinava a dei bambini che in queste torride serate estive giocavano in strada. Hanno esagerato nella loro reazione? A nostro parere no, hanno semplicemente reagito al bisogno primordiale di garantire la sicurezza a dei bambini, magari loro parenti o forse no, di certo più a rischio visto che la “Samara” in questione maneggiava (sembra) un lungo coltello (forse di plastica ma difficile da distinguere nell’oscurità).
Veniamo rapidamente al punto: i fenomeni del genere nascono come detto prima per quella “necessità di like” di pagine e profili social, benedizione e maledizione della moderna umanità. Possiamo arginarli? Sì. E tocca a noi utenti farlo.
Questo non è un compito per le Istituzioni, non almeno fin quando non si evidenzia un reato che al momento potrebbe essere solo un molto generico “procurato allarme”.
Quando vediamo questi link appena postati, quando vediamo che i giornali ne parlano esaltando il fenomeno, come fosse una cronaca, quando un nostro contatto condivide questi link possiamo fare una cosa semplicissima: non aprire i video e non guardare le foto per ridurre al minimo le loro visualizzazioni e segnalare alla piattaforma (Facebook, Instagram, Pinterest e via di seguito) il tutto come SPAM, spiegazione “contenuto offensivo”. Una piccolissima magica parola che se fatta da migliaia di utenti spinge i relativi algoritmi a cancellare i relativi post.
Finita la visibilità i soggetti in questione torneranno magicamente in quell’oltretomba da cui fingono di emergere. Nel vuoto dei loro neuroni solitari e malati.

Questo appello speriamo lo facciano proprio anche le altre testate. Abbiamo tanto di cui parlare tra cronaca,  politica, degrado. Non ci servono i fenomeni da baraccone.


Nota dell'Autore: da parte nostra non si torna sull'argomento tranne che non diventi un fatto di cronaca nera

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