[Adnkronos]
Urne aperte dalle 8 alle 18 in Tunisia per oltre 7 milioni di elettori chiamati a scegliere il successore di Beji Caid Essebsi, morto lo scorso 25 luglio a 92 anni. I risultati preliminari delle elezioni presidenziali anticipate, previste inizialmente per il 17 novembre, saranno invece illustrati martedì 17 dall’Autorità indipendente per le elezioni (Isie). Il voto all’estero è invece iniziato giovedì: i primi a recarsi alle urne sono stati i tunisini in Australia, mentre gli ultimi saranno quelli che vivono a San Francisco.
E’ la seconda volta che i tunisini sono chiamati a eleggere il loro presidente dopo la Rivoluzione del Gelsomini del 2011. L’incarico è attualmente ricoperto dal vice presidente di Essebsi, Mohamad Ennaceur, che in base alla Costituzione tunisina può restare in carica per 90 giorni, ovvero fino al prossimo 23 ottobre.
Tra i favoriti c’è Nabil Karoui, 56 anni, soprannominato il ‘Berlusconi tunisino‘. Patron del gruppo media e pubblicità Karoui & Karoui e fondatore di Nessma Tv, una delle principali emittenti private del Paese, è stato arrestato il 23 agosto con l’accusa di riciclaggio di denaro ed evasione fiscale. Da giovedì ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere di essere rilasciato in vista del voto di oggi, in modo da potersi recare alle urne.
Ma venerdì un tribunale tunisino ha respinto la sua richiesta di scarcerazione. All’esponente del partito Qalb Tounes, che promette di combattere la povertà, è stato comunque permesso di restare candidato dal momento che non è ancora stato condannato. Gli avvocati del magnate hanno più volte accusato il governo di fare pressioni sulle autorità giudiziarie per bloccare il suo rilascio. ”Considero mio marito un prigioniero politico”, ha detto la moglie Salwa Smaoui. (segue) Tuttavia la detenzione nel carcere di Mornaguia, vicino a Tunisi, non ha fatto altro che aumentare la popolarità di Karoui come candidato ”contro il Sistema”.
Il giorno dopo l’arresto, centinaia di manifesti sono stati affissi sui muri di diverse strade della Tunisia. ”La prigione non ci fermerà. Ci vediamo il 15 settembre”, recitavano i manifesti. Spesso definito “populista” e accusato di sfruttare i suoi media a scopo elettorale, ha lanciato la sua campagna con lo slogan: “Paese ricco, povera gente, mi sto candidando con il sostegno di Dio“. In testa ai sondaggi, nel 2014 aveva diretto la campagna elettorale dell’allora candidato alla presidenza Beji Caid Essebsi. L’elite politica laica che una volta sosteneva, ora lo vede come una minaccia, mentre alcuni islamisti non gli hanno ancora perdonato la proiezione del film franco-iraniano Persepolis di Marjane Satrapi nel 2011.