I vincitori e gli sconfitti. L’Umbria che non ti aspetti

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di Luigi Asero

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Che il Centro Destra con in testa la Lega di Matteo Salvini abbiano trionfato in Umbria alle elezioni regionali di domenica 27 ottobre è un dato certo. Se ne può dire e pensare ciò che si vuole ma dopo cinquant’anni circa di dominio di sinistra la regione si è compattamente spostata a destra. Lo ha fatto andando a votare con un forte incremento dell’affluenza alle urne e lo ha fatto materialmente regalando alla Lega di Matteo Salvini e a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni risultati che ai più apparivano lontani. Anche se sarebbe bastato controllare un po’ gli umori della gente per capire. E poco importa che qualcuno abbia sostenuto “l’elettore si sposta sul carro del vincitore”. Se ciò è accaduto qualche significato lo avrà pure. Intanto l’elettore si sposta quando ha certezza che l’elettorato tutto si stia spostando perché si vota tutti insieme, non certo a esiti noti. E questo, forse, al buon giornalista Tommaso Labate, ospite ieri della Maratona Mentana è sfuggito.

Il punto però è capire come la debacle pentadem sia potuta accadere. Il premier Conte, che inopinatamente si era inserito in una campagna elettorale che certamente non era sua, dice che questo non influisce sulla tenuta del Governo (e infatti in serata ha convocato “i suoi” per capire l’antifona). Ma è stato forse lui il peggior aizzatore del popolo umbro a votare contro la maggioranza che lui in qualche maniera rappresenta. E lo ha fatto con una semplice frase, ormai nota a tutti. “L’Umbria conta quanto la provincia di Lecce”. Attirandosi in questo voler dire “conta poco” le antipatie degli umbri e dei leccesi (e vedremo poi se avranno memoria). Lo ha fatto con una foto di gruppo in cui, con quell’atteggiamento da “prima donna” che sempre più spesso lo contraddistingue si è posto come fosse a capo dello schieramento penta-dem-civico. Una foto che il mai sopito Matteo Renzi ha definito “una genialata” ed è difficile non coglierne qui sarcasmo e ironia di politico smaliziato.

Andando oltre comunque ai vincitori “numerici”, a chi ha conquistato lo scranno e a chi lo ha perso ci sono certamente altri vincitori di cui nessuno, o quasi, starebbe tenendo il giusto conto.
Il primo è Matteo Renzi che furbescamente si è creato un partito all’indomani del nuovo governo con i “suoi” direttamente nei posti chiave e con un “peso politico” non da poco. Lo stesso che ha parlato di “genialata” a proposito della foto di gruppo. Ecco, Matteo Renzi è un altro vincitore.

Il terzo, dopo Salvini e Meloni. Quello che più facilmente -c’è da giurarci- monetizzerà a breve la vittoria senza alcuna perdita in campo.

 

 

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