La cura del ferro in Sicilia. Ci scrive il Comitato Pendolari Siciliani

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Nel corso di questi anni abbiamo constatato che la Sicilia, anno dopo anno e treno dopo treno è stata sempre più isolata ed allontanata dal resto d’Italia. Già nel 2009 veniva operato il primo taglio dei treni del trasporto universale da e per il nord, lasciando appena cinque coppie di treni, di cui quattro su Roma e uno su Milano. E puntualmente si ripresenta lo spettro del completo azzeramento dei treni della passeggeri che dalla Sicilia traghettano per raggiungere il continente. La totale assenza di una programmazione regionale dei trasporti ed una disattenta attività politica ed economica del territorio, ha permesso che si perpetrassero questi continui tagli ad un servizio ferroviario che costituisce per la Sicilia ed i Siciliani, l’unico mezzo di collegamento tra l’Isola ed il continente “Italia”. La nostra regione aspetta ancora di vedere i risultati infrastrutturali del Piano per il Sud, del Decreto del Fare, dello Sblocca Italia, del Patto per il Sud. La nostra Sicilia “ANEMICA” dall’Unità d’Italia aspetta ancora quella tanto decantata e acclarata “Cura del ferro” dal ministro Lupi, Delrio e Toninelli.

Cura del Ferro che alla neo ministra del Mit, on.le De Micheli, non interessa più, visto che intende agire in una prospettiva prevalentemente commerciale, concentrando le risorse delle infrastrutture ferroviarie sui collegamenti tra i porti. Porti che sino a ieri erano collegati con le ferrovie, ma giacchè negli ultimi trent’anni queste infrastrutture sono state abbandonate al loro crudele destino, oggi richiederebbero investimenti di miliardi di euro per la loro ricostruzione. Risorse che dovrebbero essere utilizzate per problemi più urgenti, come nel caso della Sicilia, che ha appena 200 km di ferrovia in doppio binario su circa 1.400 km, e presenta gravi disfunzioni che condizionano in modo importante la vita dei pendolari e lo sviluppo sociale, economico e turistico. Quindi, sulla base della nuova invenzione della ministra De Micheli deduciamo che, in Sicilia, dovremo cambiare le nostre abitudini di viaggio adoperando le navi per raggiungere le nostre città passando per le infrastrutture ferroviarie dei porti. Mentre noi siciliani, a differenza di Gesù che camminò sulle acque del Mar di Galilea, cammineremo sulle acque dello Stretto per raggiungere il “continente Italia”.

In queste ultime settimane si è fatto tanto clamore sull’abbandono della Sicilia da parte del Governo e delle Ferrovie dello Stato, tuttavia il malcontento dei siciliani non ha avuto una cassa di risonanza rilevante sui quotidiani e sui media nazionali.  Gli errori di queste disattenzioni, non spettano di certo alla sola classe politica siciliana e nazionale ma, anche alla scarsa attenzione dei Siciliani verso un servizio pubblico carente ed al rispetto da parte dello Stato della continuità territoriale che dovrebbe spettarci di diritto.  Non è possibile ad oggi, che si continui a parlare della costruzione del “Ponte sullo Stretto”, vorrei suggerire ai Siciliani ed alla politica siciliana di voler pensare invece, alla costruzione del “Muro sullo Stretto”, per evitare che avvengono questi continui saccheggi, disattenzioni e penalizzazioni, che hanno finito per isolare  la Sicilia e i Siciliani che, di certo, non lo meritano.

Noi continueremo il nostro lavoro così come stiamo facendo da circa 20 anni, provando a svegliare le coscienze dei Siciliani e di tutta la classe politica per fare uscire da questa gogna di arretratezza la nostra meravigliosa Terra.

Queste sono alcune delle infrastrutture che da anni aspettano di essere realizzate, anche se inserite nei vari Contratti di Programma tra il Governo e Rete Ferroviaria Italiana (Gestore dell’infrastrutture), tutto il resto sono annunci e fiumi di parole e di inchiostro:

–              Tratta ferroviaria Alcamo-Trapani via Milo chiusa dal febbraio 2013;

–              Tratta ferroviaria Catania-Caltagirone-Gela chiusa dal maggio 2011 per il crollo di un viadotto in C.da Angeli Piano Carbone (Niscemi) tra Caltagirone e Gela;

–              Velocizzazione della Catania-Siracusa;

–              Velocizzazione della Siracusa-Ragusa-Gela;

–              Velocizzazione della Palermo-Trapani;

–              Raddoppio della linea ferroviaria Fiumefreddo-Giampilieri finanziata dalla delibera 62/2005 del Cipe;

–              Raddoppio della linea ferroviaria Patti-Castelbuono scomparsa da tutti i contratti di programma;

–              Raddoppio della linea ferroviaria Catania-Palermo.

La Sicilia non è solo mafia, i siciliani hanno diritto alla mobilità come il resto d’Italia.

Grazie per l’attenzione.

Giosuè Malaponti –  Comitato Pendolari Siciliani-Ciufer  (Comitato Italiano Utenti Ferrovie Regionali)

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