Capodanno 2020: tuffo a mare e corsa di Taormina – Diario della 45ª edizione

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di Remigio Di Benedetto

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Sono le 10 in punto e a Villagonia di Taormina, sulla linea di partenza della 45ª edizione del “Tuffo a mare e corsa”, si ritrovano un paio di centinaia di podisti che, per nulla stanchi dopo la “nottata” di fine anno appena trascorsa, sono ben svegli e pronti a darsi battaglia “sull’erta” del monte Tauro. Per contenere l’irruenza dei podisti c’è un rappresentante delle forze dell’ordine, qualche giudice e lui, il “mago” di questa gara, Carmelo Mobilia, l’interprete assoluto dell’idea di Chico Scimone dalla quale è nata questa bellissima manifestazione.

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Dopo il fragore dei “botti” di San Silvestro la partenza della gara è invece assolutamente “silenziosa”, non c’è colpo di pistola, e chi ancora sta dormendo potrebbe continuare a farlo, ma noi podisti non corriamo certamente in punta di piedi e anzi iniziamo subito un concerto eseguito con le nostre scarpette che “rullano” sull’asfalto e fanno “musica”.

La prima “salitella” del chilometro iniziale ci porta a sfiorare il Capo Taormina con il suo lussuoso albergo a “molte stelle”. Per noi podisti c’è solo il “lusso” di una bella discesa dove mi lancio sfiorando i 4 minuti al chilometro. Sono in compagnia del mio amico e avversario di categoria di sempre, Giuseppe Maio (ASD Polisportiva Milazzo), inizialmente “dichiaratosi infortunato” ma che al via ho visto esibirsi nella sua abituale partenza “a razzo”. La sua “compagnia” è però di breve durata, l’amico milazzese si attarda e non penso sia per guardare il bel panorama del mare con l’isola Bella. Cerco compagnia “alternativa” e soprattutto punti di riferimento che mi aiutino nel continuo saliscendi della statale a mantenere un buon ritmo. I continui cambi che si devono effettuare rendono la gara estremamente difficile. “Garmin” mi dice che “viaggio”  a 4’20” al chilometro, con picchi in discesa che sfiorano i 4’ e salite che mi riportano a raggiungere i 4’45”. Sono sulla discesa che costeggia il “Villa Sant’Andrea” (ancora lusso a molte stelle). A sinistra lasciamo la funivia che a poco prezzo porta “comodamente” al centro di Taormina. Noi podisti invece gratis ma con “poca” comodità, affrontiamo l’ennesima “salitella” in cima alla quale vedo una coppia dell’ASD “Correndo per Acireale”, sono gli amici Cavallaro e Zingali in compagnia d’altri podisti che non conosco; mi sembrano un buon punto di riferimento da seguire, ma non è facile. Dopo l’ennesima salita c’è lo “scollinamento” e all’uscita di una curva in lontananza vedo i piloni autostradali. Capisco che “finalmente” a breve inizierà la salita che ci porterà al centro della città. E infatti dopo alcune centinaia di metri, in prossimità dello svincolo autostradale, dove ci misceliamo pericolosamente con le auto in transito, inizia la scalata al monte Tauro. C’è una prima breve galleria, la pendenza è notevole, io seguo sempre l’amico Giuseppe Cavallaro, ma continua a essere per nulla facile stargli dietro. Purtroppo c’è un flusso d’auto che scendendo ci vengono incontro; è l’unico grande neo di questa bella manifestazione. “Garmin” mi segnala che la mia velocità è nettamente scesa, 5° chilometro a 5’31”, gli amici della “Correndo per Acireale” si allontanano. Un tornante dopo l’altro ci porta verso la bella Taormina, ancora qualche galleria, poi c’è il parcheggio dove sostano molti bus turistici e qualche podista si “autoaccorcia” il percorso che d’altronde non è delimitato in alcun modo. Sesto chilometro ancora a 5’31”, una costanza di ritmo che mi aiuta. Dopo avere lasciato a destra il parcheggio “Lumbi” c’è un brevissimo tratto quasi in piano; è il preludio alla “terribile” via San Pancrazio, ultima e micidiale salita dell’intero tracciato di gara. La pendenza a doppia cifra supera di molto quella di tutte le altre salite che abbiamo affrontato. Imbocco la strada accorciando il passo al massimo, non vedo davanti a me più nessuno, innesto la “prima” ma ci vuole la “ridotta”, lo sforzo è tremendo. La strada svolta a sinistra, finalmente scorgo in cima alla salita la “Porta Messina”, la sua visione mi fa credere che il mio “martirio podistico” stia per terminare. Sono a 30 metri dall’ingresso in Corso Umberto,  sembrano infiniti. Supero la porta, sono sulla la strada principale della città e mi ritrovo immerso nel tranquillo, riposato e rilassato “passeggio” dei turisti, in forte contrasto con l’affannoso correre di noi podisti che col “cuore in gola” (a 180 battiti al minuto), affrontiamo i 500m finali finalmente in lievissima discesa. Davanti a me non c’è nessuno, non so cosa accada alle mie spalle,  negli ultimi metri sento un forte rumore di passi, non so chi sia e accelero quanto posso. Lo speaker mi dà la risposta annunciando l’arrivo di Caterina Gianò (Asd G.S. Indomita Torregrotta) vincitrice al femminile della gara. Io nel tagliare il traguardo apprendo che ho “solo”  9 primi e 7 secondi di ritardo da Francesco Nastasi (Asd Ortigia Marcia), vincitore al maschile del trofeo, che bissa il successo del 2019.

Nella Piazza 9 Aprile si miscelano turisti e podisti. Dopo l’improba fatica alla quale ci siamo volontariamente e “masochisticamente” sottoposti con la partecipazione alla gara, l’organizzazione ci offre un’abbondante colazione con un gradevolissimo thè caldo, prodotti “natalizi” e altro ancora.  Gli zaini che avevamo affidato al bus a Villagonia sono in bella mostra nella piazza insieme alle coppe che verranno consegnate ai podisti che hanno completato il percorso più velocemente degli altri.  Non avranno nessuna coppa, ma hanno faticato quanto tutti gli altri e forse anche più, Rosario Calamara (Asd Pol. Forte Gonzaga) e Grazia Cavallaro (Asd Etna Trail) ultimo maschietto e ultima femminuccia ad avere tagliato il traguardo, complimenti anche a loro.

Grazie a tutta l’organizzazione che con la “collaborazione” di un tempo meteorologicamente perfetto ci ha ancora una volta regalato un principio d’anno podistico bellissimo.

BUON 2020 A TUTTI.

 

Immagine da BlogTaormina

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