Dopo lo sblocco dei fondi, arriva anche la richiesta di archiviazione per l’amministratore unico di Dusty. La richiesta del Pm, fa seguito al provvedimento di dissequestro dei fondi notificato nei giorni scorsi e scaturito dall’attestazione di avvenuta compensazione delle imposte rilasciata da Riscossione Sicilia. Nel dettaglio la compensazione è stata perfezionata grazie all’entrata in vigore dell’apposito provvedimento inserito nel decreto fiscale pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 24 dicembre.
Dusty ha potuto così compensare le imposte (relative alle ritenute operate e certificate nei confronti dei dipendenti per l’anno d’imposta 2015 e ammontanti a complessivi 2.312.454) con una parte dei crediti, circa 15 milioni, vantati nei confronti della pubblica amministrazione. Le somme dissequestrate torneranno a breve nella disponibilità di Dusty.
“Si avvia a conclusione una vicenda doppiamente paradossale innescata da due inadempienze da parte dello Stato” sottolinea Rossella Pezzino de Geronimo, amministratore unico di Dusty.
“Va ricordato – prosegue – che nel 2015 la Dusty vantava crediti per circa 50 mln, nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Una esposizione “monstre” che non ci ha consentito di versare le imposte e con l’ulteriore beffa di contratti e capitolati d’appalto che prevedevano, solo sulla carta, tempi certi e celeri per i pagamenti dei servizi resi”.
“A ciò – continua Rossella Pezzino de Geronimo – è seguita la notifica delle cartelle datata maggio 2019 (con oneri cresciuti anche del 40%) cui abbiamo dato seguito con la rateizzazione, in attesa del provvedimento di autorizzazione alla compensazione che era atteso a inizio 2019 ed, invece, è stato approvato in extremis solo alla fine dell’anno”.
Rossella Pezzino de Geronimo continua sottolineando la necessità che “nei rapporti fra pubblica amministrazione e aziende venga concretamente ristabilito il principio di reciprocità. Se la pubblica amministrazione, a fronte di servizi puntualmente resi, non eroga i pagamenti nei tempi prescritti non è più tollerabile che amministratori e imprese vengano ulteriormente colpiti con il reato di “omesso versamento di ritenute certificate e dovute” e gravati da sanzioni e interessi per il ritardato versamento delle imposte. Al danno della ritardata e/o mancata remunerazione dei servizi prestati non può aggiungersi la beffa di un reato penale e di costi che, con le cartelle, crescono del 40%. Sul tema intendo avviare una serie di azioni – conclude – per sensibilizzare il legislatore sulle storture del sistema di cui finiscono per pagare il conto solo le aziende e, per ricaduta, i lavoratori e tutto l’indotto” (CataniaOggi)