di Nello Cristaudo
Un documento firmato da diversi infermieri dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia di Taormina, indirizzato al Capo Sala del reparto, al Primario del medesimo, al Direttore Sanitario del nosocomio taorminese ed al coordinatore dei servizi infermieristici del P.O. , evidenzia le diverse criticità presenti nella divisione di cardiologia dovute alla non applicazione delle norme previste per chi opera in simili settori e gli eventuali disservizi organizzativi che ne possano derivare.
Non è la prima volta che diamo voce a chi denuncia simili disfunzioni, tant’è che abbiamo pubblicato lettere dello stesso tono inviate agli organi competenti dalle organizzazioni sindacali di settore, rimaste lettere morte. Adesso, invece, si sono mossi gli stessi operatori sanitari e si spera che almeno vengano sentiti dal management dando loro soluzioni adeguate.
Nella missiva viene rilevato: “La difficile ed insostenibile situazione che vivono giornalmente gli infermieri della Divisione di Cardiologia, soprattutto in relazione all’UTIC (unità di terapia intensiva coronarica) ed al reparto di degenza.” Inoltre, continuando si sottolinea che: “Nella U.O.C. (unità operativa complessa) di Cardiologia afferiscono i servizi di UTIC (con 8 posti letto) Cardiologia (reparto di degenza con 12 posti letto), Emodinamica – Centro Hube, Elettrofisiologia con punto di riferimento estrazioni cateteri ed applicazioni di impianti P.M. (pace maker) e defibrillatori, ambulatori per interni ed esterni dove si effettuano elettrocardiogrammi, ecocardio e prove da sforzo. Una realtà divenuta punto di riferimento per un bacino di utenza molto vasto a cavallo di due province”.
Il documento continua affermando che: “Le norme previste a tutela dei lavoratori del comparto infermieristico-sanitario e anche per i pazienti, prevedono parametri ben precisi che, in questa U.O.C. di Cardiologia, ahimé, non vengono rispettati, creando un forte squilibrio tra il lavoro svolto dagli operatori sanitari e le cure da attenzionare ai pazienti degenti. Infatti, in UTIC è previsto il rapporto di un infermiere per due pazienti, (1 a 2) per cui su 8 posti letto necessariamente dovrebbero essercene 4. In degenza, invece, il rapporto è di un infermiere su ogni sei pazienti (1 a 6), quindi, su 12 che ve ne sono gli infermieri devono essere 2. Capita spesso, invece, che i pazienti ricoverati tra UTIC e reparto non siano i 20 previsti come da organico, bensì 22 con bis e tris in UTIC e per giunta non monitorati, a cui devono prestare le cure solo 3 infermieri (2 in UTIC ed 1 in degenza) disattendendo le norme di legge e quanto previsto dal CCNL (contratto collettivo nazionale di lavoro)”.
Dulcis in fundo gli infermieri, sul piede di guerra, scrivono: ”I parametri, pertanto, previsti dalla legge non vengono rispettati, problematica questa che si protrae nel tempo, divenendo da un fatto sporadico ed una tantum, a fatto costante e durevole facendolo divenire la normalità. Se a ciò si aggiunge che il personale deve godere di ferie, permessi, malattie, legge 104/92 ed altro ancora, la condizione diventa ancor più insostenibile ed intollerabile. Molte volte, inoltre, è capitato che si è dovuto sopperire a 20 pazienti solo con 2 infermieri specialmente nei turni pomeridiani o in notturna.”
La lettera chiosa con un finale al “cardiopalma” mettendo in evidenza quanto segue: “Tale situazione, dunque, si è cronicizzata mettendo a dura prova il lavoro degli operatori sanitari che in questa U.O.C. di Cardiologia vi lavorano, sottoponendoli a stress, nervosismo ed affaticamento lavorativo che poi si ripercuotono sull’organizzazione del lavoro da svolgere nei confronti dei pazienti. Il protrarsi di questa spiacevole e fastidioso stato, può procurare grave nocumento ai pazienti che non riceverebbero le giuste cure del caso. Pertanto, alla luce di quanto sopra esposto, si chiede alle Signorie Loro, ognuno per le proprie competenze, di prendere i provvedimenti del caso e gli scriventi declinano, sin da ora, qualsivoglia responsabilità che ne potrebbe derivare dalla non corretta applicazione delle norme di legge e da quelle previste dal CCNL o dal Codice Penale”.
Da quanto è dato sapere, qualcuno che dovrebbe dare risposte esaustive e certe, cerca di trincerarsi dietro una mera questione numerica di infermieri già in servizio nel reparto di cardiologia che sarebbero in numero più che sufficiente per sopperire alle lamentele degli operatori sanitari, magari attribuendo le responsabilità di quanto lamentato a chi dovrebbe gestire gli infermieri, possibilmente spostandoli da un posto all’altro in contemporanea, applicando presumibilmente il gioco delle tre carte. In realtà ci si dimentica, spesso, che nella divisone esiste l’unità operativa semplice di emodinamica che già di per sé, essendo peraltro dipartimentalizzata, dovrebbe avere a se stante un caposala e degli infermieri per i fatti suoi sempre reperibili h 24 per garantire le emergenze del centro Hub della rete dell’infarto. Se a ciò si aggiunge tutto il lavoro svolto dal centro di elettrofisiologia con espianto ed impianto che impegna diversi infermieri, è chiaro che i conti non tornano. Se si considerano, infine, le malattie improvvise ed i vari tipi di permesso la dotazione organica è veramente minima ed insufficiente.
Non bisogna, infine dimenticare che la divisione di Cardiologia con tutte le sue componenti, ma principalmente con l’emodinamica, l’Utic e la degenza, costituiscono la rete dell’urgenza cardiologica, occupando un posto di primaria importanza. In caso d’infarto la tempestività dei soccorsi e la possibilità d’intervenire rapidamente con terapie adeguate, fanno la differenza fra vita e morte. Chiaramente se ad operare vi sono solo pochi infermieri (2 in Utic ed 1 in degenza) non si possono garantire standard qualitativi ottimali e chi ne fa le spese sono i pazienti. Tutto ciò comporta una presa in carico di chi ha la responsabilità della gestione delle risorse umane nell’ambito dell’ASP ad inviare più personale affinché si assicurino cure adeguate ai degenti ed oltremodo si rispettino le norme a tutela dei lavoratori.