Ieri l’arresto di un uomo e due donne: oggi rivelazioni shock dagli inquirenti
Scoperto un “manuale del pedofilo”
di Luigi Asero
Due “madri” e un “padre”, se così li possiamo definire malgrado il fattore biologico, sono stati arrestati nei giorni scorsi. Si tratta di una donna residente a Terni, una a Reggio Emilia e un uomo di Grosseto. L’accusa per i tre è pesantissima: avrebbero commesso ripetutamente abusi sessuali sulle figlie sin dai primi anni di età al fine di produrre foto a carattere pedopornografico da diffondere su gruppi privati riservati a pedofili. L’indagine è stata curata dalla Procura fiorentina che ha emesso le misure cautelari. Le due donne inviavano all’uomo via Whattsapp le immagini degli abusi.
Le due bimbe, che hanno meno di 10 anni sono state adesso affidate ai servizi sociali e condotte in residenze protette, una delle due bimbe -pare di appena 4 anni– è figlia della donna ternana e dell’uomo arrestato a Grosseto. Secondo quando emerso dalle indagini proprio lui istigava le donne a “produrre” e inviargli il materiale fotografico dell’orrore.
Le posizioni dei tre indagati sono adesso molto delicate, infatti al 40 enne di Grosseto insieme alla sua compagna di Terni, genitori di una delle due minori coinvolte è contestato il reato di pornografia minorile “per aver divulgato notizie e informazioni finalizzate allo sfruttamento sessuale dei minori di anni 18, prodotto materiale pornografico realizzato con minori di 18 anni, nonché di violenza sessuale nei confronti di minori per aver costretto una persona minore a subire rapporti sessuali“, mentre sempre allo stesso 40 enne e alla donna emiliana sono contestati “i reati di violenza sessuale nei confronti di minore di anni dieci, per aver costretto la persona minore a compiere o subire atti sessuali, reato contestato in concorso tra i due indagati, per la donna, con l’aggravante di aver abusato della qualità di madre, nonché di produzione di materiale pornografico“.
La vicenda, che è venuta alla luce adesso, parte nei mesi estivi dello scorso anno, già in agosto l’abitazione dell’uomo era stata perquisita e l’uomo arrestato dopo aver scoperto alcuni gruppi a sfondo pedopornografico sul circuito di messaggistica “Telegram”, a casa dell’uomo era stata infatti rinvenuta una ingente mole di materiale pedopoprnografico. Si tratta di oltre 1.300 foto e video osceni scaricati dalla Rete con protagonisti neonati e bambini sotto i 5 anni. In casa gli trovano anche diverse bambole in gomma che rappresentano bambini.
Nella galleria delle immagini sul telefonino spunta poi la foto di una bambina di tre anni che gioca nuda in una piscina. Per la detenzione di quel materiale l’uomo verrà condannato a novembre con il rito abbreviato a 2 anni e 4 mesi di reclusione, oltre a 2.600 euro di multa.
Gli sviluppi investigativi hanno consentito di accertare l’esistenza sulle piattaforme di Whatsapp e Telegram, utilizzate dall’uomo, di gruppi “attivi” dediti alla condivisione di link mega.nz, tutti riconducibili a contenuti pedopornografici e immagini/video in chiaro di minori intenti al compimento di atti sessuali, oltre alle chat intercorse tra gli stessi utenti.
L’attività investigativa sotto copertura, delegata dalla procura di Firenze, ha successivamente consentito di individuare alcuni utenti stranieri. L’analisi forense dei contenuti dei supporti informatici sequestrati ha fatto emergere la condotta delle due donne italiane, oggi tratte in arresto.
Ciò che sconvolge è che l’uomo insieme alla donna di Terni avrebbero deciso di concepire le figlioletta proprio allo scopo di abusarne sessualmente per soddisfare le proprie assurde fantasie sessuali “condivise”. Determinante sarebbe stato, secondo l’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Firenze, il ruolo dell’uomo nell’istigare le due donne a commettere i reati al fine di farsi inviare il materiale fotografico da immettere poi in rete.
Fra il materiale rinvenuto negli smartphone degli indagati, all’interno delle chat oggetto di indagine un vero e proprio manuale con un preciso titolo: “Come praticare l’amore bambino”, un manuale contenente istruzioni che quelle donne avevano seguito integralmente senza alcuno scrupolo. Addirittura in una vecchia chat risalente al 2013 l’uomo scriveva all’amica emiliana “c’è un’amica molto pervertita che vuole che la metto incinta. Vuole una bambina per farmi giocare. Una sua amica le ha fatto vedere dei video dove c’erano dei bambini che giocavano con gli adulti e l’è preso voglia“, in effetti poi, tre anni dopo, dalla relazione tra lui e la donna residente a Terni (forse originaria di Mantova) è nata una delle due bimbe vittime di abusi.
Nel manuale alla pedopornografia rinvenuto, spiega in un dettagliato articolo il Corriere Fiorentino, si trovano le spiegazioni su come fare se i genitori vogliono avere rapporti sessuali con i figli, su come coinvolgere altri parenti nel “divertimento”, come adescare bambini senza destare sospetti e come trovare i “vivai” dove si concentra un numero elevato di prede. Vengono anche elencati i criteri di selezione delle vittime: si parte da scuole e asili, si ricercano le comunità povere, si scelgono bambini tristi e solitari.
Altro particolare agghiacciante: l’uomo è già stato condannato in passato due volte per reati simili. Nel 2006 a Grosseto per pornografia minorile e per detenzione di materiale pedopornografico e appunto pochi mesi fa a seguito della perquisizione da cui ha tratto origine la nuova indagine. Adesso c’è da ricostruire un’altra tragedia. Dalle chat emergono altre violenze nei confronti di una terza bambina e con una cuginetta di nove anni che in un messaggio avrebbe parlato di rapporti completi con lui “da quando sono nata”. Si cerca ora di capire con esattezza chi siano queste altre vittime e chi siano le altre carnefici.
Eppure l’uomo è già stato condannato, due volte. Eppure ha continuato. A piede libero. Insieme a “femmine” che vien difficile definire “donne”. Preda tutti quanti di un delirio più che pedopornografico, di “presenza in rete”, di disinibizione, di infrangere ogni regola e morale. Più demoniaco che umano. E fa orrore come avessero un seguito, nemmeno minoritario.