Quando il territorio di Motta Sant’Anastasia era in fondo al mare

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di Santi Maria Randazzo

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Oggi l’altitudine più elevata che possiamo rilevare nel territorio di Motta Santa Anastasia supera di poco i 300 metri sul livello del mare nella contrada Tiritì, a poca distanza dal Cimitero di Guerra Tedesco, ma durante il periodo postpliocenico lo stesso territorio si trovava sotto il livello del mare con una probabile differenza di meno 350 metri rispetto al’altitudine attuale. Per effetto della prima attività eruttiva sub-etnea, anteriore alla nascita dell’Etna, datata a  circa 600.000 – 550.000 anni fa si formò un cono craterico sottomarino che, gradualmente, nei millenni successivi emerse dalle acque marine, così come il restante territorio dell’odierna Motta Santa Anastasia, venendo successivamente eroso, nelle parti composte da arene e argille dai venti e dalle acque piovane, per dare vita all’imponente Neck che possiamo vedere nella sottostante foto: rarità geologica di cui esistono solo pochissimi esempi nel resto del mondo, oggetto purtroppo di eventi dovuti alla natura ed alla mano dell’uomo che ne mettono a repentaglio la tutela e la conservazione. [continua dopo la foto]

Foto del Neck di Motta Santa Anastasia ed in primo piano le tracce di un recente crollo di massi dal costone est dello stesso

Le testimonianze naturalistiche che provano come il territorio dell’odierna Motta Santa Anastasia fosse un tempo sotto il livello del mare postpliocenico sono state oggetto di alcune, importanti, testimonianze letterarie di cui la prima a firma di Giuseppe Recupero nel suo lavoro  Storia Naturale e Generale dell’Etna, pubblicata dopo la sua morte dal nipote Agatino Recupero nel 1815. Giuseppe Recupero parlando di una parte del territorio di Motta Santa Anastasia, i  Sieli, un insieme di colline di cui così ne descrive parte della loro composizione, fornendoci una chiara testimonianza del fatto che quei terreni fossero stati un tempo sotto il livello del mare: Tra il castello della Motta, e la terra di Misterbianco avvi un terreno, il quale forma nel suo circuito un triangolo isoscele , e gira quasi tre miglia. […] In altra delle menzionate Colline tra due strati di creta pietrificata ho ritrovato due Ostraciti imbricate ben conservate, le quali testimoniano quanto ben detto avea il Sig. Agostino Scilla, che la costituzione di alcuni terreni cretosi sia la più adatta per ben conservare le soglie marine. [continua dopo la foto]

I Sieli di Motta Santa Anastasia in una foto di fine ‘800 – così apparivano a Giuseppe Recupero alla fine del ‘700

A questa prima testimonianza proveniente dai risultati delle osservazioni di Giuseppe Recupero, ne possiamo aggiungere altre, anche recenti, ma vogliamo riportare quanto scrisse Salvatore Scalia nel 1906 in una sua memoria pubblicata agli Atti dell’Accademia Gioenia dal titolo: I Fossili Postpliocenici di Salustro, presso Motta Santa Anastasia. Dice Scalia: La nova località fossilifera dalla quale provengono le specie più avanti enumerate mi venne indicata dal sig. De Fiore che ne ebbe notizia dai signori Monaco, nella cui proprietà sita in contrada Salustro, a trecento metri circa ad ovest del cimitero di Motta S.A., i fossili si trovano in grande abbondanza sul pendio settentrionale di una collinetta argillosa, elevata di 280 metri sul livello del mare. In questa località, come negli altri depositi del postpliocene sub-etneo, le argille azzurre, quasi pure, che stanno in basso, sono molto povere di fossili, i quali si trovano invece in abbondanza nelle argille superiori, giallastre e sabbiose che contengono anche dei ciottolino di arenarie, di quarziti e di diverse rocce cristalline. Nella formazione argillosa di Salustro non ho riscontrato Lenti di sabbie vulcaniche, ciottoli di basalto, cristallini isolati di augite o frammenti di altri elementi vulcanici che si trovano frequentemente nei depositi di Nizzeti, Catira, S. Paolo, etc. superiormente agli strati fossiliferi, che formano come una lente, si notano degli straterelli di sabbia zeppi di piccole valve di Mactra Subtruncata, Mont G. Sp., e più in alto le argille, sempre più sabbiose, passano a sabbie giallastre, sulle quali riposa il conglomerato che si estende sopra una vasta zona delle Terreforti. Dall’elenco che segue risulta che le specie da me rinvenute nella contrada Salustro ascendo a 154, delle quali solo cinque non sono conosciute viventi: Chalamys sub-clavata, Cantr. Sp., Dentalium Philippi, Montrs, Turritella Tricarinata, Br. Sp., var. Plio-Recens, Montrs., Buccinum Striatum, Ph., Nassa Crasse-Sculpta, Brugn. Sp.. Queste specie si riscontrano anche negli altri depositi postpliocenici sub-etnei. Questa forma […], non lascia alcun dubbio sul riferimento di questo nuovo deposito fossilifero ad un orizzonte molto elevato del Postpliocene Marino o Piano Siciliano del Doderlen, al quale appartengono gli altri depositi argillosi sub-etnei.

 

Immagine di copertina: 

Il Neck di Motta Santa Anastasia su cui venne fondata la città di Inessa nel XIII secolo a.C., rinominata Aitna nel 461 a.C. dai profughi siracusani scacciati da Katana, divenuta Santa Anastasia nel VII secolo d.C.  e La Mota De Santa Anastasia nel XIV secolo – foto Giuseppe Schillaci

 

 

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