Coronavirus ed esercitazioni militari: qualcosa non torna

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Aggiornamento 12/03 h15.30Tutti in ritardo, tutti in errore – ovviamente anche noi – nell’interpretare le “cose che non tornano”? Si sospendono esercitazioni militari

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di Salvo Barbagallo

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Il Coronavirus adesso fa veramente paura, e la questione del decreto ministeriale che imponeva ristrettezze nelle “zone rosse” divulgato ancor prima che venisse firmato ufficialmente, lo ha dimostrato mettendo in fuga dalla Lombardia, dirette al sud, migliaia di persone. I martellanti (e più che giustificati) notiziari televisivi, e le prime pagine dei quotidiani nazionali che indicano i pericoli (e non più semplici “rischi”) che si corrono se non si adottano cautele adeguate, hanno inevitabilmente creato un “allarme” diffuso (che non è più semplice “percezione”) provocato dalla grave situazione che il Paese da un capo all’altro sta vivendo. La parola “panico” incomincia a diffondersi e quanto è accaduto e sta accadendo nelle carceri italiani è un altro esempio di come le condizioni del cosiddetto “controllo”vanno maggiormente deteriorandosi e possono ragionevolmente preludere ad ulteriori misure governative di ristrettezze della vita collettiva e individuale.

Comprensibile la confusione che potrebbe animare chi ha in mano le sorti di milioni e milioni di persone: certo non è facile poter pilotare un aereo in avaria e in piena tempesta, così come è l’Italia di oggi e delle prossime settimane. Inutili le polemiche, non servono a nulla ma, nonostante tutto, i “ragionamenti” vanno dalla sottovalutazione del problema, ad una (per quanto ne sappiamo) mancata analisi di come e perché il problema è nato. Le responsabilità – si chiedono in tanti – sono da attribuire soltanto alla Cina, o non alle reali motivazioni sulle sperimentazioni che sono sfuggite a chi le portava avanti. Non intendiamo porre interrogativi, né riferirci a complottismo di sorta, sta di fatto che “qualcosa” non torna nelle complessive informazioni che sono state fornite. Lo stesso discorso (quello delle informazioni) vale per quanto concerne gli altri Paesi (non solo europei): come stanno affrontando questo tragico momento e quale è la “realtà” delle cose.

I mass media – a nostro avviso – non aiutano diffondendo continuamente e in maniera pressante le opinioni degli esperti: mostrano tutti quanto sia terrificante il virus, mentre contemporaneamente lasciano poco alla speranza. Quella speranza che si chiama “antidoto” che si potrà avere solo in tempo sicuramente non brevi.

Così, nei timori che si trasformano in paura, ora in molti incominciano a porsi domande anche in merito a eventi ai quali in altre circostanze non si sarebbe dato peso e non avrebbero suscitato interesse. Ci riferiamo alle cosiddette “esercitazioni militari” che prendono la denominazione “Defender Europe 2020” prevista con la partecipazione di forze armate europee e statunitensi. Evidentemente una “esercitazione” programmata quando del Coronavirus (forse…) non si conosceva nulla, e la cui preparazione sarebbe già in atto. Una notizia (anzi, un reportage) pubblicato una settimana addietro dal quotidiano “Il Manifesto” e, nei giorni successivi, ripreso da altri giornali. Il servizio giornalistico porta la firma di Manlio Dinucci che esordisce in questi termini: ”I militari americani che «si spargeranno attraverso la regione europea» sono esentati dalle norme preventive sul Coronavirus che invece valgono per i civili. Basta l’assicurazione data dallo US Army Europe”.

Certamente già questa “indicazione” dovrebbe suscitare qualche “riflessione” alla quale dovrebbero aggiungersene altre. Dinucci (e nessuno lo ha smentito) parla di una partecipazione sicuramente straordinaria degli Stati Uniti d’America a questa esercitazione: ben trentamila uomini che (a quanto pare) in gran parte hanno attraversato l’Oceano per riversarsi in Europa proprio quando l’Europa è “invasa” dal Coronavirus.

Più che legittimo l’interrogativo: ma questi militari americani sono immuni al letale virus? E ciò accade mentre in diversi Stati a stelle e strisce proprio per il letale morbo è dichiarato lo stato d’emergenza, e mentre le principali Compagnie aeree USA hanno sospeso i collegamenti con l’Italia.

Qualcosa, dunque, non torna. E a riguardo, è come se i militari di stanza da anni e anni nelle varie basi USA in Italia (da Aviano a Sigonella) fossero entità estranee e non toccate e non toccabili dalla terribile epidemia in corso.

Qualcosa non torna, ma è un “qualcosa” che non si riesce a individuare. Guarda caso: come la “vera” natura del Coronavirus…

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