Coronavirus, esercitazioni militari, complotti e complottismi

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Aggiornamento 12/03 h15.30Tutti in ritardo, tutti in errore – ovviamente anche noi – nell’interpretare le “cose che non tornano”? Si sospendono esercitazioni militari

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di Salvo Barbagallo

 

Beh, non c’è che dire: adesso si è “svegliato” quasi all’improvviso l’interesse per le esercitazioni militari che si stanno tenendo, o sono in programma, in Europa. E chi ne parla, spesso, lo fa per dimostrare che non ci sono complotti e che le teorie di complottismo sono assolutamente infondate. Questo “tipo” di difesa (o giustificazione) a fior di pelle (cioè istintivamente) fa venire in mente l’antico detto latino excusatio non petita, accusatio manifesta, come dire scusa non richiesta, accusa manifesta.

È fuor di dubbio che le “grandi” manovre militari che coinvolgono molti Paesi europei con capofila gli USA sotto l’egida della NATO, vengono programmate nei cosiddetti tempi non sospetti, con anticipo di mesi o di anni: pianificazioni accurate là dove i costi sono sempre e costantemente elevati e dove l’utilizzo delle forze (umane, tecniche e di mezzi da mettere in campo) prevede organizzazione capillare. Che poi e appunto queste esercitazioni vadano a coincidere con situazioni “contingenti” e “impreviste”, come è appunto quella in atto dell’epidemia del Coronavirus, la circostanza può considerarsi del tutto “casuale”. Pertanto appare altrettanto ovvio che interrompere repentinamente un ciclo operativo di una esercitazione è di difficile applicazione.

Nei nostri articoli precedenti che hanno trattato questo argomento -“Coronavirus ed esercitazioni militari: qualcosa non torna” del 9 marzo, e “Coronavirus miete vittime e in Europa si gioca (?) alla guerra” del 10 marzo- noi abbiamo insistito sull’elemento “qualcosa non torna”, senza riferirci a complotti e complottismi, ma riferendoci esclusivamente alle condizioni che si stanno vivendo in Europa, e in Italia in particolare, e all’opportunità di questo sproporzionato (e sottolineiamo sproporzionato!) dispiego di unità “umane” (il numero dei militari coinvolti) proprio nel grave momento che si sta attraversando. E di certo non soddisfano le assicurazioni provenienti dai quadri di comando in merito alle precauzioni prese e alla collaborazione “sanitaria” che si sta tenendo con i Paesi dove si svolgono le esercitazioni.

In realtà ha impressionato il cospicuo impiego di forze della “Defender Europe 20” che sta registrando un’alta presenza di militari statunitensi che – secondo i programmi resi noti – si dispiegheranno in gran parte del territorio europeo, quello dove sta mietendo vittime il Coronavirus. Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha affermato che l’Alleanza ha stabilito piani di contingenza in caso di un significativo scoppio del virus, ma che per il momento l’esercitazione prosegue come da piani prestabiliti. Stoltenberg ha affermato: “Stiamo chiaramente monitorando e seguendo la situazione molto da vicino perché potenzialmente potrebbe avere conseguenza anche per la Nato”. Paolo Mauri su “Il Giornale” online si pone l’interrogativo: Non si capisce poi perché Defender Europe 2020 preoccupi di più rispetto a Covid-19, ma anche rispetto ad altre manovre militari che sono attualmente in atto in Europa o in Italia e che vedono la presenza di contingenti dei Paesi Nato e degli Stati Uniti anche abbastanza numerosi. Pensiamo infatti a Dynamic Manta, esercitazione navale che si sta tenendo in Italia a cui partecipano 10 nazioni, oppure Cold Response 2020, che si sta tenendo nel nord della Norvegia e vede la partecipazione di 16 mila uomini (di cui 7500 americani) di Regno Unito, Norvegia e Finlandia, impegnati in sedici giorni di manovre terrestri e anfibie(…). E noi aggiungiamo anche la Red Flag 2020-02, una delle esercitazioni aeree più complesse e realistiche organizzate a livello internazionale che vede coinvolte presso la base americana di Nellis, oltre l’Italia anche le forze aeree statunitensi, spagnole e tedesche.

Non ci sono supposti paraventi di complotti e complottismi, ma semplici domande: solo coincidenza che le pianificazioni delle esercitazioni abbiano previsto scenari di wargame tutte nella stessa fascia temporale e principalmente sul territorio europeo, dalla Norvegia alle acque della Sicilia, attualmente sotto “attacco” del Coronavirus? Chi intende rassicurare Jens Stoltenberg che ha affermato che l’Alleanza ha stabilito piani di contingenza in caso di un significativo scoppio del virus quando già il Coronavirus avanza e i Paesi colpiti si vedono costretti ad adottare misure restrittive per contenere l’epidemia?

Scusate, ma per noi qualcosa non torna…

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