Un merito certamente lo si deve al nuovo Covid-19 o Coronavirus: quello d’aver “scoperto” nervature che per troppo tempo, probabilmente, sono rimaste sopite. Adesso il senso di paura diffuso, il panico forse, stanno scoperchiando queste nervature sensibili così abbiamo certezza che l’economia valga più del sangue, la voglia di vivere allegramente prevale (e menomale) sull’angoscia. In un’Italia che si è contraddistinta negli ultimi anni per un eccesso di suicidi, di morti sul lavoro per mancanza di adeguate misure di protezione, di depressioni (siamo uno dei Paesi che fa il maggior consumo di prodotti farmaceutici a uso psichiatrico) ecco… il coronavirus scopre queste nervature e ci fa scoprire tutti vulnerabili. Forse perché è la prima epidemia dell’epoca “social”, o forse perché l’ignoto mette sempre paura. Non lo sappiamo ancora.
Sta di fatto che abbiamo raccolto commenti e voci ai nostri articoli, abbiamo raccolto gentili inviti, garbati, a tenere una posizione bassa. Bene. In nome di cosa? In nome dell’anti sovranismo. Il nostro ritenere che andassero bloccati gli accessi come tutti i Paesi pian piano si stanno apprestando a fare è stato confuso con un presunto “salvinismo” (o “melonismo” che dir si voglia) che non ci appartengono. Tutto è stato trasformato in chiave politica senza minimamente tener conto di quello che è -o almeno che dovrebbe essere- il ruolo dell’informazione. E allora ricordiamolo qui. A tutti. L’informazione soprattutto quando si definisce (ed è) indipendente non può essere al servizio dei governi, dei “potenti”. È semmai voce “contro”, pronta a svelarne gli errori o almeno a denunciarne quelle decisioni che non si condividono, aprendo ai lettori-cittadini gli occhi su qualcosa che potrebbe non tutelarne realmente gli interessi. E poco importa se ciò, per mera coincidenza, dovesse coincidere con le parole pronunciate dalle forze di opposizione.
Fatta questa doverosa premessa dobbiamo precisare che, per quanto siamo stati aspramente critici nei primi giorni di gestione del coronavirus da parte delle autorità italiane, oggi va dato atto che sebbene il contagio continui la sua diffusione e la curva non può che andare a salire almeno fin quando non si arriverà al picco massimo dell’infezione, forse nel mese di aprile, di certo il Governo negli ultimi giorni ha intrapreso una via più coerente e responsabile. Provvedimenti forse duri da accettare, ma necessari per garantire la salute pubblica. Provvedimenti che si basano su un lavoro straordinario di medici, personale sanitario, ricercatori, spesso personale precario. Una sanità che in pochi anni ha visto ben 37 miliardi di tagli ai fondi. E che ora insegue con l’asma l’allarme coronavirus, ma senza risparmiarsi e con eccezionale senso di responsabilità. Motivo per cui ci atteniamo a quanto il Governo adesso propone, sperando non debba nuovamente indurci un senso di delusione.
Qualcuno si è chiesto “ma cosa dovevano fare?” Beh, intanto sarebbe stato certo meglio se non ci fosse stata una sorta di schizofrenia delle dichiarazioni. “È una semplice influenza” (e nel frattempo si chiudevano scuole, eventi, biblioteche, interi centri abitati e stazioni ferroviarie); oppure “non ci si deve preoccupare” (e nel frattempo per sanificare la stazione ferroviaria di Casalpusterlengo si è chiuso anche il traffico ferroviario di semplice transito per oltre sei ore facendo così capire che l’operazione di disinfezione riguardava anche binari e traversine, perché altrimenti i treni sarebbero comunque transitati mentre si pulivano i locali ferroviari).
Ecco, sono soltanto due esempi di gravi errori di comunicazione che hanno posto questo giornale “contro” o meglio “a bada” dell’attività di Governo. Ma non c’è qui un’azione di tipo politico. Ci siamo sempre fregiati di essere “indipendenti” e non rinunciamo certo a questo che per noi è il fregio più importante.
Il punto è semplicemente questo: l’informazione deve informare e “informare” non vuol dire “passare comunicati stampa” e dar ragione sempre alla “voce del padrone”, se non altro quando padrone non si ha.
La nostra posizione è semplicemente questa. Liberi di essere liberi e consci di avere per questo pochi mezzi. Potremmo fare di più? Sì certo, cerchiamo di farlo ma appunto avendo pochi mezzi cerchiamo semplicemente di dare il massimo che possiamo e che le nostre capacità ci consentono di dare e di fare.
Poi se a qualcuno non dovesse piacere ciò… la libertà è bella e meravigliosa per tutti. Liberi di non seguirci e di ascoltare la voce che più vi piace (o che più vi è “comoda”).