Ad illustrarlo presso i Cantieri Culturali alla Zisa il direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, Ivan Scinardo
di Anna Studiale
Lo scorso martedì, venticinque febbraio, si è tenuto nella Sala Bianca del “Centro Sperimentale di Cinematografia”, ai Cantieri Culturali alla Zisa, alla presenza del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Giulio Francese, un interessante corso di formazione per i giornalisti iscritti all’Ordine, dal titolo, “Dal cinema tradizionale alle nuove piattaforme on demand”. A tracciare la strada per quello che si è rivelato un itinerario tanto interessante quanto affascinante il direttore della prestigiosa scuola, Ivan Scinardo, giornalista professionista oltre che grande conoscitore di quella che oggi è la realtà della cinematografia siciliana.
Un corso al quale si sono iscritti diversi giornalisti (esperti di cinema e non) ma che per via delle notizie riguardanti i casi di Coronavirus, accertati proprio quel giorno anche nel capoluogo siciliano, è stato disertato da più della metà dei partecipanti.
Un fatto che, come si evince anche dalle parole del Presidente Francese, pone in primo piano quella paura, in molti casi immotivata, che ha indotto anche gli stessi “colleghi” a non partecipare ad un corso di formazione molto interessante.
“Dovere di noi giornalisti è quello di dare un’informazione corretta senza dover causare panico nella gente; in questo momento sto vedendo dalla televisione un mare di cose che non mi piacciono e che rispondono alla necessità di fare audience ma non dobbiamo dimenticare che noi giornalisti arriviamo alle persone e dobbiamo anche tenere in considerazione le reazioni delle persone per cui godiamoci questo momento di cultura ed anche di aggregazione”.
Ci hanno pensato, tuttavia, Scinardo e quella che è l’indescrivibile magia della “settima arte” ad ovattare l’atmosfera della Sala Bianca permettendo ai presenti di immergersi in una tematica che oggi rappresenta un elemento di novità al quale il cinema non ha potuto rimanere estraneo, ovvero quelle delle piattaforme on demand.
Quella di Ivan Scinardo è una storia bella che egli stesso ha raccontato introducendo il suo seminario: da giornalista, iscritto all’albo nel 1991, che “raccontava” fatti di cronaca nella provincia di Enna, dopo diverse collaborazioni anche con una tv locale, Oasi tv di Troina, uno dei primi canali che ha avuto accesso alla piattaforma Sky e che trasmetteva programmi in diretta in cui emerse quella che era la sua attenzione per le tematiche legate al sociale ma anche a terribili fatti di mafia che i quegli anni caratterizzano la provincia ennese, nel 2008 riceve l’incarico di addetto stampa del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo dal sociologo Francesco Alberoni.
Si trattava di una realtà che doveva ancora avere un suo effettivo lancio nel territorio di Palermo e di tutta l’Isola ma questo fu un ulteriore fattore che diede la motivazione giusta ad Ivan. È da qui che inizia la sua esperienza col cinema ed anche con la città di Palermo. A completare l’opera ci pensò lo stesso Alberoni che gli diede l’incarico di far partire la scuola. Un ulteriore motivo per Scinardo non solo per mettersi in gioco ma per dare il suo effettivo contributo a quella che oggi rappresenta una eccellenza della nostra terra con la sua specializzazione nell’universo legato ai documentari, un genere che tanto lustro ha donato alla Sicilia, basti pensare alla fondamentale opera di Vittorio De Seta.
Da qui il racconto di Scinardo si addentra in quella che è la tematica principale del seminario partendo da un’analisi attenta ed al contempo coinvolgente di quelli che sono gli elementi principali di un film quali la sceneggiatura, le riprese ed il suono. Un viaggio sapientemente intervallato da tanti filmati, elementi fondamentali senza i quali le sue parole non avrebbero avuto la stessa forza attrattiva sui presenti.
D’importante valore il filmato che, tracciando quello che è il ruolo della sceneggiatura in un film, un racconto per immagini, ha mostrato il maestro Stanley Kubrik nel dietro le quinte di Shining (1980), uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi così come, per quello che riguarda le riprese, la grande bravura del maestro Steven Spielberg in Salvate il soldato Ryan (1998), soprattutto nelle scene riguardanti lo sbarco.
Per quello che riguarda suono, elemento di centrale importanza nel cinema, Scinardo si affida alle parole di Claudia Gorbman tratte da un suo studio sulla musica nel cinema:
«In un film la colonna sonora collega le varie scene: imposta un “tono” o uno stato d’animo; intensifica l’effetto drammatico del dialogo; assicura un senso di spazio e tempo dando unità formale; sottolinea i movimenti; rappresenta i rumori reali o momenti musicali diegetici (quindi musica che sta davvero suonando sulla scena); e, soprattutto, svolge un ruolo di commento, anticipando eventi, costruendo una tensione drammatica, aggiungendo livelli di significato alle immagini (anche contrapposti), attirando l’attenzione dello spettatore e dandogli così una base per l’immedesimazione».
Da queste parole si evince a chiare tinte quanto importante sia la colonna sonora all’interno dell’impalcatura di un film, un ruolo che da Scinardo è ancora più evidenziato: “Noi abbiamo fatto una scelta fondamentale all’interno di questa scuola, quella di non inserire nei lavori filmici dei nostri ragazzi delle tracce preregistrate; abbiamo fatto un accordo con il conservatorio, il musicista che scrive la colonna sonora del film si siede accanto al regista e diventano coautori del film. Questo per capire quanto sia importante scrivere una musica per immagini”.
E per meglio spiegare il concetto Scinardo ha scelto una musica tratta dal film di Nanni Moretti, La Stanza del figlio (2001) e, più nello specifico, il “tappeto” sonoro di Brian Eno, By This River. Un brano che si ripete lungo tutta la durata del film, sottolineando il dramma dello psicologo, il protagonista, che perde il figlio durante un’immersione subacquea. Un figlio che lo stesso aveva trascurato e che è motivo di una difficoltosa rielaborazione del lutto da parte del padre, consapevole di aver sbagliato.
Da qui il seminario si sposta su due poli: il cinema del reale e il cinema di finzione. Una bipolarità che oggi è ben rappresentata in The Truman Show (1998), un film di. In questo film che potremmo definire epocale, la tv con i suoi reality entra nel cinema per farci palesare il dramma di un uomo, Truman per l’appunto, che scopre che i suoi primi trent’anni di vita non sono stati che una “finzione”. Da qui la sua scelta di vivere una vita vera e fuggire da un mondo creato ad hoc e con un regista che gestiva le sue giornate e la sua come un deus ex machina.
Scinardo si sofferma proprio sul momento finale, quella della fuga dal set del protagonista e del suo vero riscatto, con il suo carico di emozioni che solo certi capolavori sono capaci di trasmettere.
Così come interessante è risultato il contributo tratto da un film di un regista messicano, Carlos Reygada,”la cui caratteristica è quella di osservare molto i corpi degli esseri umani, i dettagli, ed è un film che è uno sguardo attento sugli uomini ed il suo inquadrare i corpi nudi in talune scene, soprattutto in una inquadratura ripresa dai piedi, ricorda molto i quadri del Mantegna”, afferma Scinardo.
Da qui il suo focus si sposta sui documentari d’arte ed in particolare su uno su Leonardo ed uno su Caravaggio entrambi del regista anch’egli messicano, Jesus Garcès Lambert. Esempi molto belli, soprattutto per la tecnica delle riprese, in 8K, utilizzata molto anche nei documentari di Alberto Angela da cui si ricava una estrema raffinatezza della qualità delle immagini che, nella fattispecie, permette quasi di entrare nei quadri e viverci dentro. Bellissimi esempi di come il cinema si occupa dei documentari d’arte utilizzando delle tecniche innovative. Per quanto riguarda il documentario su Leonardo che si basa sulla ricostruzione de L’ultima cena, (dipinto esposto nella basilica Santa Mara delle Grazie di Milano) magistrale la direzione della fotografia ad opera del palermitano Daniele Ciprì, un lavoro che è stato di fondamentale importanza per la sua buona riuscita.
Il discorso di Scinardo si sposta, poi, sugli effetti speciali, importanti nel cinema di questi anni soprattutto per il pubblico dei giovani e il suo esempio proposto è Avatar (2009) con la regia di James Cameron.
Si arriva pertanto al cinema dei giorni nostri ed alle piattaforme digitali: “Vi è tutto un dibattito che si è aperto in occasione della Mostra del Cinema di Venezia sull’importanza o meno di dare le prime visioni dei film che sono stati presentati al festival al cinema piuttosto che sulle nuove piattaforme”, afferma Scinardo.
Un dibattito che porta alla constatazione di come sia cambiata negli ultimi tempi la fruizione del cinema da parte del pubblico. Su tutte Netflix, la piattaforma più potente a livello globale che raggiunge 190 Paesi con 150.000.000 di abbonati, non ha dipendenti in Italia e ha un fatturato di 15 miliardi di dollari.
Ma il potere di Netflix è derivante anche da una sua alleanza con la più importante lobby di produttori di Hollywood che ha un forte peso decisionale anche sull’assegnazione degli Oscar. Si evince, pertanto, molto chiaramente quanto grande sia il peso di una piattaforma del genere in quelli che sono i destini presenti e futuri del mercato legato al cinema. Per capirlo meglio basti fare l’esempio di Roma (2018), un film scritto e diretto da Alfonso Cuaròn che ha vinto un Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia e tre premi Oscar, “i distributori si aspettavano le prime di questo film nelle sale cinematografiche ma in realtà passò prima su Netflix”, aggiunge Scinardo.
Il cinema è una forma d’arte che, forse, più di tutte le altre si evolve adattandosi ai tempi e, molto spesso, anticipando tante trasformazioni tecnologiche, scientifiche e sociali che caratterizzano la storia dell’umanità. Il “viaggio” che Ivan Scinardo ha condotto, in fondo, è stato la sintesi di questo concetto che fa della “settima arte” quella che più rispetta la realtà della vita.