di Salvo Barbagallo
Coronavirus: c’è una frase emblematica che gira sui social che indica chiaramente l’opinione di tanti: “Anche fosse un attentato batteriologico non lo sapremo mai. Meglio credere alla cazzata del laboratorio…”. È solo rassegnazione o consapevolezza nell’affrontare una situazione tragica la cui origine è ignota?
Da giorni ci stiamo occupando delle “anomalie visibili” a tutti in questo periodo di epidemia trasformatasi nel giro di poche settimane in Pandemia. Anomalie che, soprattutto, hanno riguardato (e riguardano ancora) questioni cosiddette “militari”. Questioni che toccano una sfera che normalmente nel cittadino qualunque non trova particolare interesse.
Le grandi manovre programmate in Europa dalla NATO capofila gli USA già lo scorso anno e anche prima, la “Defencer Europe 2020” in particolare e con altre collegata, a quel che si apprende dalle poche notizie (o notizie poco diffuse) stanno subendo intoppi, ma ad ora non una vera interruzione totale. Queste esercitazioni proprio nel momento di crisi a causa del Coronavirus hanno suscitato interrogativi e perplessità, ovviamente ritenute “inopportune” tanto da far serpeggiare idee di complottismi come se fossero state predisposte chissà per quale oscura ragione. L’indefinito stato delle cose, cioè la mancanza di una dovuta informazione, ha alimentato consequenziali fake news non solo sui social. In realtà è il quadro complessivo che è apparso, e appare, nebuloso e la circostanza che si tratti “solo” di questioni che sono di pertinenza del mondo delle forze armate (nazionali o NATO, poco cambia) perché chi ama razionalizzare gli eventi finisce con l’avvertire (percezione?) che qualcosa non torna. Quel “qualcosa” non trova chiarimenti sufficienti e i dubbi (?) in molti permangono.
Anziché rassicurare ha provocato ulteriori dubbi la circostanza che non sia stato dato un giusto risalto alla dichiarazione dello stesso ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che ha reso noto che l’Italia non prenderà parte all’esercitazione Nato “Defender Europe 20” a causa dell’emergenza coronavirus, dal momento che “Gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare, in questo delicato momento, l’emergenza sanitaria e per garantire l’attuazione delle importanti delibere decise del governo”. Così come non si è riusciti a comprendere il mancato blocco di tutte le manovre apprendendo che Finlandia e Norvegia si erano ritirate dalle esercitazioni dopo l’annullamento avvenuto qualche giorno prima di un’altra esercitazione Nato, la “Exercise Cold Response 20”, che nei piani avrebbe comportato la presenza di 15 mila uomini. E ciò nonostante che il comandante delle truppe statunitensi in Europa, generale Cristopher Covoli, si trovasse in quarantena insieme con i membri del suo staff a causa di un contagio contratto durante una riunione militare.
Né può rassicurare il comunicato dell’ufficio stampa del Bundeswehr, l’esercito tedesco, che ha riferito che “Sono previste misure per isolamento o quarantena di possibili malati e contagiati durante il Def20 a livello regionale nelle caserme tedesche con alloggi per i partecipanti alle esercitazioni, nonché presso le strutture mediche statunitensi in Germania. L’espansione del Coronavirus attualmente non ha alcun effetto diretto su Def20”. Esercitazioni ad oltranza anche se con “defezioni partecipative” di Stati NATO?
Sul quotidiano “Il Manifesto” di oggi Tommaso Di Francesco e Gregorio Piccin si chiedono: ”Tutto bene quindi, tutto sotto controllo?”.
C’è da dire, pertanto, che neanche per gli americani le cose vanno tanto bene con i militari. “New Channel 12” informa che nella Contea di Onslosw Tre marines di Camp Lejeune sono stati posti in quarantena a causa della possibile esposizione al coronavirus. Nat Fahy, responsabile delle informazioni pubbliche di Camp Lejeune, afferma che tutti i tre marines provenivano dalla base da Sigonella, in Sicilia 10 giorni fa e sono stati messi in quarantena appena arrivati negli Stati Uniti. Il giornale delle forze armate USA in Germania “Star&Stripes” pubblica che il Comando europeo degli Stati Uniti ha confermato che un marinaio americano di stanza a Napoli è risultato positivo al coronavirus, e viene indicato come “primo caso collegato a un membro del servizio USA in Europa”. Ma i tre casi di Onslosw dimostrano il contrario: altri contagi sono avvenuti prima, tant’è che lo stesso giornale conferma che ”Nel nord Italia, il 31° Fighter Wing della base aerea di Aviano aveva 134 persone in isolamento o auto-quarantena venerdì e ha ordinato a tutti di tenersi a distanza dagli altri come precauzione”.
Contraddette da “New Channel 12” le dichiarazioni del responsabile medico Walter Dalitsch di Sigonella che ha affermato che proprio a Sigonella non si sono registrati finora casi di positivi al Covid-19 a differenza della base di Napoli dove, ha detto, un caso c’è stato. Nella base USA Air Naval Station alle porte di Catania, come riferisce Fabio Albanese sul quotidiano “La Stampa”, Viaggi vietati per i prossimi 60 giorni; scuole, cinema, palestre e piscine chiuse; vietato fare jogging. I cinquemila americani della base militare di Sigonella si attrezzano contro il coronavirus e, anzitutto, recepiscono i decreti emanati dal governo italiano. Le misure emanate fino ad oggi, sono state comunicate dal comandante statunitense della base a sud di Catania, il capitano Kevin Pickard, durante una diretta Facebook dedicata al personale militare e civile della base Usa.
Niente voli da Sigonella, ma molte segnalazioni di aerei in alta quota sui cieli della provincia di Catania e di altre provincie siciliane. Aerei non civili, vista l’attenuata presenza di voli civili dall’aeroporto di Fontanarossa e dagli altri aeroporti isolani. Un nuovo punto interrogativo.
Questa la situazione che è in evoluzione, inseguendo e ricercando informazioni che possano essere esplicative di quanto accade.