Arcuri vs Boccia vs Conte. “App Immuni” o libertà “condizionata” e “vigilata”?

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di Salvo Barbagallo

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Oggi si celebra (ma con quale coraggio?) la “Giornata della Terra”, ma si dimentica come sia stato l’Uomo a distruggere questa Terra, si dimenticano gli esperimenti per creare gli ordigni nucleari, si dimentica quante di queste bombe che la Terra possano distruggere in un attimo siano ben custodite anche in Italia, nei depositi militari delle principali (e non) Potenze mondiali. All’Uomo piacciono le “celebrazioni” (una dietro l’altra) e le “commemorazioni” (delle tante e tante vittime dei vari poteri che dominano il pianeta).

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Siamo restii a parlare: siamo sopraffatti da un’autocensura invadente, temiamo di essere classificati “sovversivi”. Fin quando è possibile una “opinione” bisogna pur esprimerla in questo stato d’incertezza in cui è costretta a vivere la collettività per il dilagare di un morbo la cui origine a tutt’oggi nessuno ha saputo o voluto spiegare.

Il Governo ha già tracciato le “linee guida” per la “riapertura” del 4 maggio, anche se queste “linee guida” non sono state dettagliatamente spiegate.

Sulla questione degli anziani si è espresso il ministro Francesco Boccia, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”: “Anziani a casa. E per aiutarli offriremo un lavoro ai maturandi”. Guarda caso è la stessa indicazione fornita l’11 aprile scorso da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, in un’intervista alla “Bild”:La quarantena potrebbe prolungarsi fino alla fine dell’anno per le persone più anziane. Senza un vaccino, bisogna limitare il più possibile i contatti con gli anziani (…). Chissà perché (eufemismo…) questa presa di posizione ci ricorda quanto espresso da un noto esponente politico in tempi non sospetti, quando del Coronavirus generalmente non si conosceva neanche l’esistenza, che propose “bisogna togliere il voto agli anziani!”. Proposta che suscitò sicuramente sconcerto, se non perplessità, sollevando dubbi sul vero significato della frase.

Sulle misure restrittive con l’avvio della “fase 2” e la transitoria chiusura del lockdown il premier Conte ieri ha “relazionato” in Parlamento sulla situazione che l’Italia sta attraversando e su quanto il Governo intende fare ma, ai più, è apparso evasivo se non evanescente nei suoi 40 minuti di discorso. Si avverte una sorta di rincorsa a chi è più persuasivo e tranquillizzante sulla faccenda (controversa) della “app Immuni”. Senza mezzi termini il commissario Domenico Arcuri, durante la conferenza stampa alla Protezione civile dell’altro ieri, come ha sottolineato lo stesso “Il Fatto Quotidiano”: “L’alternativa alla app è ancora la privazione della libertà“. Parole che si sposano con quelle del premier Conte e che puntano a spegnere le polemiche sorte in tema di privacy(…). E “FanPage” riporta un’altra interessante frase di Arcuri: L’app Immuni non è obbligatoria, non pensate che se non la scaricate non possiate uscire di casa. Tuttavia l’alternativa alla mappatura è il confinamento (…). Non c’è che aggiungere. Lorenzo Salvia su “Il Corriere della Sera di due giorni addietro faceva notare che occorre un incentivo che spinga il maggior numero possibile di italiani a scaricare la app sul proprio telefonino che potrebbe prendere la forma di un braccialetto per le persone anziane, poco abituate agli smartphone ma più esposte a rischi del Covid 19. Un’idea per l’incentivo potrebbe essere quella di lasciare che la possibilità di scaricare la app, o indossare il braccialetto, resti volontaria.

Come del resto già chiarito dal governo. Ma prevedere che per chi sceglierà di non scaricarla, restino delle limitazioni nella mobilità. Cosa si intende di preciso con limitazioni alla libertà di movimento resta ancora da chiarire. Non l’obbligo di restare in casa, non sarebbe possibile. Ma ci potrebbe essere una stretta sugli spostamenti che invece per tutti gli altri, nella fase 2, saranno consentiti progressivamente (…). Jaime D’Alessandro sul quotidiano “La Repubblica” spiega: Molta, troppa confusione e poca trasparenza. Prima ancora che la app Immuni, sviluppata a Milano dalla Bending Spoons, entri nella fase dei test, la polemica è già alta sia sul piano politico sia su quello tecnico. Il merito è del Governo che ha comunicato male e a singhiozzo un processo partito in salita con la scelta di ben 74 esperti da parte della ministra dell’Innovazione Paola Pisano ma che sembrava ad un tratto aver prodotto dei risultati. Mentre il comitato tecnico (l’ennesimo) si insediava con alla guida Vittorio Colao, la app è stata finalmente annunciata da Domenico Arcuri senza però che venissero chiariti alcuni aspetti né resi noti i criteri di scelta (…).

A pillole, e un po’ qua e un po’ là, emergono “piccole” anticipazioni su ciò che sarà l’immediato futuro dei cittadini italiani, non solo quello dal prossimo 4 maggio in poi, quando inizierà l’annunciata “fase 2”, ma anche nel “dopo” che già presenta uno scenario piuttosto nebuloso…

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