La gente ora si chiede: “Ma è tutto normale quel che sta accadendo?”

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di Salvo Barbagallo

 

Stamane il panettiere nel darmi la “razione” consueta di pagnotte che deve durare tre giorni, mi chiede: “Ma a lei sembra che quanto sta accadendo è normale?”. Ed io rispondo evasivamente: “…Boh!…”. E lui incalza: “…Ma lei ci crede che questo virus che dicono che circola sia naturale, oppure l’hanno fatto appositamente per tenere le persone chiuse a casa e distruggere il commercio?”. Ed io ancora, evasivamente: “… I morti ci sono, e sono tanti…”, pago, saluto e cerco di uscire dal panificio per evitare che mi venga posta qualche altra domanda. Noto che il panettiere pone gli stessi interrogativi ai clienti che si trova davanti, con alcuni animando una discussione. Scena che appare surreale, con quei dialoghi a distanza “regolamentata” di un metro e passa, con le parole che escono fuori per pochi istanti dalle mascherine con toni cupi da televisore sgangherato.

Eh sì, ora dopo settimane di isolamento, con le giornate senza nuvole che si osservano fuori da balconi e finestre, le persone che non vogliono contravvenire alle disposizioni governative e continuano a rimanere isolate. Ebbene ora le persone incominciano a chiedersi se “quello che sta accadendo è normale o… voluto”. Ovviamente interrogativi che restano tali, perché le “risposte” sono quelle del bollettino giornaliero della Protezione Civile al quale l’uomo qualunque crede sempre meno in quanto ritenuto “riduttivo” rispetto ai dati di contagi e vittime reali.

E non si tratta di “curiosità” da parte di chi si chiede “cosa sta accadendo”, ma di una situazione che sta mettendo a dura prova non solo l’Italia, trattandosi di “pandemia” le cui origini ancora scientificamente non sono state chiarite e ora in molti si chiedono come sia possibile possedendo la maggior parte dei Paesi le tecnologie più avanzate per scoprire ciò che veramente è successo. Potrebbe stupire, in verità, come gli interrogativi non siano stati posti “prima” non dal cosiddetto “uomo qualunque”, ma da chi detiene le sorti dei Paesi colpiti dal Coronavirus. Cioè da parte di chi “governa” che ha strumenti e personale idonei e abilitati  per svolgere le opportune indagini. Era inevitabile che i “ritardi” registrati anche nel campo delle “indagini” facessero proliferare tante e tante “teorie” complottiste che – comunque e a ben rifletterci – non hanno minimamente e stranamente impressionato gli organi investigativi. Ci ritorna in mente la frase “Qualcosa non torna…”, senza, purtroppo, arrivare a comprendere cosa possa essere il “qualcosa”.

Al di là di queste banali osservazioni, ecco che annotiamo che in “sfere” più alte adesso c’è chi gli interrogativi se li sta ponendo, anche se non possiamo essere in grado di stabilire se la direzione sia quella giusta: L’Agenzia di stampa Ansa informa che Dirigenti dell’intelligence Usa e della sicurezza nazionale americana stanno esaminando tra le possibilità quella che il nuovo coronavirus sia nato, più che in un mercato, in un laboratorio di Wuhan e che si sia diffuso a causa di un incidente. Lo riferisce la Cnn citando varie fonti a conoscenza del dossier, che ritengono però prematuro trarre qualsiasi conclusione.

In ritardo di mesi una Intelligence valuta, tra le tante, questa indicata “possibilità” – tra le tante… – sull’origine del mortale morbo. Ma, se non andiamo errati, non è stata questa la prima e immediata ipotesi (risalente, appunto, a mesi addietro) sull’origine del Coronavirus?

E senza volere andare oltre. Noi in Sicilia – regione fortunatamente meno colpita dal terribile morbo – non dovremmo saperne di più da parte USA dal momento che proprio a Sigonella mesi addietro dall’Egitto è stato trasferito il Naval Medical Research Unit (NAMRU) 3, reparto sanitario d’élite delle forze armate Usa che svolge ricerche e test su virus e batteri e concorre alla produzione di vaccini e farmaci “antivirali”. Il progetto di “ricollocazione” a Sigonella del reparto sanitario è stato avviato nel febbraio 2019 e si è concluso il 12 dicembre scorso. Come isolatamente ha scritto Antonio Mazzeo, Secondo quanto riportato dai vertici delle forze armate statunitensi, la decisione di “ricollocare” in Sicilia il comando di NAMRU-3 sarebbe stata presa per non meglio specificate “necessità di potenziamento della sicurezza richieste per le facility” dell’unità specializzata. “La missione di NAMRU-3 è quella di studiare, monitore e individuare le emergenti e riemergenti minacce di malattie che interessano i militari e la salute pubblica, così come quella di sviluppare strategie di mitigazione contro di esse”.

C’è da stupirsi se quel “Qualcosa non torna…” ci ritorna in mente, se non sappiano neppure cosa accade in Sicilia?

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