… Se questa non è guerra!

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di Salvo Barbagallo

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Coronavirus: non sappiamo se è “naturale” o se è nato “in laboratorio”, e se anche gli scienziati (?) dopo mesi e mesi di pandemia non sanno dare (o non vogliono dare) una risposta la questione assume aspetti più che inquietanti. E pur tuttavia la questione lascia indifferenti, interessa a pochi, e pochi hanno voglia di affrontarla nell’incombenza della necessità di sopravvivere a un quotidiano che si presenta irto di ostacoli.

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In premessa la sottovalutazione di una epidemia annunciata, poi il crescente allarmismo ingigantito dalle voci dei mass media, quindi le decisioni del Governo che inevitabilmente dovevano portare ai lockdown e alle zone rosse e alle misure restrittive sotto lo stretto controllo delle Forze dell’Ordine. In Italia uno scenario mutante, quello osservato dalla collettività; sulla propria pelle la gente ha assorbito i timori e le paure che provenivano anche dall’estero attraverso le informazioni televisive.

Chiusa (per modo di dire) la cosiddetta “Fase 1”, ritorno a una impossibile normalità con la traballante e confusa “Fase 2”, si incominciano a tirare le somme: nel nostro Paese in pochi mesi oltre 32 mila vittime del micidiale morbo, nel mondo oltre 300 mila morti e oltre cinque milioni di contagiati. Economie distrutte, interi comparti produttivi allo sfascio, la tanto auspicata “ripresa” sembra un miraggio. E pur tuttavia l’esigenza di riscoprire il “fuori”, l’esterno della propria abitazione, in molti (soprattutto nei giovani) sta avendo il sopravvento e crollano le precauzioni e le cautele indispensabili per non ricadere nella trappola dei contagi. C’è la minaccia di ritorno alla “Fase 1” prima ancora che l’estate si concluda, a seguito di una nuova (possibile) aggressione del Coronavirus , e non come pre-annunciato dagli scienziati in autunno. È una sorta di “tira e molla” che passa per le maglie della “politica” governativa, cioè dalle menti (o mani?) di chi ha gestito e sta gestendo l’emergenza epidemica. L’uomo della strada, il cittadino comune non comprende pienamente cosa stia accadendo, ma quella legittima “voglia di libertà”, quella legittima “voglia di stare insieme” che rende incoscienti tanti, sta finendo con il fornire alibi a chi ha invece “voglia di tornare ad applicare” i meccanismi delle norme restrittive. Norme restrittive legittime perché finalizzate al contenimento del diffondersi dell’epidemia. Ma è solo questa la motivazione di compressione che, nel concreto, può portare all’annientamento dell’economia del Paese? C’è la percezione di quel “Qualcosa non torna” che in diverse circostanze negli ultimi due mesi viene posto come pressante dubbio, come pressante interrogativo. Determinazioni di prevenzione opportune, per esempio, quelle che sta mettendo in atto la Prefettura di Catania, a seguito delle decisioni del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza: per evitare la riproposizione del pericolo di contagi, potenziamento dei controlli sull’osservanza delle misure di distanziamento e anti assembramento con servizi e posti di controllo nelle zone individuate e nei punti critici della città anche con la collaborazione dei militari dell’Esercito. Queste azioni di controllo -ha ribadito il Comitato – non disgiunte da un’intensa attività di prevenzione dei crimini predatori e dei reati contro la persona e contro il patrimonio, saranno estese anche ai restanti Comuni della provincia.

Come dire, volenti o nolenti, infrazioni o non infrazioni delle misure previste nel Decreto ministeriale, siamo già alla vigilia di un ritorno alla “Fase 1”, quella della Quarantena domiciliare.

Il quotidiano “La Verità” oggi ha tuonato in prima pagina “Conte vuole richiuderci a casa per nascondere i suoi fallimenti”; il quotidiano “La Stampa”, sempre in prima pagina titola “Giorgetti: attenti, il Paese esplode”; il quotidiano “La Gazzetta del Sud”, sempre in prima pagina titola “La movida in strada e… in Parlamento”. Visioni diverse, opinioni diverse, tutte però che indicano un malessere che cresce in maniera esponenziale.

E ciò soltanto a causa degli incoscienti che non si rendono conto di cosa possa essere questa Pandemia del Coronavirus, o delle bagarre in un’aula parlamentare che ha dimenticato i propri doveri?

A conclusione: sappiamo veramente cosa sia questa “Pandemia”? La percezione che sia o che stia diventando una forma particolare di “guerra” asimmetrica diventa forte. La percezione non si spinge oltre: sfuggono le (presunte) non individuabili matrici, le non chiare (e presunte eventuali) finalità. Ma la percezione che quella che l’intero pianeta sta subendo sia una “guerra”, resta. Una “guerra”, c’è da dire, anche se “asimmetrica”, ha però degli attori protagonisti: se questa è “guerra” gli attori protagonisti non si sono mostrati, almeno fino ad ora.

Vale la pena ricordare Jacques Baud, uno dei più illustri e autorevoli studiosi di intelligence e strategia a livello internazionale, che nel libro “La guerra asimmetrica” (Editions du Roche, 2003) così si esprimeva: la guerra asimmetrica può indicare un conflitto in cui le risorse dei belligeranti sono diverse nell’essenza e nel combattimento, interagiscono e tentano di sfruttare le debolezze caratteristiche del rispettivo avversario. Tali contrapposizione spesso implicano strategie e tattiche di guerra non convenzionale, in cui i combattenti “più deboli” cercano di usare una strategia in grado di compensare le proprie carenze quantitative e qualitative.

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