di Salvo Barbagallo
Beh, non è che ci voglia tanto a capire che c’è qualcuno (uno, centomila?) che sta alimentando un odio “ingiustificato” verso tutto e verso tutti, con tanto di soldoni “investiti” nell’organizzazione di proteste “globali”. È una storia già vista in passato, ma la memoria cancellata scientificamente porta giovani e meno giovani a scendere in piazza e a compiere atti che “razionalmente” non possono spiegare (probabilmente) neanche a sé stessi. Provocare confusioni e caos: questo è l’obbiettivo primario di quel “qualcuno” (uno, centomila?) che, alla fine, ne trarrà beneficio. Quale “beneficio” si potrà scoprire solo a conclusione di questo travagliato periodo.
Quel “qualcuno” prima ci ha provato tentando di imporre il “fenomeno Greta” dietro il paravento della necessità di salvare il pianeta dal disastro climatico, poi è spuntato chissà da dove il Coronavirus che ha mietuto e miete vittime facendo crollare le economie dei Paesi più deboli, ora c’è in ballo la “questione razzismo” come se fosse un pericolo “nuovo” e non una atavica componente (per fortuna “limitata” e “circoscritta” in qualsiasi parte del mondo) dell’animo umano. Come se si volesse negare l’esistenza del “male” e del “bene” connaturato in ogni essere vivente, come se il “bianco” e il “nero” non facessero parte di una scala cromatica che presenta tante e tante sfumature.
È d’obbligo quel “Qualcosa non torna” che ormai ripetiamo da diverse settimane a questa parte. Queste proteste (?) che stanno sconvolgendo tante città, dagli Stati Uniti all’Europa, non sembrano proprio “spontanee”: lo dimostrano gli atti inconsulti che le caratterizzano, i saccheggi, le violenze, gli atti vandalici. Nulla di tutto ciò può corrispondere a una “difesa” dei “diritti”, là dove i “diritti” stessi vengono calpestati e oltraggiati.
Abbattere le statue di Cristoforo Colombo, imbrattare quelle di Winston Churchill, di Marx, di Indro Montanelli (eccetera), bruciare auto, distruggere e depredare negozi per “condannare” il razzismo di certo non cancellerà il razzismo ma farà crescere l’odio indiscriminato. Come dire: si finirà tutti contro tutti? A chi giova l’annichilimento generalizzato?
Non riteniamo che una (molto o meno?) presunta “progettualità del caos” provenga dalle cosiddette “Sinistre” mondiali; semmai più credibile l’ipotesi che le cosiddette “Sinistre” la favoriscano. Forse, senza rendersene conto, anche queste (pseudo?) forze politiche che movimentano le proteste possono essere strumentalizzate da chi detiene veramente i “poteri” sul pianeta.
Il quadro complessivo che appare non è confortante. Anche in Italia quel “Qualcosa non torna” ha le sue ragioni concrete per essere posto come interrogativo. Fatti e visioni sconcertanti si sono mostrati a tutti, o, almeno, a quanti hanno voluto “vedere” e “sentire”. Lo scorso anno suscitò scalpore il gesto di papa Francesco che baciava i piedi dei leader politici del Sud Sudan. In molti, soprattutto tra i cattolici, non hanno “gradito” che il capo spirituale della Chiesa cattolica si sia abbassato per baciare i piedi a tre musulmani e lo hanno visto come segno di sottomissione all’Islam. Di sicuro un gesto di grande umiltà, però mai fatto in precedenza a fronte delle centinaia di uccisioni di Cristiani avvenute nei territori africani per le quali poche, pochissime voci si sono alzate. Dall’altra parte, rientra nelle immagini delle attuali “manifestazioni” per la morte di George Floyd, il plateale e “incostituzionale” gesto della Boldrini nell’aula parlamentare: in ginocchio per definirsi “antirazzista”?
Emanuel Pietrobon ha spiegato l’origine delle proteste che si sono diffuse anche oltre gli USA, in un reportage apparso sul quotidiano “Il Giornale”. Ecco cosa ha scritto: Gli Stati Uniti sono scossi dalla più imponente e vasta rivolta sociale della loro storia recente, incendiata dalla presenza di elementi razziali. La brutalità poliziesca contro le minoranze, rappresentata iconicamente dalla morte di George Floyd, ha scatenato le proteste che poi si sono trasformate in saccheggi e scontri con le forze dell’ordine, palesando l’esistenza di un altro grave problema della società americana: la violenza. Due sono le entità che hanno contribuito in maniera fondamentale ad elevare il carattere degli scontri, rendendoli organizzati in maniera scientifica e consentendone la diffusione capillare sull’intero territorio nazionale: il movimento sociale “Black LivesMatter” (Blm) e il collettivo di sinistra radicale noto come “Antifa“ (…). Il BLM ha anche giocato un ruolo unico nell’internazionalizzazione delle proteste, sfruttando la propria rete di alleanze e collaborazioni con le organizzazioni antifasciste e di sinistra radicale attive nel resto dell’Occidente per organizzare mobilitazioni contro la brutalità poliziesca ed il razzismo e di solidarietà verso gli afroamericani nelle principali città del Vecchio Continente, di Australia e Nuova Zelanda (…). I BLM, dagli Stati Uniti all’Australia, hanno come obiettivo la lotta contro il bianco-centrismo delle società occidentali, di cui brutalità poliziesca, segregazione spaziale, disuguaglianze economiche fra etnie e razzismo istituzionale sarebbero le principali e più palesi espressioni. Mentre a Washington, BLM concentra gli sforzi sulla difesa dei diritti degli afroamericani, a Canberra e Wellington i BLM protestano contro la discriminazione anti-aborigena, così come a Londra il focus è sulle disparità di trattamento fra inglesi bianchi e di origine afro-caraibica. Essendo le cellule comunicanti tra loro, un episodio di razzismo accaduto a New York può fungere da detonatore per l’esplosione di proteste di solidarietà a Sydney e Francoforte da parte degli omologhi ivi presenti, pur in assenza di tensioni recenti in questi luoghi, che è proprio quel che sta succedendo in questi giorni. Il potere destabilizzante di BLM è, quindi, molto elevato in quanto suscettibile di esportare le crisi oltre-confine, in tutti quei paesi afflitti da tensioni inter-etniche e multiculturali (…). In Italia, dunque, abbiamo “importato” anche queste situazioni che non corrispondono alla realtà sociale del Paese. D’obbligo un ultimo interrogativo: chi ha interesse ha iniettare altri “veleni” nel tessuto collettivo, che, inevitabilmente, possono provocare incontrollabili e ulteriori conflitti?