di Salvo Barbagallo
Nelle acque del Mediterraneo è entrata nel vivo dell’attività l’Operazione Eunavfor Med-Irini, autorizzata alla fine del marzo scorso dall’Unione europea per applicare l’embargo sulle armi imposto dall’ONU nei confronti della Libia. Venerdì della settimana scorsa (17 luglio) ha preso il comando in mare della nave della Marina Militare italiana San Giorgio il Contrammiraglio Ettore Socci. La San Giorgio si è aggiunta alla fregata greca Spetsai e alla fregata francese Jean Bart. Sono una ventina i Paesi dell’Unione Europea che aderiscono alla Eunavfor Med-Irini, che può contare anche sul supporto delle immagini satellitari fornite dal Centro Satellitare dell’Unione Europea (EU SatCen). L’Italia fornisce all’Operazione inoltre anche un Aeromobile a Pilotaggio Remoto (APR) in supporto diretto oltre alle basi militari logistiche e operative di Augusta, Pantelleria e Sigonella. Saranno disponibili a seconda delle circostanze un aereo da pattugliamento marittimo P72, un aereo Air Early Warning (AEW) e un Sottomarino in supporto associato.
L’Operazione Med-Irini (Irini “pace” in greco) ha il compito principale di attuare l’embargo sulle armi imposto dall’ONU utilizzando mezzi aerei, satellitari e marittimi e sarà in grado di svolgere ispezioni sulle imbarcazioni in alto mare al largo delle coste libiche sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia a norma della risoluzione 2292 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sostenendo che sarà essenziale alla promozione della pace.
Joseph Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza e presidente del Consiglio, piuttosto ottimista, al momento dell’autorizzazione dell’operazione aeronavale-satellitare, ha dichiarato: Solo le soluzioni politiche e il pieno rispetto dell’embargo sulle armi imposto dall’ONU risolveranno la crisi libica. Ma la diplomazia non può avere successo se non è sostenuta da azioni. Tale operazione sarà essenziale e darà un chiaro contributo alla promozione della pace nel nostro immediato vicinato mediante un cessate il fuoco permanente.
Il Comandante dell’Operazione, Ammiraglio Fabio Agostini ha sottolineato che Con l’ingresso della nave ammiraglia, la missione potrà a breve arrivare alla piena operatività (denominata tecnicamente Full Operation Capability). Irini è nata in piena pandemia Covid-19, circostanza che non ha facilitato il dispiegamento delle forze. Nonostante ciò la missione, partita effettivamente solo da due mesi, ha già prodotto i primi risultati in termini di raccolta di informazioni ed effetto deterrente sia riguardo all’embargo delle armi che al monitoraggio dei traffici illeciti di petrolio e derivati.
Fra i compiti della Eunavfor Med Irini ci sono: il controllo e la raccolta di informazioni sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio, di petrolio greggio e di prodotti del petrolio raffinati; lo smantellamento del modello di attività delle reti di traffico e tratta di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento con mezzi aerei; contribuire allo sviluppo delle capacità e alla formazione della Guardia costiera e della Marina libiche nei compiti di contrasto in mare. Tutti obbiettivi che già hanno costituito la base fondamentale di altre Operazioni aeronavali nel Mediterraneo (come la precedente operazione SOPHIA) che non hanno avuto grandi successi, stante i risultati visibili: infatti il traffico d’armi con la Libia non è stato interrotto, le reti di traffico e tratta di esseri umani continuano più o meno indisturbate, così come apparentemente inefficiente (almeno da parte italiana) è stata la formazione della Guardia costiera e della Marina libica.
C’è da chiedersi a questo punto a che “servono” il 41° Stormo dell’Aviazione militare italiana e i droni italiani e statunitensi stanziati a Sigonella che ormai da anni sono in attività per assicurare il controllo del Mediterraneo e della “pace” in quest’area?