di Salvo Zappulla
Con la pubblicazione di “Carambole” dello scrittore svizzero Jeans Steiner, la piccola casa editrice piemontese “Scritturapura” aggiunge un’altra perla al suo già prestigioso catalogo. Sembra che questo editore abbia una predisposizione innata, una specie di fiuto da tartufo, per andare a scovare opere pregiate all’estero e proporle in Italia.
Per fortuna non tutti pubblicano gialli, noir, storie d’amore melense e prodotti vari di consumo per il popolo caprone. Grazie al cielo ci sono editori coraggiosi disposti a investire sulla letteratura destinata a lasciare traccia nel tempo. Che il buon Dio li preservi dalle tentazioni e tenga aperte per loro le porte del Paradiso. “Carambole” racconta la vita di un villaggio la cui monotonia, a un certo punto, va in frantumi. Steiner vive a Zurigo e con questo romanzo ha vinto nel 2013 lo Schweizer Buchpreis, il premio letterario svizzero più prestigioso. E in effetti la sua scrittura affascina, ammalia quasi. Prorompe come un boato nella quiete a spezzarne la monotonia, per rimettere in moto gli ingranaggi della vita. Jeans Steiner è un maestro nel costruire intrecci, giochi di relazione, atmosfere che brulicano di personaggi fervidi, mai stereotipati. La storia sembra collocata in un contesto dove lo scorrere del tempo non esiste, un candore magico la pervade, i suoi protagonisti mantengono una purezza che mi riporta alle letture adolescenziali (Tolkien per esempio). Leggere questo libro è come sedersi all’ombra di una palma e godersi una ventata di aria ristoratrice. Un libro di letteratura, genuino, autentico, godibilissimo, infarcito da contagiosa ironia, con le sua belle metafore e la scrittura che scorre fluida a deliziare il palato. Un caleidoscopio di vite che s’intersecano, interagiscono, si librano verso spazi celesti, trasportati da una nuvola di vapore. L’autore riesce a creare atmosfere brillanti che coinvolgono il lettore, lo risucchiano dentro un vortice di emozioni, in un gioco di specchi che rimanda e moltiplica luci e ombre all’infinito, da cui difficilmente ci si può liberare. I personaggi sono vibranti, maschere perennemente in bilico, avvolti da un cono d’ombra che, pagina dopo pagina, si dipana, lasciando un’impronta forte nel lettore. Tratteggiati con pennellate d’artista, umili e complessi nella loro semplicità, quasi indefiniti, perennemente alla ricerca di una identità stabile.
Uno spaccato di umanità dai toni quasi fiabeschi, figli della creatività dell’autore. La creatività è un dono da non disperdere perché, come diceva Calvino: “Le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta casistica di vicende, una spiegazione della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminìo delle coscienze contadine fino a noi…”.