di Salvo Barbagallo
Fin troppo presi dalla Pandemia che continua a mietere vittime in Italia come nel resto del mondo, troppo indifferenti a seguire la “politica” dell’attuale Governo del nostro Paese, ci sfugge o poco ci importa di ciò che succede a due passi da Casa nostra, in Libia. Certo, chi segue i notiziari televisivi, o giornali su carta stampata oppure online, ha appreso del recente accordo del “cessate il fuoco” in tutto il territorio libico annunciato dal capo del Consiglio presidenziale libico con sede a Tripoli, Fayez al-Serraj, e dal presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, con addirittura l’ipotesi di elezioni presidenziali e parlamentari da tenere nel marzo del 2021. Reazioni positive da parte del presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, principale sostenitore del generale Khalifa Haftar storico avversario di Fayez al-Serraj, l’inviata dell’Onu per la Libia, Stephanie Williams, ha espresso un caloroso apprezzamento per questa iniziativa, mentre l’Italia –secondo una nota della Farnesina – ha accolto con grande favore l’annuncio, auspicando “una immediata cessazione delle ostilità e la riattivazione della produzione petrolifera” sottolineando sempre nella nota della Farnesina che “Sulla scia delle recenti dichiarazioni sulla ripresa della produzione petrolifera, per la quale l’Italia auspica una concreta applicazione a tutte le articolazioni dell’industria petrolifera libica su tutto il territorio del Paese, tali sviluppi costituiscono un importante e coraggioso passo verso la stabilizzazione della crisi libica”.
Insomma l’annuncio a sorpresa di Fayez al-Serraj ha reso felici tutti, anche la maggior parte dei commentatori politici, ma qualche “voce” discordante si è potuta registrare, come quella di Tiziano Ciocchetti che su “Difesa Online” scrive: “…secondo l’accordo firmato a Tripoli, lo scorso lunedì, tra il ministro della difesa turco Akar, quello del Qatar al-Attyha e il premier al-Sarraj, la Turchia avrà in concessione una parte del porto di Misurata per 99 anni. Sempre in base al medesimo accordo, l’Aeronautica Militare di Ankara potrà utilizzare la base aerea di al-Watya, nella Tripolitania occidentale. Il Qatar finanzierà, insieme ai turchi, la riorganizzazione dell’esercito libico (…).Tiziano Ciocchetti fa presente che da alcuni anni è “operativo” un ospedale italiano nella città di Misurata, una struttura che è collocata vicino l’aeroporto che già la scorsa settimana, c’è stata la richiesta (o meglio il diktat) di spostare la struttura ospedaliera, con il contingente al seguito, nella capitale Tripoli (visto che oramai non servono più come scudi umani contro gli attacchi delle milizie di Haftar).
Insomma l’Italia in questa delicata fase serve poco e – come evidenzia Ciocchetti – I turchi potranno così estendere la loro influenza anche nel Mediterraneo occidentale e potranno controllare i flussi migratori diretti verso l’Italia. Di fatto la Tripolitania diventa un protettorato turco-qatarino ma soprattutto uno spazio idoneo alla proliferazione dei fratelli musulmani. Una situazione che già nel 2015 aveva prevista Germano Dottori, quando scrisse una lucida analisi dal titolo “Migranti come armi?”, anticipando che “i flussi migratori sono forse usati per condizionare l’Europa”.
Lorenzo Vita su “Il Giornale-Insider Over” traccia” la progettualità di Erdogan: “…si chiama “Mavi Vatan”, la dottrina della “Patria Blu”. A idearla è stato un ammiraglio nazionalista di nome Cem Gurdeniz, e nel corso di questi ultimi anni il suo nome ha iniziato a riecheggiare nei media turchi ed europei come una costante della politica di Erdogan. L’obiettivo è uno solo: controllare il mare per controllare le risorse energetiche e imporre la propria influenza. Scopo politico che ha un significato anche economico: sarà il mare, la “patria blu”, a sostenere i piani egemonici e di leadership di una Turchia che vuole riemergere dopo un secolo dal trattato di Losanna (…) La Turchia ha intrapreso una campagna aggressiva verso tutto il bacino del Mediterraneo e l’impressione è che da Ankara arrivi l’ordine di calcare ancora la mano…”.
Insomma, forse non troppo provocatoriamente Tiziano Ciocchetti conclude: ”La domanda che ci poniamo ora è questa: se Erdoğan dovesse ritenere di interesse strategico per la Turchia l’isola di Lampedusa cosa gli impedirebbe di occuparla?”