Ieri (mercoledì 9 settembre) è stato costituito il Gruppo di Lavoro “Tutela del Patrimonio Documentale e Librario di Catania” che si pone come obiettivo di interagire con le amministrazioni pubbliche e con i privati per realizzare interventi di sensibilizzazione verso la cultura, i libri e le fonti documentali della storia di Catania. Alla fine del lavoro il Gruppo ha stilato un primo documento che di seguito viene riportato:
“Le Amministrazioni che nel corso degli anni si sono succedute al governo di questa città non hanno saputo o non hanno voluto dare alle Biblioteche cittadine il giusto valore. Catania, oltre alla Biblioteca “Vincenzo Bellini” (afferente alla Direzione Cultura), possedeva dieci Biblioteche decentrate (afferenti alla Direzione Decentramento) che, bene o male, servivano l’intera città. Oggi le Biblioteche decentrate aperte al pubblico sono state ridotte a sei: “Concordia” in via Plaja, “Livatino” in via Leucatia, “Tondo Gioeni” in via Etnea, “Giuseppe Montana” in via Galermo, “Monte Po’” in via Vigo e “Pigno” all’interno del centro commerciale Porte di Catania.
Nel tempo si sono chiuse la Biblioteca “Leonardo Grassi” (Corso Indipendenza), la Biblioteca “Picanello” (via Galatioto), la Biblioteca “Nesima” (via Felici) e la Biblioteca “San Giorgio-Librino” (Stradale San Giorgio). Le prime due (Grassi e Picanello) sono state chiuse per la necessità di lasciare locali che non rientravano nella proprietà comunale, la biblioteca di Nesima è stata chiusa nel 2015 per incuria (in attesa di un piano di ripristino mai avvenuto!) e la biblioteca San Giorgio-Librino per mancanza di personale.
Nel sito dell’ICCU – Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane e per le informazioni bibliografiche e precisamente nella sezione Anagrafe delle Biblioteche Italiane, possiamo conoscere il patrimonio librario (volumi ed opuscoli) delle Biblioteche civiche catanesi chiuse: “Leonardo Grassi” 2.500, “Picanello” 4.980, “Nesima” 19.793, “San Giorgio-Librino” 5.000. Nel 2017 nel contesto di un avviso pubblicato dal PCI sul quotidiano La Sicilia, si chiese alla Amministrazione comunale pro tempore dove fosse finito l’ingente patrimonio librario di due Biblioteche decentrate definitivamente dismesse: la Biblioteca di Nesima e la Biblioteca Leonardo Grassi.
Oggi vogliamo riformulare la domanda chiedendo alla Amministrazione comunale attualmente al governo della città dove è finito il patrimonio delle quattro biblioteche dismesse composto da ben 32.273 volumi ed opuscoli. I catanesi desiderano però avere risposte anche su altri quesiti e porre l’accento su altre problematiche inerenti le Biblioteche cittadine. Un quesito riguarda le giornate di apertura al pubblico delle Biblioteche. Il sabato mattina nessuna di esse è accessibile. Le scuole dell’obbligo, da tempo, sono chiuse il sabato mattina e la possibilità di programmare attività con i ragazzi all’interno delle biblioteche sarebbe fondamentale per arginare il fenomeno della dispersione scolastica. Fenomeno di cui non si è tenuto conto quando si è deciso di chiudere una biblioteca allocata in un quartiere “a rischio” (Picanello) senza avere prima programmato il trasferimento in altra sede. Ricordiamo all’Amministrazione che anche nel quartiere di Picanello vi sono beni sequestrati alla mafia che potrebbero essere valorizzati. Invano si è sollecitata una modifica delle giornate di apertura delle biblioteche. Malignamente si potrebbe pensare che ciò crea disagio al personale dell’ente pubblico che dovrebbe rinunciare alla settimana corta.
A questo proposito ricordiamo all’Amministrazione che negli anni ’90 il Comune di Catania, così come tutti gli altri comuni italiani, aveva costituito un gruppo di lavoro per pianificare gli orari della città. Nello statuto del Comune l’art. 8 riconosce rilevanza economica e sociale all’uso del tempo ed individua nell’organizzazione razionale dei tempi della città un elemento significativo di qualificazione della vita collettiva. Altro quesito concerne l’organizzazione delle biblioteche cittadine. Nella Carta dei Servizi (Direzione Cultura) del Sistema Bibliotecario Comunale, allegata alla deliberazione n.471 del 05/10/2012 della Direzione Cultura pubblicata il 27/04/2017 sul sito istituzionale, leggiamo:
“Il Sistema Bibliotecario Comunale […] realizza le proprie finalità attraverso strutture e servizi allocati nel territorio cittadino costituiti da dieci Biblioteche Decentrate afferenti alla Direzione Decentramento (segue elenco biblioteche) e del sistema Bibliotecario Centrale “Vincenzo Bellini” afferente alla Direzione Cultura ”.
Se ne deduce che l’Assessore e il Dirigente della Cultura non hanno programmato e non hanno progettato alcunché riguardi il servizio bibliotecario della città perché l’organizzazione delle Biblioteche decentrate è affidata ai singoli Dirigenti delle Municipalità nelle quali sono allocate le varie Biblioteche. Questo è il concetto di “Cultura” che viene inteso dai nostri amministratori. A riprova di questa affermazione leggiamo le Carte dei Servizi aggiornate al 2018 delle due Direzioni sopra citate.
La Carta dei Servizi della Direzione Cultura si limita a informare sul Sistema Bibliotecario Centrale “Vincenzo Bellini” (di sua pertinenza), la Carta dei Servizi della Direzione Decentramento nulla ci dice delle Biblioteche ad essa afferenti. Di queste, in conclusione, non si sa nulla! Vi è, inoltre, una problematica che investe tutti i servizi della città: la mancanza di personale. Sappiamo che l’età media dei dipendenti pubblici è molta alta. Molti sono già andati in pensione nell’anno passato e molti vi andranno in questo e nel prossimo anno. Le Biblioteche, come gli altri servizi, risentono della mancanza di personale. Vogliamo fare una proposta risolutiva. Le Amministrazioni Pubbliche possono sottoscrivere con le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale, mediante procedure comparative, convenzioni finalizzate allo svolgimento in favore di terzi di attività o servizi sociali di interesse generale. Infatti il Codice del Terzo Settore favorisce forme di collaborazione con lo Stato, le Province autonome e gli enti locali per il perseguimento di finalità civiche , solidaristiche e di utilità sociale. Altro strumento, questo di recente disponibilità sono i Progetti Utili alla Collettività. Il decreto del Ministero del Lavoro dell’ottobre 2019 (pubblicato su G.U. 8 gennaio 2020) ha previsto che i Comuni possono chiamare i percettori del reddito di cittadinanza per svolgere lavori e mansioni di pubblica utilità. I programmi legati ai PUC sono personalizzati ovvero tengono conto anche delle competenze di ogni singolo percettore del sussidio. Sia i lavoratori percettori di reddito di cittadinanza sia i volontari del Terzo settore non possono sostituire i dipendenti pubblici ma sono un supporto a questi. Supporto assolutamente necessario. Infine, a chi amministra la “Cultura” di questa città, vogliamo ricordare che la Biblioteca pubblica è un organismo vitale di una collettività, la via d’accesso locale alla conoscenza ed al dialogo. Deve essere un’agorà e uno strumento per una cultura intesa non soltanto in relazione all’arricchimento cognitivo individuale (quella del classico tipo di biblioteca) ma anche in relazione alla comunità utente vista non come un recipiente che passivamente gode e contempla dottrine e creazioni individuali ma che viene intesa essa stessa come fonte che, attraverso lo scambio e l’elaborazione di contributi individuali e collettivi, è essa stessa esploratrice di valori e conoscenze del passato e del presente e ne è essa stessa creatrice per il presente e per il futuro. Una Biblioteca pubblica non deve essere neanche la sede esclusiva per scambi di intellettuali e lettori di libri ma deve anche favorire la “lettura” dell’ambiente e delle persone che vi vivono.”
Il gruppo di lavoro ha anche deciso di formare un gruppo su Facebook per veicolare meglio gli obiettivi che intende perseguire e per stimolare la partecipazione di quante più persone possibile all’attività del gruppo.