A partire da novembre passerebbero dagli attuali 24 a 12 i giornalisti del Giornale di Sicilia che vedrebbero anche dimezzate le retribuzioni, secondo quanto l’azienda ha comunicato al Comitato di redazione, che ha avuto affidato dall’assemblea un pacchetto di 17 giorni di sciopero, “tanti quanti sono gli esuberi di personale annunciati dall’azienda – dice il Cdr – La decisione cade proprio mentre il governo nazionale e quello regionale annunciano misure e piani di sostegno alle imprese”. Al sindacato interno rispondono gli editori: “Il piano risponde all’esigenza di dover affrontare una situazione di grave e prolungata difficoltà, comune all’intero comparto editoriale, di cui il comitato di redazione è stato pienamente messo a conoscenza”.
Per il Cdr “dal 2016 a oggi i redattori di questa testata – che giusto a giugno ha compiuto 160 anni – hanno progressivamente subito il taglio delle retribuzioni e assistito a un inevitabile impoverimento del quotidiano. Ora arriva una mazzata che probabilmente non ha precedenti, sicuramente non in Sicilia. Gli editori avviano un progetto con cui da novembre vorrebbero dimezzare sia le retribuzioni che l’organico, portando a 12 i giornalisti in servizio ogni giorno: appena 15 mesi fa eravamo in 24. Ci sono misure che potrebbero alleviare la situazione, come il ricorso a prepensionamenti e a esodi incentivati: il sindacato ne stava discutendo con la proprietà ma poi gli editori hanno improvvisamente stoppato il confronto”.
Per gli editori “lo spirito di sacrificio dei giornalisti è parallelo a quello dell’azienda e di tutte le sue componenti, a cominciare dai poligrafici, da tempo sottoposti a misure normative di contenimento dei costi ben più consistenti di quelle finora applicate alla redazione. Nei pochi mesi di crisi sanitaria sono state peraltro bruciate enormi liquidità finanziarie, a causa della forte erosione dei ricavi, cui non si è voluto far corrispondere un taglio all’impegno quotidiano nel rapporto privilegiato con i lettori. Ricordiamo infine al Cdr – con il quale l’azienda non ha mai mancato di incontrarsi e confrontarsi – che l’accordo in itinere, di cui si chiede la revisione, è stato firmato in sede nazionale. Dunque si sta semplicemente seguendo la procedura corretta prevista dalle norme”. (Catania Oggi)