Di Salvo Barbagallo
C’è da chiedersi: come possono sfuggire all’attenzione le “anomalie” che si sono verificate in questi nove mesi del 2020 e nei mesi del 2019 che lo hanno preceduto? Indubbiamente, ed è fin troppo facile, attribuire la “responsabilità” di assenza di una “vera” informazione ai mass media che dominano ma, ed anche se in parte esigua, ci sono ancora voci parlanti che descrivono le tante e tante “anomalie” che vengono passate inosservate. Per esempio: quanti si sono chiesti l’origine dei “seminatori d’odio”, dei creatori dei “nemici n° 1” da abbattere ad ogni costo, se non addirittura eliminare fisicamente? Per esempio: quanti si sono chiesti (e gli “steccati” sono soltanto “alibi”) perché è diventato difficile esprimere una “opinione” contraria, per non correre il rischio di essere “etichettato”, se non “bollato” ed “emarginato” per mano del cosiddetto pensiero “unico.
Tanti i commenti sui risultati del Referendum appena votato. Su “Il Sole 24Ore” Emilio Gentile nella sua Analisi fa notare “…Le analogie non sarebbero difficili, specialmente con richiami e confronti fra le riforme costituzionali messe in pratica del fascismo per distruggere la sovranità popolare, e le varie riforme costituzionali elaborate e proposte negli ultimi decenni per semplificare il sistema parlamentare repubblicano, rafforzare il potere governativo, (…)”. E’ stato ricordato che Mussolini, per aumentare ancor più il potere del proprio Governo, diminuendo ulteriormente quello del Parlamento, ridusse il numero dei deputati a soli 400. Dieci anni dopo, nel 1939, il Dux stabilizzò il regime fascista, abolendo la Camera dei deputati e sostituendola con una Camera dei fasci e delle corporazioni, di cui facevano parte di diritto e in numero non limitato soltanto i membri dei principali organi del regime fascista. Soltanto analogie? Certo, in quell’epoca di dittatura i “responsabili” del Paese portavano la camicia nera, oggi le camicie hanno tutt’altro colore. In tempi più recenti non si è guardato più alle camicie nere, ma ai “grembiulini”: come non fare riferimento al contenuto del Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli nel quale si prevedeva (o anticipava?) il taglio dei parlamentari?
E’ stato detto a più voci che la riduzione del numero dei parlamentari può produrre una grave riduzione della rappresentatività del Parlamento, che ridotto a 400 deputati, meno dei 443 che aveva nel 1861 (quando gli abitanti erano 22 milioni) rappresenterebbe assai male i 60 milioni di abitanti attuali, che pertanto avrebbero sempre più diffidenza ad accettare e rispettare le leggi di un Parlamento, in cui si riconoscono poco o non si riconoscono affatto. Al 70 per cento che hanno detto “Sì” poco importa, o sono dell’avviso che lo sviluppo d’Italia passa dalla riduzione parlamentare?
Questi sono dati di fatto evidenti, come “dato” che (riteniamo noi) non si dovrebbe confutare, è stata la “voglia”, che da anni si è manifestata, di aggredire e tentare di stravolgere la Costituzione Italiana nata (si può ben dire) da sangue fratricida versato per portare la “democrazia” in un Paese che usciva dalla tragedia della dittatura fascista.
Mesi e mesi dove le “anomalie” sono scivolate via senza passare sotto una lente d’ingrandimento che ne potesse rilevare i contorni: tante sceneggiate in Parlamento. Una Opposizione inerte e insufficiente, un ex ministro (Salvini) che deve andare a processo per avere cercato di mettere un freno all’incontrollata immigrazione, una Pandemia incombente nota al Governo prima che esplodesse e finisse con il mietere vittime, attività governative ignote nella loro finalità, come gli “interscambi” Italia-Cina sin dalla primavera del 2019.
Per esempio e per non dimenticare: quanti hanno valutato il significato della visita del presidente cinese Xi Jinping avvenuta nel marzo 2019, quando a Roma venne stilato il Memorandum d’Intesa sulla Nuova Via della Seta e abbozzato un accordo sanitario con la Cina in seguito perfezionato nel novembre dello stesso anno? Come fa notare Federico Giuliani in un recente articolo apparso su “Insider Ower”, l’accordo sanitario era una sorta di patto in merito alla cooperazione sulle pandemie. Giuliani fa riferimento anche al quotidiano La Verità, che oltre a sottolineare il curioso accordo, fa luce sulla tempistica dell’avvenimento. Sottolinea Giuliani: Lo scorso novembre non era un mese qualunque. Stiamo parlando di un periodo delicatissimo, ovvero poche settimane prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Covid. Non solo: in quello stesso mese, secondo alcune fonti, a Wuhan, capoluogo della provincia cinese dello Hubei, nonché primo epicentro globale dell’epidemia, sarebbero già stati intercettati i primi pazienti infetti. Se diamo uno sguardo al contenuto del documento citato, notiamo come Italia e Cina avessero stabilito una stretta collaborazione in materia di prevenzione, diagnosi e perfino trattamento delle malattie infettive. In più, si faceva espressamente riferimento a risposte inerenti a “emergenze di salute pubblica”. Tutto questo, ricordiamolo, a poche settimane dallo scoppio della pandemia (…).
In più circostanze abbiamo fatto notare che “qualcosa non quadra”. Il “Sì” referendario, volente o nolente, ha messo in luce che metà della collettività nazionale (quelli che non si sono recati alle urne) non ha più fiducia nelle Istituzioni, mentre il trenta per cento dell’elettorato attivo ha espresso un chiaro “No” alla violenza che viene fatta alla Costituzione Italiana. Sono “numeri” che dovrebbero far riflettere chi attualmente sta governando il Paese. Chi governa sicuramente la “riflessione” l’ha fatta, ma non ha alcun interesse a tenere nel debito conto l’altra faccia della medaglia. Il Coronavirus e le sue “zone rosse” insegnano qualcosa?