Prove di guerra civile: il nemico in casa è solo il Covid?

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di Salvo Barbagallo

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L’attenzione dei mass media sulle forti proteste contro le ultime misure restrittive adottate dal Governo si è appuntata principalmente sulle città di Milano, Torino e Napoli, ma la rabbia della gente è esplosa da un capo all’altro d’Italia, da Trieste fino al cosiddetto “profondo” Sud. I commenti, ovviamente, non potevano e non possono essere che negativi là dove la rabbia si trasforma in violenza, ma è fin troppo facile “condannare” – come qualche intellettuale radical chic fa – stando seduti in poltrona a vedere in tv quanto accade per le strade, sicuri che si riceverà la propria busta paga a fine mese. Il teppista si ritrova con altrettanto facilità fra la gente perbene esasperata, ma bisognerebbe capire bene se il “teppista” non sia un “infiltrato” che agisce come “provocatore”, con il compito di far degenerare manifestazioni che hanno avuto lo scopo di segnalare le difficoltà nelle quali versano molte categorie di lavoratori che hanno visto e vedono la loro attività compromessa in maniera irreversibile.

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Le normative – regole che devono necessariamente essere rispettate – adottate dal premier Giuseppe Conte hanno suscitato tensione all’interno della stessa compagine governativa: non si comprende se, alla fine, possa essere stato ed sia un gioco delle parti. Di certo erano prevedibili (e previste) le reazioni che sono già sfociate nelle proteste di piazza. C’è da chiedersi – “ipoteticamente” – se non si volesse raggiungere proprio questo obiettivo.

Da più parti e in più circostanze si è detto “Siamo in guerra”, intendendo “guerra” rivolta al virus micidiale che sta mietendo vittime, non solo in Italia. C’è da chiedersi : il “nemico” è solo il Coronavirus?

Da più parti è stato messo in luce che l’operato del Governo nell’affrontare la Pandemia sia stato carente, insufficiente e inefficiente: premier e ministri sono stati tacciati spesso di incompetenza. Riteniamo che premier e ministri (quasi tutti) non siano degli sprovveduti, ma hanno agito e agiscano consapevolmente. Questa considerazione non rassicura e preoccupa maggiormente.

Non rassicura anche il ritornello che viene espresso per giustificare l’adozione delle ultime misure restrittive, cioè misure necessarie per evitare un nuovo “generale” lockdown e “salvare” il Natale.

Indubbiamente non è facile – ma non solo per il Governo – fronteggiare la seconda ondata della Pandemia sul territorio nazionale: contagi e vittime sono, purtroppo, in risalita pericolosa. I “numeri” parlano chiaro. Gli interrogativi che le collettività si pongono – da nord al sud –  sono rivolti a comprendere i veri motivi per i quali i responsabili della salute pubblica non abbiano messo in campo per tempo strumenti utili per andare incontro con più razionalità all’offensiva d’autunno/inverno del Coronavirus. Sono mancate le risorse economiche? C’è chi si è chiesto come è possibile che si trovino i soldi per le navi di lusso dove ospitare i migranti che puntualmente e continuamente – e senza ostacoli – approdano nelle coste siciliane, mente non si trovano soldi per incrementare i parchi dei trasporti pubblici. C’è chi si è chiesto come è possibile che si trovino i soldi per i banchi a rotelle per le scuole, e non si trovino per creare nuovi e indispensabili posti letto negli ospedali.

Ora c’è l’allarme che la tensione sale nel Paese: una finzione anche questa, dal momento che la “tensione sociale” era stata già messa in conto dalle cosiddette competenti Autorità?

Troppi interrogativi mentre cresce il disorientamento e la rabbia da un capo all’altro d’Italia, e cresce il dubbio che il “nemico” da debellare, il “nemico sconosciuto” che si ha in casa, non sia solo il Coronavirus. Resta imperativo individuare il “vero” nemico prima che sia troppo tardi.

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