Addio a Robert Hossein il giorno dopo il suo compleanno

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L’attore e regista francese Robert Hossein, famoso per aver recitato nella saga cinematografica dei cinque film di “Angelica”, interpretando il ruolo del conte Joffrey de Peyrac accanto all’attrice Michèle Mercier, è morto oggi all’età di 93 anni. L’annuncio della scomparsa, avvenuta in una clinica di Essey-lès-Nancy, “in seguito ad una crisi respiratoria”, il giorno dopo il suo compleanno, è stato dato dalla moglie, l’attrice Candice Patou. Secondo la stampa locale Hossein sarebbe deceduto per le complicazioni del Covid. Era nato a Parigi il 30 dicembre 1927 come Robert Hosseinhoff, figlio di André Hossein, compositore di origine iraniana, e Anna Minkovskaja, attrice russa proveniente da una famiglia ebraica. Dopo anni di gavetta soprattutto in ambito teatrale, Hossein si afferma come attore agli inizi degli anni ’50. Atletico, virile, affascinante, con un volto interessante dai tratti marcati, sul grande schermo riscuote successo in ruoli di gaglioffo o avventuriero: è il selvaggio Rémy in “Rififi” (1955) di Jules Dassin, l’intellettuale sull’orlo del suicidio salvato dall’amore in “Il riposo del guerriero” (1961) di Roger Vadim, accanto a Brigitte Bardot, lo sfregiato marito della protagonista in “Angelica” (1964) di Bernard Borderie e nei sequel della serie, l’ironico seduttore in “Una donna come me” (1972) di Vadim. Ha recitato anche accanto a Sophia Loren in “Madame Sans-Gêne” (1961) di Christian-Jaque. Grande professionista di indiscutibile talento, Hossein alterna i suoi impegni tra teatro e cinema. Si lascia tentare anche dalla regia in varie occasioni, ma non incontra uguale successo di critica e pubblico. Lo interessano le storie drammatiche e cupe, dallo sfondo giallo, in cui accentua i toni violenti, come in “Gli assassini vanno all’inferno” (1955), “Nella notte cade il velo” (1959, da molti critici considerato la sua opera migliore), e “La belva di Düsseldorf” (1965), dichiarato omaggio al regista Fritz Lang. In un’occasione Hossein tenta anche il genere western con il film “Cimitero senza croci” (1968), ma più vicina all’impianto teatrale a lui congeniale è la lettura modernizzata di “I miserabili” (1982), dal celebre romanzo di Victor Hugo. Nell’ultimo ventennio abbandona quasi totalmente la regia per impegnarsi come attore, accettando spesso anche ruoli di sfondo e dimostrando di essere uno dei professionisti più ricercati del cinema francese.

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Grande professionista di indiscutibile talento, Hossein alterna i suoi impegni tra teatro e cinema. Si lascia tentare anche dalla regia in varie occasioni, ma non incontra uguale successo di critica e pubblico. Lo interessano le storie drammatiche e cupe, dallo sfondo giallo, in cui accentua i toni violenti, come in “Gli assassini vanno all’inferno” (1955), “Nella notte cade il velo” (1959, da molti critici considerato la sua opera migliore), e “La belva di Düsseldorf” (1965), dichiarato omaggio al regista Fritz Lang. In un’occasione Hossein tenta anche il genere western con il film “Cimitero senza croci” (1968), ma più vicina all’impianto teatrale a lui congeniale è la lettura modernizzata di “I miserabili” (1982), dal celebre romanzo di Victor Hugo. Nell’ultimo ventennio abbandona quasi totalmente la regia per impegnarsi come attore, accettando spesso anche ruoli di sfondo e dimostrando di essere uno dei professionisti più ricercati del cinema francese.

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