Di Santi Maria Randazzo
Nei rituali di ammissione dei “ Candidati Apprendisti” alla Frammassoneria della Catania di metà ‘800, ritroviamo inoltre un gesto simbolico che sarà adottata dalla Mafia: “ La Pungitina” !
Nella Catania del V secolo a.C. la riforma delle “ Costituzioni Cittadine” venne affidata al legislatore Caronda che realizzò una riforma legislativa che costituì, in quel preciso momento storico, la formulazione più avanzata, illuminata, progressista e garantista che il mondo ellenico, e non solo, poté conoscere.
L’evoluzione politico-sociale delle comunità siceliote nel V secolo a.C. aveva determinato l’emergere dell’esigenza di formalizzare una nuova specifica fonte del diritto pubblico e privato che sancisse la stabilità costituzionale in raccordo con i nuovi costumi e le mutate esigenze delle poleis siceliote; vi è l’affermazione di una specifica cultura giuridica che, nel V secolo a.C., nella Magna Grecia ed in Sicilia in particolare vede la sua massima espressione di sintesi politico-realizzativa in Caronda, nativo di Imera secondo alcuni, nella realizzazione delle nuove Costituzioni catanesi . Caronda godette vasta fama in Sicilia e nell’intera Magna Grecia, e venne, pertanto, chiamato anche a Katane, legata culturalmente alla democrazia ateniese, per dare il suo apporto per riformare organicamente le leggi cittadine catanesi.
Il corpo di leggi redatte da Caronda per Katane, che realizzarono quella che oggi definiremmo la “ Costituzione dello Stato “, e che poggiava soprattutto sulla definizione di regole politico-giudiziarie, sociali, familiari e di etica individuale che furono affiancate da un sistema procedurale di verifica della bontà delle norme legislative ( al tempo “ Costituzioni”) introdotte ex novo, che prevedevano, comunque, uno specifico meccanismo di possibile modifica legislativa, seppur soggetta a meccanismi inibitivi che fungessero da deterrente ad una eventuale tendenza a tentare inopinatamente di modificare senza validissime ragioni la costituzione di Katana. L’esame analitico delle singole norme della “ Costituzione “ di Katana redatte da Caronda è estremamente interessante perché ci permette di rilevare questioni ancora oggi attuali, presenti nella problematica legata alla promozione dei diritti di tutela delle fasce deboli della società e delle innovative e creative soluzioni che il genio giuridico di Caronda seppe coniugare e produrre. La necessità di coniugare stabilità socio-giuridica e possibilità di adattamento democratico delle norme costituzionali di Katana a nuove esigenze sociali, da Caronda fu sapientemente realizzata introducendo la trentaseiesima norma costituzionale che, in uno al meccanismo che permetteva la riforma costituzionale sulla base della iniziativa popolare anche su proposta di un solo cittadino, introduceva un forte deterrente a ricorrere, per mere e strumentali esigenze politiche di parte, alla modifica della Costituzione Catanese: evitando così l’uso strumentale e “ sedizioso “ dello strumento del referendum popolare. Ed infatti, come ci ricorda Giuseppe Alessi:
“ [ … ] al proposito di corregger le leggi, stabilì cosa affatto inusitata, e fu questa: … . Vedendo egli, che nella più parte delle Città molti col cercar temerario, che si correggessero le leggi non altro facevano, che togliere alle medesime la pristina autorità e dignità, e muovere con ciò il popolo alle sedizioni, prescrisse: Che chi ne volesse corretta qualcheduna, facendone la proposta, dovesse tenersi un laccio alla gola, ed in quella positura aspettare la deliberazione del popolo, affinchè se la correzione fosse adottata egli potesse partirsi libero, e se la proposta fosse rigettata immantinente con quel laccio egli fosse strangolato. Così spaventati dal pericolo gl’innovatori, niuno aveva ardimento di fare il minimo cenno intorno a correzione di leggi [ … ] .”.
L’intelligenza legislativa di Caronda aveva, con tale norma, saputo sapientemente coniugare l’esigenza di non impedire l’eventuale evoluzione delle norme legislative ( qual’ora le mutate condizioni socio-politiche ne consigliassero la modifica), ma attivando un meccanismo di garanzia funzionale che impedisse a soggetti con specifici e particolari interessi politici di parte, di introdurre modifiche che non fossero effettivamente necessarie e condivise. La noma prevedeva infatti a tal fine che, nel caso in cui la proposta di modifica costituzionale non fosse stata approvata dalla maggioranza dei cittadini, il proponente sarebbe stato immediatamente impiccato.
Questa originale prassi di garanzia della dinamica e democratica stabilità costituzionale della Catania del V secolo a.C. la ritroviamo, curiosamente, nella sua forma simbolica, nel rituale delle “ Iniziazioni Massoniche” dei “ Candidati Apprendisti Frammassoni” della Catania di metà ‘800 applicata ai candidati che avevano chiesto di poter far parte della comunità dei “ Frammassoni” in una delle Logge più importanti della città etnea. Dopo una complessa ed articolata procedura di verifica interna, realizzata attraverso il pronunciamento favorevole dei Funzionari che collaboravano il “ Maestro Venerabile” della Loggia, garantita inizialmente dal Fratello Frammasone che presentava il “ Candidato Apprendista” ( fino a quel momento qualificato come Profano), questi veniva ammesso alla presenza del “ Maestro Venerabile” che interloquiva indirettamente con il Candidato attraverso il “ Maestro di Cerimonie” ed il “ Fratello Maestro Esperto”. A questo punto il “ Maestro Venerabile” si rivolgeva al “ Maestro di Cerimonie” dicendo:
“ Vedete se il Candidato è debitamente preparato per entrare in questo Tempio. Ditegli che le prove ch’egli avrà a subire sono serie, e solenni, ed attendiamo da lui il coraggio necessario per non titubare nella via, e guadagnare la sommità del Monte d’onde egli deve scoprire la luce alla ricerca della quale volle avventurarsi. Passategli una corda intorno al collo, e conducetelo alla porta del Tempio.”
Successivamente, e dopo altri passaggi rituali finalizzati a far si che il “ Candidato Apprendista” manifestasse con evidenza la sua ferma volontà a far parte della Frammassoneria e ad accertarne in piena coscienza le regole, questi veniva affidato al “ Maestro Esperto” che: “ [ … ] afferra il Candidato per la nuca; tenendolo pel braccio sinistro; Lo fa passeggiare in giro alla Loggia conducendolo accuratamente framezzo gli ostacoli che possono essere posti sul suo cammino; Lo conduce in seguito alla scala falsa, da dove lo fa saltare. Di poi lo dirige all’altare ove il Maestro di Cerimonie lo punge leggermente sul petto con la punta di un compasso. “ Anche in questa procedura iniziatica Massonica ritroviamo una prassi simbolica che sarà propria della Iniziazione Mafiosa: La pungitina.
Articolo affascinante, grazie .