di Anna Studiale
È quasi Natale. Un Natale 2020 che ci ricorderemo a lungo, segnato profondamente dalla pandemia mondiale causata da un essere invisibile all’occhio umano, un virus che, dopo quasi un anno dalla sua prima comparsa sulla terra, la tiene sotto assedio. Un Natale che ci vede in guerra contro questo acerrimo nemico che senza bombe ha mietuto più vittime di una delle peggiori guerre che gli uomini di questo pianeta hanno combattuto tra di loro per i più disparati motivi. Il minuscolo Covid-19 uccide, semina terrore, ci tiene chiusi in casa, ci priva di abbracci, baci, sorrisi, contatti umani. Tutte cose che fino a un anno fa pensavamo scontate e fin troppo umane quando il Natale ogni anno arrivava sempre diverso ma sempre uguale a sé stesso. Come se fosse un unico copione all’interno del quale ognuno di noi era chiamato a recitare la sua parte, mettendovi la propria vita, le proprie speranze, i sogni e i desideri più intimi e nascosti dentro il cuore.
Ma questo quasi Natale porta con sé, in questo 2020, un copione diverso. Niente abbracci, niente baci, niente sorrisi salvo quelli stampati in migliaia di foto su smartphone che voleranno nell’etere abbracciando tutta la terra, destinate a durare il tempo di uno sguardo fugace per poi perdersi nelle memorie piene, destinati ad essere cestinati. E i regali? In questo 2020 arriveranno direttamente a casa, evitando le tradizionali visite prefestive o gli scambi cordiali seduti attorno al tavolo di un bar. E il cenone che da tempi immemori ha chiamato a sé pezzi dispersi di famiglie allargate che in occasione della sera speciale del 24 si riunivano per vedersi, dopo tanto tempo, per raccontarsi, per rinsaldare legami di parentela, affetti, rafforzare nuove relazioni per poi perdersi nella magia dello scarto corale dei regali? Sarà una cena limitata a poche persone. Tutto normale, ovviamente in passato. Ma non in questo Natale 2020.
Saremo tutti nelle nostre case e preferibilmente nei nostri luoghi di residenza. E con i nostri familiari conviventi. Saremo tutti in “zona rossa”, non potremo uscire se non per “comprovate esigenze” di varia natura. Ma non saremo “liberi”.
Il nemico è ancora fuori dalle nostre case, a noi sta la cura di fare tutto il possibile affinché non ce lo portiamo proprio dentro le nostre mura. Egli non ha ancora smesso di correre tra le strade di tutto il mondo e la nostra unica arma a disposizione è quella di isolarci dagli nostri simili evitando che la “brutta bestia invisibile” trovi terreno fertile per compiere il suo assurdo piano.
È un quasi Natale di paura quello che ci apprestiamo a vivere e anche di dolore per tutte quelle persone che soffrono, che sono dentro delle stanze di ospedali isolate e che sperano di ritornare presto a casa ma non senza dimenticare le tante anime che in questa assurda guerra non ce l’hanno fatta. Sarà un Natale triste, ancor più senza luce per chi porta nel cuore il loro ricordo e che non troverà mai un loro sostituto nella tavola natalizia riccamente imbandita.
È un quasi Natale di vuoti che nessuno di noi riuscirà a colmare. Noi che pensavamo al panettone migliore o al regalo più esclusivo da chiedere al Babbo Natale di turno. Noi che abbiamo dato fin troppo peso al piacere del lusso, all’apparenza delle luci, alle folle davanti ai negozi per i regali dell’ultimo minuto, alla frenesia che tutto sia al posto giusto, anche le finte famiglie da “Mulino Bianco”, falsamente felici, almeno il giorno di Natale.
È un quasi Natale senza la pace in terra, senza un senso forse a tutto ciò che stiamo vivendo.
Eppure sarà un Natale sempre uguale a sé stesso perché se è vero che il 25 dicembre è nata la “Luce del mondo” (anche se sappiamo bene che è una data simbolica e che Gesù con ogni probabilità non è nato in inverno), è venuta per ridimensionare il valore della materia e per dar voce alle nostre anime. Qui tutto ciò che noi fino allo scorso anno pensavamo che fosse il Natale si ricopre di un significato nuovo eppure così intimo al messaggio che Gesù prima come uomo e poi come Dio (per i credenti) ha voluto portare su questo pianeta. Ed è l’Amore.
Forse sarà un Natale poco felice quello che ci apprestiamo a vivere nelle nostre solitudini in tempi di Covid-19. Ma non potremo dire che non avremo il tempo per pensare a ciò che è l’essenziale e che forse è il senso più profondo di tutti i Natali. Forse potremo dire che ogni giorno sarà Natale, diversamente credo che non lo sarà nemmeno questo 25 dicembre che ci apprestiamo a festeggiare.
“È quasi Natale / e a Bologna / che freddo che fa / Io parto da Milano / per passarlo / con mamma e papà / Il mondo / forse no, non è cambiato mai / e pace in terra / no non c’è / e non ci sarà / perché noi non siamo uomini / di buona volontà / Non so perché / questo lusso di cartone / se razzismo guerra e fame / ancora uccidon le persone. / Lo sai cos’è, / dovremmo stringerci le mani / … O è Natale tutti i giorni / o non è Natale mai… / E intanto i negozi / brillano e brilla la TV / e le offerte speciali / e i nostri dischi si vendono di più / Il mondo / forse no, non è cambiato mai / e pace in terra / forse un giorno ci sarà / perché il mondo ha molto tempo, / ha tempo / molto più di noi / E intanto noi / ci facciamo i regali / il giorno che è nato Cristo / arricchiamo gl’industriali / e intanto noi / ci mangiamo i panettoni / il giorno che è nato Cristo / diventiamo più ciccioni / Lo sai cos’è, / dovremmo stringerci le mani / … O è Natale tutti i giorni / o non è Natale mai”. (Luca Carboni)