Di Salvo Barbagallo
Ciò che intimorisce o (nel miglior dei casi) suscita tanta perplessità è l’esagerata campagna “pubblicitaria” che ha preceduto e seguito il viaggio in Italia e le prime somministrazioni del vaccino anti Covid. La gente è stata posta in una condizione psicologica da fine del mondo se non si ottempera alla vaccinazione “globale”. Pochi (crediamo) sono tutto sommato gli scettici in merito ai mortali danni che ha provocato da oltre un anno di Pandemia: il numero delle vittime – oltre settantamila nella sola Italia – è noto, la pericolosità dei contagi anche. Le collettività (crediamo) ne sono pienamente conoscenti, hanno accettato le regole che i singoli Governi hanno imposto nei Paesi di competenza: solo una minoranza si ostina a non credere che la situazione sia veramente grave, drammatica.
In realtà la “incredulità” che molti (pur se “minoranza”) manifestano è comprensibile: la “gestione” da parte dei Governanti (non soltanto nel nostro Paese) ha lasciato e lascia diversi lati poco chiari, per non dire “oscuri”, finendo con il determinare (o “provocare”, più esattamente) le cosiddette “teorie complottistiche”. Inoltre era prevedibile, quasi inevitabile che il massiccio martellamento dei mass media sull’andamento di contagi e morti da Coronavirus, la continua pressione televisiva degli “esperti” in materia ad ogni piè sospinto, ottenesse l’effetto contrario. Fino a ieri lo stesso trasferimento del vaccino, scortato dalle Forze armate, si è trasformato in uno “spettacolo” televisivo e, paradossalmente (per esempio) gli Italiani si sono stupiti per non avere assistito alla solita passerella dei principali protagonisti che compongono l’attuale Governo. Forse perché in questo caso il ruolo di “protagonista” lo doveva avere il “vaccino” al quale il Governo – prima o poi – assegnerà l’obbligatorietà della somministrazione.
Questo Natale appena trascorso forse verrà ricordato soltanto da chi oggi è ancora giovane o quasi anziano. Chi è avanti nell’età probabilmente e nella maggior parte dei casi non avrà il “dopo”. Forse nel “dopo” (se esisterà un “dopo” come “normalità”) pochi o molti, se ne avranno ancora la possibilità, si chiederanno cosa sia veramente accaduto in quest’Anno Domini 2020. Dubitiamo che riusciranno ad avere risposte. Eppure tutto ciò che è accaduto, e non concluso al momento, è stato ed è sotto gli occhi di tutti.
Si sono esaurite in breve tempo – nel caso avessero avuto credibilità – le teorie complottistiche messe in giro sin dall’inizio della Pandemia: sono cadute nell’indifferenza generale a fronte di una situazione che ha provocato principalmente confusione e disorientamento nella collettività mondiale.
Ogni individuo – volente o nolente – è portato a guardare ciò che gli accade attorno e consequenzialmente è limitato nell’osservazione di quanto si verifica al di fuori dei confini del territorio nel quale vive, sfuggendo così ad una visione che, nel migliore dei casi, là dove c’è, non supera i confini del proprio Paese. Lo scenario limitato pertanto induce – sempre nel migliore dei casi – a considerare quasi esclusivamente i problemi dell’immediatezza con l’ottica del “personale” e non con l’ottica del “complessivo”. Si cerca di stare fuori dall’ombra oscura di un futuro incerto che spaventa, forse, più del contingente che si cerca di superare alla meglio, come si può. Probabilmente questa è una delle ragioni per le quali molti, moltissimi, non si sino posti interrogativi su come si è venuta a creare l’attuale situazione, sperando soltanto che “qualcuno” abbia una concreta soluzione da dare a tutti. Come, per dire appunto, “il vaccino ci salverà tutti”.
Ignoranti in materia di farmaceutica, sulla “questione vaccino” c’è da chiedersi “come si può realizzare un valido vaccino se non si conosce la reale natura/origine del virus?”. A quanto risulta – a prescindere dalle sole sporadiche iniziali domande sulla “provenienza” del virus – il disinteresse/silenzio in merito è calato inesorabilmente. Disinteresse/silenzio che non appare motivato, vista la gravità degli eventi che hanno sconvolto e stanno sconvolgendo l’intero pianeta. Soffermandoci sugli avvenimenti in Italia, chi governa il Paese ha ignorato questo aspetto della “natura/origine” del Coronavirus. Almeno in apparenza. Chi governa già non si è mostrato “chiaro” nella “gestione” di una condizione pandemica che ha registrato una “prima ondata”, poi una “seconda ondata”, preannunciandone una “terza ondata” che potrebbe essere ancora più catastrofica delle precedenti. Chi governa ha “scaricato” sui cittadini la “responsabilità” della diffusione dei contagi, dimenticando che se le strutture sanitarie sono insufficienti a sopportare l’urto del Coronavirus, ciò è dovuto non solo alla insufficienza delle strutture ospedaliere, ma alla carenza di una adeguata programmazione preventiva e alla restrizione progressiva antecedente dei fondi destinati alla Sanità.
C’è chi si è scandalizzato per la protesta di commercianti, albergatori, esercenti e quant’altri vivono con le loro attività, per le nuove misure restrittive imposte nel periodo natalizio e di fine anno. Certo chi vive di stipendio non può comprendere le necessità di decine di categorie che in questi mesi di Pandemia sono collassate. Dall’altra parte non sono le conferenze stampa di Chi sta dirigendo questa delicata e tragica fase nazionale che riesce a dare certezze e serenità: troppi sprechi, incongruenze e contraddizioni caratterizzano da tempo l’operato di un Governo che procede a carro armato imponendo la “sua” linea di condotta senza incontrare concreti ostacoli, assente in Parlamento e fuori anche una “opposizione” che abbia autorevolezza. Come detto, le presenze show di decine e di esperti (?) in Tv, la massiccia e pressante (pseudo?) informazione sul propagarsi del virus, mass media “ufficiali” tutti fotocopia come se seguissero un copione preconfezionato, hanno raggiunto l’obbiettivo di creare un diffuso panico, che non si esprime collettivamente presumibilmente per una sorte di pudore/timore insito nel singolo individuo che evita di mostrare segni di sbandamento e di debolezza.
In molte, in moltissime persone (anche se vengono considerate “minoranza”) c’è la netta sensazione che “qualcosa non torna”, che “qualcosa” d’importante venga celato all’attenzione dei cittadini sui quali ricade una apparente confusione nell’azione governativa. Senza averlo esplicitato apertamente, l’attuale Governo sembra che stia imponendo la linea di un non dimenticato “slogan”: Credere, Obbedire, Combattere.
Credere che il Governo operi per il bene comune, in nome della salvaguardia della salute collettiva. Obbedire alle regole in maniera incondizionata, sempre in nome della salvaguardia della salute collettiva. Combattere la misteriosa Pandemia applicando i sistemi e le regole che il Governo impone a cadenza con criteri che non vanno posti in discussione. E se non si segue la “linea” indicata, ecco per un controllo settantamila poliziotti pronti a farla rispettare
Ci sono fatti, però, che si sono susseguiti sin dall’inizio della Pandemia in Italia che hanno suscitato perplessità e dubbi, fra i quali:
* I ritardi nell’affrontare la crisi provocata dal virus: il Governo era a conoscenza della gravità della situazione settimane (o mesi?) prima che esplodessero i contagi in Lombardia e ha (coscientemente?) minimizzato quanto stava succedendo, ignorando qualificati avvertimenti. Incomprensibile che a tutt’oggi ci siano atti “secretati”.
* I decessi: colpite principalmente le cosiddette “fasce deboli”, l’età media delle vittime da Coronavirus – secondo statistiche ufficiali – è di 81 anni.
Gli apparentemente assenti sono coloro che stanno conducendo questa tragica partita, coloro che non appaiono, gli altri, gli showman, solo strumenti.
C’è, però, una buccia di banana sulla quale sono scivolati gli “apparentemente assenti”: i termini di una delle prime regole imposte: distanziamento sociale. Queste due “semplici” parole potrebbero costituire la chiave di lettura dell’attuale Pandemia che – badiamo bene e sottolineiamo , -nessuno può ignorare, ma che è (ed è solo un’ipotesi) stata strumentalizzata.
Giusto e necessario mantenere il “distanziamento” fra persone onde evitare un contagio da virus. Il distanziamento si deve intendere pertanto “fisico”. Distanziamento “sociale” ha tutt’altro significato.
Andiamo a ripescare un articolo abbastanza esplicativo pubblicato nel 2016 da Rino Carfora: Il concetto di distanza sociale è utilizzato in sociologia per definire la distanza percepita da un individuo o da un gruppo rispetto ad un altro, in particolare per quello che riguarda l’appartenenza a classi e strati sociali diversi o a differenti culture e subculture (etnia, religione, stili di vita, ecc.)… Il termine “distanza sociale” è utilizzato principalmente nella sociologia nordamericana degli anni ’30, in particolare dalla Scuola di Chicago…Il concetto ha la sua formulazione più completa grazie a Georg Simmel (1898). L’idea del sociologo è che la società stessa sia il risultato di processi di distanziamento in cui fattori sociali e spaziali si mescolano per dare forma determinata a una comunità di individui, con un particolare ordine nelle relazioni tra i gruppi di individui e gli individui stessi… Più precisamente Simmel afferma che la stessa costruzione dei gruppi sociali – e delle relazioni che tra essi si instaurano – sia il risultato di processi di distanziamento.
Occorrerebbe attenzionare gli studi della Scuola di Chicago perché c’è da chiedersi se a qualche entità “assente” non sia venuta l’idea di applicarli. Il Natale/Covid 2020 e i mesi che lo hanno preceduto potrebbero dimostralo, visti gli effetti nefasti della Pandemia sul piano umano ed economico mondiale.
Già, come dimenticarlo: c’è chi vuole – e lo dice ormai apertamente – un Nuovo Ordine Mondiale…