Il combinato disposto di Brexit e variante ‘inglese’ del Coronavirus ha reso la situazione a Londra “molto seria”. In molti stanno facendo “scorte nei supermercati, si portano via di tutto, e c’è abbastanza preoccupazione”. Lo afferma all’Adnkronos lo pneumologo Pierluigi Struzzo, che da due anni lavora presso la clinica Italian Doctors e come Gp (medico di base) a Barnet, sobborgo settentrionale di Londra, nel quadro di un programma della Nhs per medici stranieri.
Struzzo, rientrato in Italia sull’ultimo volo utile prima del lockdown e del blocco dei voli dalla Gran Bretagna, racconta la sua esperienza di medico a Londra, dove i casi di Covid-19 continuano ad aumentare anche a causa della variante ‘inglese’.
“Il 14 dicembre il ministro della Salute britannico Hancock in Parlamento ha detto che già dal 20-21 settembre erano stati individuati nuovi ceppi che rientrano nelle varie mutazioni del virus”. A Londra, evidenzia il medico, a novembre è stata riscontrata la variante nel 28% dei nuovi casi diagnosticati e a dicembre si è saliti al 60%.
“Questo ha fatto sì che tutti si siano allarmati di conseguenza”, dichiara Struzzo, lamentando che sebbene i casi siano “tanti e l’annuncio di Hancock abbia aumentato considerevolmente la percezione del rischio, gli inglesi non si proteggono. Almeno il 60% delle persone che cammina in strada, in gran parte giovani, non indossano la mascherina, mentre gli anziani non si vedono molto in giro se non nei supermercati”.
“La domanda è se la variante peggiorerà la patologia o l’unica conseguenza sarà l’aumento della diffusione. Ci sarà un motivo se, nonostante le centinaia di mutazioni di questo virus, i politici ora hanno dato l’allarme”, incalza Struzzo, che critica la “comunicazione scientifica che non è precisa” e invita esperti, epidemiologi e ricercatori a “mettersi d’accordo”. “Non dico sia pericolosa, non ho elementi per sostenerlo, ma è molto più infettiva – prosegue – Sembra che il vaccino funzioni, ma abbiamo molte domande e poche certezze”.
Il medico parla quindi della campagna di vaccinazione iniziata già da alcune settimane in Gran Bretagna, evidenziando alcune criticità, soprattutto logistiche. “I vaccini sono erogati negli ospedali o in strutture tipo palestre o centri congressi – spiega – A Barnet abbiamo due sedi di erogazione più l’ospedale a fronte di 1,7 milioni di persone. Nella Greater London ci sono 45 sedi per circa 10 milioni di abitanti”.
Le autorità sanitarie britanniche hanno creato delle task force di medici, che hanno ricevuto una formazione di quattro ore e un certificato di vaccinatore Covid e che lavorano su turni di 12 ore, “dicendo agli altri di tenersi pronti, io sono tra questi”.
“Sicuramente a Londra sono super organizzati, ma parlando con colleghi è saltato fuori che ci sono stati ritardi logistici. I mezzi che trasportano i vaccini a volte li hanno consegnato in ritardo facendo slittare le lista degli appuntamenti o è successo che un medico chiedesse di farsi inviare 500 persone da vaccinare perché le fiale stavano scadendo e le avrebbe dovuto buttare”.
E in Italia? “Con la vaccinazione antinfluenzale i pazienti potevano andare negli ambulatori quando volevamo. I vaccini stavano in frigo per mesi e si potevamo usare lo stesso. Ora bisogna capire che il vaccino anti Covid arriva congelato e porta con sé tutta una serie di problemi logistici – conclude – Se un medico ne deve fare pochi ok, mentre sarà più difficile per chi ha 1.500 mutuati, soprattutto perché i pazienti dovranno essere chiamati e non abbiamo il tempo per farlo”.