di Paolo Martini
In vista del centenario del Pci, Emanuele Macaluso, in collaborazione con l’ex parlamentare Claudio Petruccioli, aveva appena licenziato le bozze di stampa del libro “Comunisti a modo nostro. Storia di un partito lungo un secolo”, che la casa editrice Marsilio pubblicherà il 18 febbraio (pagine 432, 18 euro).
Apparentemente ormai conclusa, la vicenda politica irripetibile del comunismo italiano continua a generare furiosi dibattiti e polemiche ogni volta che si cerca di raccontare cosa ha rappresentato per l’Italia quella galassia di uomini e donne eccezionali che fu il Pci. Nel dialogo serrato tra Macaluso e Petruccioli vengono ripercorse sviste tragiche e svolte epocali, formidabili conquiste sociali e strade alternative che l’Italia avrebbe potuto imboccare, mancanze e omissioni che avrebbero potuto scongiurare il declino politico e culturale del paese. Entrambi ex direttori de “L’Unità”, Macaluso, militante già durante gli anni del regime fascista e dirigente di lungo corso, più volte deputato e senatore del Pci, e Claudio Petruccioli, che del partito fu l’ultimo coordinatore della segreteria, si confrontano senza sconti e tentano un bilancio tra due visioni contrastanti: quella che vede per la sinistra italiana una cesura netta tra un prima e un dopo Pci, e quella per cui le diverse incarnazioni della sinistra post-comunista corrispondono alla naturale evoluzione di un’idea dell’Italia e degli italiani.
Sullo sfondo della loro conversazione si staglia un secolo di avvenimenti, dal ritorno di Togliatti dalla Russia all’approvazione della Costituzione, dalla Guerra fredda all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956, passando per la breve ma cruciale stagione della segreteria di Luigi Longo e gli anni di Enrico Berlinguer con il fallimento del compromesso storico, fino a i giorni nostri. (AdnKronos))