Addio all’attore Cristopher Plummer

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L’attore canadese Cristopher Plummer, raffinato interprete di formazione teatrale che si è imposto con una recitazione di stampo classico, sostenuta da una classe e un’intensità non comuni, vincitore del premio Oscar per il ruolo del padre gay nel film “Beginners” (2011) di Mike Mills, è morto “serenamente” oggi nella sua casa in Connecticut (Usa) all’età di 91 anni. Accanto a lui aveva la moglie, l’attrice Elaine Taylor, al suo fianco da 53 anni. L’annucio della scomparsa è stata data dalla sua agenzia Icm Partners. Lascia anche la figlia, l’attrice Amanda Plummer. Artista leggendario a Broadway, per il National Theatre e la Royal Shakespeare Company in Inghilterra e per la Shakespeare Festival Company in Canada, Plummer nel 2012 è diventato a 82 anni l’attore più anziano a vincere la statuetta dell’Oscar come migliore attore non protagonista. L’esordio nel cinema di Plummer risale al 1958 con “Fascino del palcoscenico”. La sua carriera, con 217 titoli (telefilm compresi) è costellata di grandi successi: tra questi “Tutti insieme appassionatamente” accanto a Julie Andrews, musical del 1965, “La pantera rosa colpisce ancora” (1974), “Nato per vincere” (1986), “Malcolm X” (1992) e “American tragedy” (2000, che gli è valso una nomination ai Golden Globe Awards).

Dopo “Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo” (2009), Plummer è tornato nelle sale con “The last station” (2010, candidato all’Oscar come migliore attore protagonista), “Millennium – Gli uomini che odiano le donne” (2011), “Elsa & Fred” (2014), “Remember” (2015), “The man who invented Christmas” (2017), “All the money in the world” (2017), “Era mio figlio” (2020). Nato il 13 dicembre 1929 a Toronto, in Canada, nipote del primo ministro canadese Sir John Abbott, Christopher Plummer era figlio dell’avvocato e segretario universitario John Plummer. Finito il liceo, si iscrisse nel 1950 al Canadian Repertory Theatre di Ottawa dove in due anni interpretò ben settantacinque ruoli. Venne così notato dalla Canadian Broadcasting Company che lo ingaggiò per alcuni radiodrammi. Nel 1953 fece il suo esordio sulle scene di Broadway per poi tornare in Canada e affermarsi nella Shakespeare Festival Company di Startford (Ontario). Forte della sua fama di grande interprete shakespeariano debuttò nel 1958 al cinema, accanto a Henry Fonda e Susan Strasberg in “Fascino del palcoscenico” di Sidney Lumet. Nel 1964 passò con disinvoltura da “La caduta dell’impero romano” di Anthony Mann, a uno splendido Otello televisivo diretto da Philip Saville. Raggiunto il grande successo di pubblico con “Tutti insieme appassionatamente”, interpretò nel 1967 il ruolo di una spia in “Agli ordini del Führer e al servizio di Sua Maestà” per poi impersonare un re azteco in “La grande strage dell’impero del sole” (1969) di Irving Lerner.

Opposto al grande Peter Sellers in “La Pantera rosa colpisce ancora” (1974) Plummer diede dimostrazione della sua versatilità nel divertente ruolo di un ‘incolpevole’ ladro. L’anno successivo prese parte, accanto a Sean Connery e Michael Caine, all’avventuroso “L’uomo che volle farsi re” di John Huston, per poi affrontare ancora una volta il ruolo di ladro nel giallo “L’amico sconosciuto” (1979) di Daryl Duke, dopo avere interpretato Sherlock Holmes in “Assassinio su commissione” (1978) di Bob Clark, affiancato da attori come James Mason (Watson), Donald Sutherland e John Gielgud. Negli anni Ottanta si è segnalato con il personaggio dell’allenatore in “Nato per vincere” (1986) di Charles Jarrott e con l’ambiguo reverendo di Dragnet in “La retata” (1987) di Tom Mankiewicz. Le sue caratterizzazioni del decennio successivo lo hanno invece riportato al successo, spesso in opere di grande valore. Il direttore della casa editrice di Wolf in “Wolf – La belva è fuori” (1994) di Mike Nichols, il detective del giallo tratto da Stephen King “L’ultima eclissi” (1995) di Taylor Hackford, e il folle virologo di “L’esercito delle dodici scimmie” (1995) del visionario Terry Gilliam ne sono stati la dimostrazione.

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