I carabinieri di Catania, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia, stanno eseguendo una misura cautelare in carcere nei confronti di 14 persone indagate, a vario titolo, di concorso in duplice omicidio, 6 tentati omicidi e porto e detenzione illegale di armi da fuoco in luogo pubblico,con l’aggravante di avere agito per motivi di tipo mafioso, al fine di agevolare i clan di appartenenza.
Le indagini hanno ricostruito i gravissimi fatti di sangue avvenuti a Catania l’8 agosto 2020, quando un gruppo di individui, costituito sia da semplici affiliati che da esponenti di vertice delle organizzazioni mafiose dei ‘Cursoti Milanesi’, a bordo di due auto e del clan ‘Cappello’, su almeno 14 motoveicoli, entrambe operanti nel territorio etneo, decisero deliberatamente di ‘affrontarsi armati’ in strada nel popolare quartiere di Librino, causando due morti e diversi feriti.
Agli arrestati la Dda contesta l’aggravante di avere agito per motivi abbietti ed avvalendosi delle condizioni previste dall’associazione di tipo mafioso, al fine di agevolare i clan di appartenenza. Al centro dell’inchiesta la sparatoria dell’8 agosto 2020 quando alcuni presunti affiliati ed esponenti di vertice dei clan mafiosi dei ‘Cursoti milanesi’ e dei Cappello, su almeno 14 motoveicoli, si sono scontrati nelle strade del rione di Librino. Il bilancio dello scontro armato fu di due morti e di diversi feriti. “Esito, che secondo la Procura di Catania, poteva essere ben più nefasto se si considera che lo scontro a fuoco si è verificato di sera nel popoloso quartiere di Librino, caratterizzato da un’elevata densità abitativa e dove i residenti, tra cui donne e bambini, soprattutto per la calura estiva, sono soliti trattenersi in strada fino a tardi”.
Le vittime dell’agguato furono Luciano D’Alessandro, di 43 anni, ed Enzo Scalia, di 29, detto Enzo ‘negativa’. Lo scontro a fuoco sarebbe avvenuto al culmine di tensioni tra le due bande per questioni legate principalmente alla vendita della droga tra il centro storico e la periferia di Catania, ma anche per dei rancori personali legati al corteggiamento di una donna che aveva una relazione con un boss avversario. Qualche giorno prima esponenti dei Cursoti milanesi avevano litigato furiosamente con affiliati del clan dei Cappello per strada: si erano affrontati prima a viso aperto a colpi di casco per poi inseguirsi tra le auto in sosta. Da qui la rivalsa del gruppo che armato avrebbe deciso di sfidare gli avversari nella roccaforte di Librino. L’indagine dei carabinieri del comando provinciale, coordinata dal colonnello Piercarmine Sica, ha permesso di ricostruire gli accadimenti e di definire le responsabilita’ personali in ordine ai gravissimi fatti di sangue.
Sono cinque gli affiliati al clan dei cursoti milanesi arrestati, Roberto Campisi, Giovanni Nicolosi, Michael Sanfilippo, Davide Agatino Scuderi e Rosario Vignianesi, in seguito all’operazione ‘Centauri’. Il capo dei ‘Cursoti milanesi’ Carmelo Di Stefano e Martino Sanfilippo, quest’ultimo poi diventato collaboratore di giustizia, vennero arrestati cinque giorni dopo la sparatoria.
Nove sono invece gli arrestati appartenenti al clan rivale dei ‘Cappello’. Si tratta di Massimiliano Cappello, Sebastiano Cavallaro, Renzo Cristaudo, Gaetano Ferrara, Luciano e Santo Guzzardi, Salvuccio Lombardo Junior, Gaetano Nobile e Rinaldo Puglisi. Gli investigatori dei carabinieri grazie alle dichiarazioni di Martino Sanfilippo hanno ricostruito le frizioni che avevano caratterizzato gli excursus criminali dei due clan contrapposti nella vendita della droga.
Ci sono stati una serie di fatti, almeno tre, alla base della spedizione punitiva che gli affiliati del clan Cappello volevano compiere nella roccaforte di Librino comandata dagli uomini legati ai cursoti milanesi guidata da Carmelo Di Stefano (detto ‘pasta ca’sassa’). In primis un litigio per una giovane commessa contesa a colpi di casco avvenuto un giorno prima in via Diaz a Catania tra Carmelo Di Stefano e Gaetano Nobile con quest’ultimo costretto a rifugiarsi dentro un bar. Poi il pestaggio ai danni di un ‘cursoto milanese’, tale Giorgio Campisi da parte dei Cappello. E infine una serie di colpi sparati contro un centro scommesse del Passerello nota zona criminale di Catania. Questi fatti hanno sono sfociati nella sparatoria in strada dell’8 agosto a Librino. Utilizzate secondo i carabinieri armi corte tra semiautomatiche calibro 9 e revolver calibro 38, oltre a kalashnikov.