E’ morto nella notte, in Versilia, a 82 anni Tarcisio Burgnich, ex allenatore ed ex calciatore italiano campione d’Europa nel 1968 e vice campione del mondo nel 1970 con la nazionale azzurra. Tra i più iconici difensori del calcio mondiale, Burgnich era soprannominato ‘la Roccia’.
Una carriera vissuta interamente sui campi della Serie A. Esordisce 19enne con l’Udinese nel 1958 per poi passare per Juventus (1960/61), Palermo (1961/62), Inter (1962/74) e Napoli (1974/77). Ma è alla squadra nerazzurra che il nome di Burgnich si lega indissolubilmente: 358 presenze totali nelle quali vince 4 scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Con la Juve vince un campionato nel 1960-61 e una Coppa di lega italo-inglese con il Napoli nel 1976, l’anno prima di dare l’addio al calcio (1977).
Burgnich è stato anche un perno della Nazionale azzurra, dove a cavallo tra il 1963 e il 1974 colleziona 66 presenze e due gol. Campione d’Europa nel 1968 e titolare inamovibile della spedizione azzurra al Mondiale di Messico 70′, perso in finale contro il Brasile di Pelé. Sua la rete del 2-2 in semifinale contro la Germania Ovest vinta poi dall’Italia per 4-3, in quella che ancora oggi è ricordata come ‘la Partita del secolo’.
Da tecnico siede sulle panchine di Catanzaro, Bologna, Como, Livorno, Foggia, Lucchese, Cremonese, Genoa, Ternana, Salernitana, Pescara e L.R. Vicenza. Pur non raccogliendo enormi successi ha il merito di far esordire un giovanissimo Roberto Mancini ai tempi del Bologna. Dopo aver lasciato il ruolo di allenatore diventa osservatore dell’Inter.
BONINSEGNA – “Quando giovava lui erano preoccupati tutti gli attaccanti, ne parlavo qualche tempo fa con Riva: ‘che pessima domenica quando gioca Tarcisio'”. Roberto Boninsegna, con Burgnich insieme all’Inter, ricorda così la Roccia, scomparso dopo una malattia. “Che brutta notizia – dice all’Adnkronos -, eravamo molto amici fin da quando eravamo in giovanile dell’Inter. In allenamento lui mi marcava ed era davvero difficile prendere palla, uno dei più grandi marcatori di sempre. In Messico ha marcato Pelé benissimo, era l’unico a poterlo fare in quel modo. Era un friulano tosto, e quando manca un amico così è davvero un pessimo momento”.
ZOFF – “Una mancanza pesante quella di Tarcisio. Ci conoscevamo da tantissimi anni ma negli ultimi anni siamo stati io da una parte e lui dall’altra, l’ultima volta l’ho sentito un anno fa. E’ la grande perdita di un grandissimo difensore e di un brav’uomo, una grande persona” dice all’Adnkronos Dino Zoff, innumerevoli volte in Nazionale con Burgnich.
PIZZUL – Tarcisio Burgnich “era l’immagine stessa del difensore di calcio. Quando si applicava a un avversario raramente gli concedeva spazio e senza essere particolarmente falloso: deciso e rude questo sì, molto bravo nella marcatura a uomo” ricorda Bruno Pizzul, che all’Adnkronos racconta anche un episodio: “Eravamo amici fin da piccoli, giocavamo nelle strade del nostro paese. Abbiamo, ho saputo poi perché l’ha raccontato lui e io l’avevo dimenticato, che facemmo un provino insieme. Io fui scelto dal Catania, lui dall’Udinese e poi iniziò la sua carriera, al Palermo, alla Juventus poi all’Inter”.
Pizzul sottolinea anche che “il suo famoso gol del pareggio temporaneo contro la Germania ci tenne a galla, perché in quel momento eravamo messi piuttosto male. A quei tempi era raro che un difensore cercasse il gol, lui lesse il momento e andò all’attacco: l’istinto di un giocatore di talento”.
GRAVINA – “Alla vigilia dell’Europeo ci lascia un grande campione d’Europa. La sua morte è l’ennesima ferita inferta al cuore dei tifosi azzurri e di tutti gli appassionati di calcio. Con la sua forza e la sua determinazione ha scritto bellissime pagine di storia del calcio italiano”. E’ il cordoglio, in una nota Figc, del presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. “In sua memoria verrà osservato un minuto di raccoglimento in occasione dell’amichevole tra Italia e San Marino in programma venerdì alla ‘Sardegna Arena’ di Cagliari e delle altre gare di tutti i campionati in programma questa settimana in Italia”.
Soprannominato ‘la Roccia’ per la sua prestanza fisica e per l’abilità nel marcare l’avversario, Burgnich – prosegue la nota della Federcalcio – ha vestito in carriera le maglie di Udinese, Juventus, Palermo, Inter e Napoli, vincendo due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, cinque Scudetti e una Coppa Italia. In Nazionale ha collezionato 66 presenze e realizzato 2 reti, laureandosi Campione d’Europa nel 1968 e vice campione del Mondo nel 1970. Indimenticabile il gol del momentaneo 2-2 segnato in occasione della semifinale con la Germania, match vinto poi 4-3 dagli Azzurri e rimasto nell’immaginario collettivo come ‘La Partita del Secolo’. Alla fine degli Anni 70’ ha intrapreso la carriera di allenatore, facendo esordire a Bologna nella stagione 1981/82 l’attuale Ct della Nazionale Roberto Mancini. Oltre al Bologna ha guidato Livorno, Catanzaro, Como, Genoa, Vicenza, Cremonese, Salernitana, Foggia, Lucchese e Ternana, fino all’ultima esperienza nel 2001 sulla panchina del Pescara.
INTER – “Ciao Tarcisio, sarai sempre la nostra “Roccia””. In un lungo post sul suo sito, i campioni d’Italia salutano uno dei difensori più iconici di sempre. “Ci sono degli uomini che vorresti sempre avere al tuo fianco, dei calciatori che vorresti sempre nella tua squadra, delle leggende che vorresti facciano sempre parte della tua storia. Tarcisio Burgnich ha incarnato la forza e i valori del nostro Club e l’Inter ha avuto il privilegio di vederlo lottare per i propri colori: statuario, implacabile, umile e sempre leale”. (AdnKronos)