Di Santi Maria Randazzo
Il 7 ottobre 1884 una Tromba D’Aria, partita dal territorio di Motta Santa Anastasia devastò Catania procurando danni enormi e mietendo vittime tra la popolazione della città capoluogo di provincia; su questo disastroso evento in data 12 ottobre 1884 il Prof. Orazio Silvestri scrisse una relazione che venne pubblicata sul Corriere Di Catania il 21 ottobre. I contenuti tecnici della relazione del Prof. Silvestri furono, successivamente, contestati dal Prof. Damiano Macaluso in una relazione presentata all’Accademia Gioenia in data 23 novembre 1884 a cui seguì una relazione del Prof. Silvestri che conteneva le osservazioni sui contenuti della relazione del Prof. Macaluso, presentata all’Accademia Gioenia in data 28 dicembre 1884. Le relazioni dei due studiosi si basavano principalmente sui contenuti barometrici che aveva caratterizzato la Tromba D’Aria, mentre una accurata descrizione degli effetti e dello svolgersi del percorso della Tromba D’Aria vennero relazionati in uno scritto del Prof. Salvatore Bruno, pubblicato nel 1884, dal titolo “ La Tromba Terrestre del 7 ottobre 1884 in Catania”. In relazione al luogo in cui si formò la Tromba D’Aria il Prof. Bruno così scrive: “[…] ho saputo dal sig. Giuseppe Fassari, che trovavasi in Motta S. Anastasia, e da una relazione fatta dal nostro Esattore delle imposte, che tornava in ferrovia da Palermo, ambidue attestanti di aver veduto il primo sorgere della meteora, che essa si formò in vicinanza della stazione di Motta, donde poi giunse al lido d’Ognina.” Il Prof. Bruno ebbe modo di osservare personalmente la forza distruttrice della Tromba D’Aria che riportò nel suo scritto: “ Credo quindi utile, che anche io, il quale potei osservarla, descriva colla maggiore esattezza possibile la terribile Tromba Terrestre, che il giorno 7 ottobre 1884 danneggiò tanto la fiorentissima Catania. Era io alla mia piccola villeggiatura nella nuova borgata della Guardia, distante circa quattro chilometri da Cibali, un tre chilometri dal Borgo, e quasi precisamente due chilometri da Picanello e da Ognina, luoghi danneggiati dalla tremenda meteora. […] Verso le dodici meridiane dense nuvole si congregarono a nord-ovest, tuoni sordi tirarono l’attenzione a quella contrada, e si ebbero tutti quei segni, che sogliono aver luogo quando si desta qualche temporale. Ne quei segni fallirono. Veramente il temporale fu, e ad un venti chilometri da Catania, dove giungeva l’estremo lembo delle nubi temporalesche, che lasciavan cadere goccie di rara pioggia. […] Circa l’una le nubi di nord-est si avanzarono in direzione di Catania, e verso il loro centro presero una tinta nera e minacciavano una violenta pioggia temporalesca. I tuoni erano ancora lontani, quando ecco ad un tratto, insieme con una non tanto forte scossa di aria, un terribile fragore scoppia nella direzione di sud-ovest, ed una enorme torre nera colla base inferiore al suolo e colla superiore al cielo si mostra terribilmente minacciosa, e comincia la sua marcia desolatrice verso nord-est. Fu in quel momento che il terribile mostro si presentò agli occhi miei. Dalla posizione relativa tra la direzione dove la meteora mi apparve ed i uoghi che immediata mentene furono colpiti, si vede anche graficamente, che essa non era ancora entrata nella sventurata contrada di Cibali. […] Quando essa giunse alla contrada Picanello parve di rallentare per un istante la velocità della sua corsa, che subito riprese, sinché giunse al lido d’Ognina.” Nel suo percorso la Tromba d’Aria non toccò il centro di Catania e, continua a raccontare Salvatore Bruno; “ [ fui ] contento, che Catania aveva scongiurato un grave pericolo,percè, dicevo a me stesso: se la meteora avesse preso di mira il centro della città, chi sa quanti uomini avrebbe distrutto e quanti palazzi abbattuti ? Ma la mia gioia non durò che pochissimo. Notizie da Ognina, notizie da Picanello cominciarono a farmi conoscere i danni già avvenuti, e che io da prima credei esagerati […].” Salvatore Bruno prosegue la sua relazione accennando ai fenomeni magnetici, dell’energia sprigionata, elettrici e di calore associabili alla formazione delle Trombe d’Aria e, tornando a descrivere gli effetti della Tromba d’Aria su Catania, così prosegue: “ Le palazzine diroccate a Cibali, al Borgo, ad Ognina e specialmente quella dei signori Faro a Picanello, gli alberi sradicati dal suolo, i loro rami violentemente rotti ne fanno infallibile testimonianza. […] Osservate gli alberi colpiti dalla meteora, e li troverete semicarbonizzati, e le troverete affumicate, qua sicché siano state sotto l’azione di una combustione. […] Il cadavere della signora Chines senza alcuna lesione traumatica attesta azione elettrica. Il signor Lorenzo Lima ed un figlioletto della sventurata signora Chines riportarono sulla pelle una specie di tatuaggio, che pare fatto con ferri infuocati. Di tutte le case rovinate, le più radicalmente svelte sono quelle del signor Marchese a Cibali, e quelle dei fratelli Faro a Picanello. Ambedue erano munite di parafulmine. Quella però del signor Motta in Ognina, fu meno radicalmente distrutta, quantunque munita, si dice, di parafulmine. […] La più esatta osservazione che io potei fare della nostra tromba fu quella della sua dissoluzione. Giunta precisamente al lido d’Ognina, come sopra fu detto, la meteora si arrestò e a disciogliersi impiegò alquanto tempo. […] Ciò che ci è di notevole in questo arrivo ella meteora al mare si è, che uno sventurato pescatore ne restò vittima sulla barchetta che reggeva vicino al lido, ed il suo cadavere fu trovato senza alcuna lesione esterna. […] Queste tre borgate [ Cibali, Borgo, Ognina … ] La meteora le prese di mira, e colla velocità acquistata dalla stazione di Motta, investì prima Cibali. Non ci sono lagrime che bastino a deplorare adeguatamente la ruina di quel sobborgo. Graziosissime palazzine cinte da eleganti villini, fattorie inservienti a vasti poderi, abitazioni di gente industriosa, tuguri di poveri, tutto atterrò in un istante la meteora. Immensi giardini, vasti vigneti, annosi oliveti furono sdradicati, buttati a terra e irreparabilmente carbonizzati. Eleganti signore, industriosi cittadini, innocenti bambini morti sotto le rovine, o gravemente feriti e pericolanti della vita negli ospedali, o nelle proprie case, doe furono condotti, compiono il quadro della desolazione. […] Il Borgo presenta un quadro, che ha il suo riscontro nelle rovine di Pompei. Ivi non palazzine, ma grandi edifizj cittadineschi sono stati atterrati, e strappano le lacrime […]. La più dolorosa scena è quella di Picanello dove, come in principio fu detto, la meteora sembrò rallentare un poco la sua corsa.” Nella proprietà di due fratelli a Picanello: “ […] la meteora in men che si pensi, desola completamente il giardino, sdradica per così dire la casa, lasciando morti sotto le macerie la madre ed una giovine serva del figlio, a quale teneva tra le braccia un bello ed innocente bambino di sette mesi: […].” Ad Ognina le rovine di case, le devastazioni di campi, non sono inferiori a quelle di Cibali e del Borgo […].”