I carabinieri di Paternò, nel catanese, in seguito ad indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica etnea hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Alessandro Alleruzzo, di 47 anni, per l’omicidio volontario pluriaggravato ai danni della sorella Nunzia, avvenuto nel 1995, uccisa con due colpi di pistola cal. 7,65 alla testa, per motivi abietti, e segnatamente al preteso fine di riscattare l’onore della famiglia mafiosa Alleruzzo ‘oltraggiata’ dalle relazioni extraconiugali intrattenute dalla vittima con soggetti criminali ritenuti nemici della stessa famiglia. Alessandro Alleruzzo è il figlio del defunto boss Giuseppe che negli anni ’70 e ‘80 guidava il gruppo paternese di cosa nostra, al centro di numerose faide sanguinose e particolarmente cruente, articolazione territoriale della famiglia mafiosa Santapaola di Catania. Egli è inoltre cugino di Santo, 67 anni, detto ‘a vipera’ considerato reggente del clan fino al suo ultimo arresto avvenuto nell’ambito della operazione ‘Sotto Scacco’ condotta dalla stessa Direzione Distrettuale.
Negli anni ’80 e ’90 gli omicidi si susseguivano tra le fazioni e lo stesso Alleruzzo padre subì il lutto dell’assassinio della moglie e del figlio e decise pertanto di collaborare con la giustizia. Il 25 marzo del 1998, militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Paternò, a seguito di due telefonate anonime (in carcere, Santo Alleruzzo aveva intimato ad Alessandro di far ritrovare il corpo della sorella per darle sepoltura), consentirono il ritrovamento in un pozzo nelle campagne di Paternò nei pressi dell’abitazione di Giuseppe Alleruzzo, dei resti ossei di una donna, in particolare il teschio, dove veniva riscontrata la presenza di due fori causati da colpi di arma da fuoco.
Le successive attività investigative, corroborate anche dalla comparazione del Dna permisero di identificare la vittima, Nunzia Alleruzzo, scomparsa il 30 maggio del 1995 dopo esser stata vista dal figlio di 5 anni uscire di casa unitamente al fratello Alessandro. Solo recentemente, a seguito delle dichiarazioni di 3 diversi collaboratori di giustizia, riscontrate reciprocamente, hanno trovato ‘conforto’ le dichiarazioni rese dai familiari della vittima e dei dati oggettivamente riscontrati in occasioni del rinvenimento del cadavere. (AdnKronos)