“Conoscere, commuoversi, raccontare”: “Il giornalismo che verrà”

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Ieri, domenica, al Teatro Verga di Catania si è svolto il pomeriggio di gala del terzo workshop internazionale “Il giornalismo che verrà”, allietato dagli intermezzi musicali del quartetto jazz dell’Istituto musicale Vincenzo Bellini: Mattia Pedretti al pianoforte, Giorgio Garozzo al sassofono, Ivan Brancone alla chitarra e Alessio Tirrò al contrabbasso. “Conoscere, commuoversi, raccontare. Attraverso giornali, tv, cinema, teatro” il titolo della serata, la cui regia è stata curata da Nicola Alberto Orofino e il cui filo conduttore è stata la capacità della comunicazione di suscitare emozioni attraverso tutti i mezzi a sua disposizione. Dall’audiovisivo alla musica, dal reportage giornalistico alla recitazione: strumenti diversi per comunicare. «Queste cinque giornate di workshop hanno reso Catania capitale del giornalismo. È stata un’iniziativa di sistema organizzata dal “Sicilian Post” con patrocini e collaborazioni di peso, ospiti celebri» ha detto con orgoglio Giorgio Romeo accanto a Lina Scalisi, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Catania, che ha aggiunto: «Condivido l’obiettivo di offrire ai giovani percorsi di formazione di valore come questo».

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Quirico e la responsabilità morale del giornalista. Una delle forme di narrazione più efficaci è il reportage giornalistico, come messo in luce da Giuseppe Di Fazio, presidente del comitato scientifico della Fondazione DSe. Il suo peso è tanto maggiore quanto più il giornalista è disposto ad affrontare un “Tuffo nel pozzo”. Questo il titolo di un libro di Domenico Quirico, reporter de “La Stampa”, del quale è stato letto un estratto dall’attrice Lucia Cammalleri. «Tuffarsi nel pozzo – ha spiegato Quirico – è un’azione giornalistica: non ci si può limitare a osservare il riflesso nell’acqua, ma bisogna immergersi e bagnarsi». Partendo dal ricordo del genocidio in Ruanda degli anni ’80, Quirico ha esposto una riflessione: «Quella volta la stampa è arrivata tardi, quando 800 mila persone erano state già uccise in modo sistematico, fissate negli occhi dal loro assassino. Se fossimo giunti prima, salvare anche una sola vita sarebbe stato già un risultato straordinario». Essere presenti sul campo, vivere in prima persona quanto raccontato è una necessità per Quirico: «L’atto di scrivere della vita altrui implica una responsabilità morale: ciò che mi dà diritto di raccontare il percorso di vita e di morte di una persona è la commozione. Commuoversi – ha continuato il giornalista – deriva dal condividere, splendida parola latina, e solo condividendo la sofferenza degli uomini di cui parlo posso raccontare la realtà». Dopo 10 anni dall’inizio di quelli sbarchi dalla Libia, dalla Siria nel Mediterraneo di cui Quirico è stato testimone, nulla è cambiato: «La mia narrazione non ha funzionato, – ha denunciato il reporter – ma io continuo a scrivere perché tutti coloro che hanno fatto il mestiere dell’inviato, passando attraverso il dolore collettivo, quando vanno via sanno di avere un’altra vita ad attenderli, mentre le persone abbandonate no». Essere “Testimoni del nulla” (titolo di un libro di Quirico da cui la Cammalleri ha tratto una lettura) per non lasciare nell’ombra gente disperata e avere delle prove.

 “Farhenheit 451” di Bradbury e la rilettura di Anna Aiello. Scrivere significa conservare delle prove, ma nel regime totalitario raccontato in “Farhenheit 451” di Ray Bradbury la memoria è pericolosa e ogni libro viene bruciato. In un momento di riflessione sull’importanza della narrazione è stata doverosa la lettura dell’attrice e regista Anna Aiello di un estratto dalla sua trasposizione teatrale di “Farhenheit 451”. «Ogni giorno – ha affermato la Aiello – assistiamo a storie sui social che si accendono e si spengono in 24 ore, come un foglio di carta che brucia alla temperatura di 451 gradi Farhenheit. Mi auguro che qualcosa possa restare».

“Magic Show”, la ludopatia e l’impegno di “Rai per il Sociale”. A conclusione della serata è stato trasmesso per la prima volta sul grande schermo il cortometraggio sulla ludopatia “Magic Show” di Andrea Traina con la co-sceneggiatura di Davide Vigore e della giornalista Ornella Sgroi, che ha inviato il proprio saluto. Tra gli attori del corto Nino Frassica e Katia Greco, che hanno mandato un messaggio video, Angelo Tosto e Luciano Fioretto, presenti sul palco. Il film è consigliato da “Rai per il Sociale”, il cui direttore Giovanni Parapini è stato ospite della serata. «La Rai, in quanto servizio pubblico che deve meritare il canone da voi pagato – ha detto – ha il dovere di informare gli spettatori mettendo in luce tematiche come la ludopatia, l’alcolismo e altre dipendenze. Trovo assurdo che lo stesso Stato che combatte il gioco d’azzardo lo pubblicizzi e ne ricavi dei proventi». Obiettivo della Rai è sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso tutte le sue piattaforme, non più solo tv tradizionale: «Il nostro progetto di inclusività e pluralismo accetta proposte di valore sottoposte al vaglio del gruppo editoriale. Siamo pronti ad ascoltarvi, a scendere in campo per combattere le diseguaglianze e le ingiustizie sociali» ha concluso Parapini.
L’evento è organizzato dal “Sicilian Post” con i patrocini di “Fondazione Domenico Sanfilippo editore”, “Università degli Studi di Catania”, “Scuola Superiore di Catania”, “DISUM UniCt”, “Accademia di Belle Arti di Catania”, “Istituto Musicale Vincenzo Bellini di Catania”, “Teatro Stabile di Catania”, “Ordine dei Giornalisti di Sicilia”, “Comune di Catania”, “Consolato degli Stati Uniti d’America, Napoli”, “The European House – Ambrosetti” e “Rai per il Sociale”. Il programma vede anche dei panel organizzati in collaborazione con “67° Taormina Film Fest” e “Etna Comics”. L’evento vanta la media partnership della “TGR Rai” e la sponsorship di Zaccà Sport, Nenith e Ionia Caffé. Main sponsor dell’iniziativa è “Google” attraverso il programma “GNI”. Joshua Nicolosi 
Tessera ODG n° 178062

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